Condividere la percezione della credibilità nelle indagini partecipative

DOI: 10.13140/RG.2.2.31544.90884

Colonna sonora consigliata: Everything is everything.

Questo articolo è lo sviluppo di una bozza presentata “dal vivo” a Noisy-Champs, vicino a Eurodisney, nel febbraio 2019. Il poster “live” era stato proposto come un modo per formalizzare il “come condividere la percezione di credibilità nelle indagini partecipative”.

Un report dello workshop in cui il poster fu presentato è disponibile qui. La relazione include una foto del poster, ma non ne parla, per cui può essere utile aggiungere che il poster derivò da una discussione a uno dei tavoli di lavoro. Il sotto-tema del tavolo era “le traiettorie delle indagini partecipative”. Il poster fu elaborato in circa 15 minuti, mentre i relatori degli altri tavoli presentavano le conclusioni degli altri sottogruppi. Il metodo presentato nel poster fu giudicato originale e innovativo da parte dei partecipanti al workshop (una ventincinquina di persone da varie nazioni europee, e con vari ruoli fra ricerca e gestione di organizzazioni in ambito culturale e scientifico).

Il poster completo è visibile in testa a questo articolo, e lo ritrovate in fondo. In mezzo, diciamo qualcosa sulle varie parti.

NB: Gli esempi fatti nell’articolo sono inventati, ma comunque ispirati da vari casi osservati lavorando in progetti interdisciplinari e con gruppi di lavoro molto eterogenei, dal 1994. L’articolo è stato inoltre sottoposto a beer review di vari collaboratori della rete pibinko.org network, oltre che di alcuni esperti esterni. E’ stato accettato (con l’accetta) per essere pubblicato sul blog di pibinko.org il 27.4.2020. L’originale è in inglese, e nella versione italiana alcune parti sono state adattate. Invitiamo chi legge l’inglese a vedere anche l’originale per apprezzare le differenze.

Gli autori del poster erano Andrea Giacomelli (info@pibinko.org), C. Van Reeth, A. Vargiu, N. Zimmermann. Lo schema a destra indica come erano sedute le persone durante l’ultima sessione di discussione. CG è Claudia Goebel, la facilitatrice.
Ipotizziamo anche che le capacità di investigatore e di “partecipatore” siano “ortogonali” (cioè, il miglior ricercatore è il peggio “partecipatore”).

Identifichiamo due attori per l’indagine partecipativa (IP). Un “investigatore” (I) e un “partecipatore” (P).

Nel contesto IP, gli investigatori sono tipicamente ricercatori, accademici, ecc.

I tipici “partecipatori” sono persone capaci di coinvolgere altri in attività coordinate. Potrebbero essere fondatori di un gruppo rock, allenatori di squadre di gruppi sportivi di provincia, o manager di grandi eventi.

Possiamo rappresentare il loro livello di capacità lungo un asse. L’orientamento degli assi e il punto di intersezione devono ancora essere definiti (potete ruotare lo schermo, se vi viene meglio).

Esempi di livello di capacità per P e I:

  • Investigatore “0”: uno che non conosce la materia.
  • Investigatore con valori via via crescenti… impara…al massimo, premi Nobel.
  • Partecipatore “0”: uno che non ha nemmeno mai invitato due amici per un aperitivo
  • Partecipatori ad alti livelli: tutti i grandi politici, Hugh Hefner, ecc.

Si ragiona anche se gli assi debbano partire da zero, o possano avere valori negativi. Come rappresentare altrimenti attività di indagine che dopo anni non portano ad alcun ritorno per la società? o soggetti che scoraggiano le relazioni fra le persone?

Introduciamo il concetto di credibilità.

La credibilità deve essere riferita a un soggetto che la percepisce. Chiamiamo CP la credibilità percepita dal “partecipatore”; e CI quella percepita dall’investigatore.

Inoltre, la credibilità percepita da qualcuno deve riguardare qualcosa. CP(P) è la credibilità del partecipatore così come la percepisce lui/lei. CP(I) è la credibilità dell’investigatore così come percepita dal partecipatore…analogamente si definiscono CI(I) and CI(P).

Esempi:

Viene organizzato un incontro pubblico in cui dei ricercatori propongono un’indagine partecipativa in una nuova regione. I ricercatori stanno spiegando la logica di questo progetto, e stanno dando alcune informazioni introduttive.

  • CI(I): Lavoro per una grossa organizzazione di ricerca. Ergo, sono un buon ricercatore. Illuminerò questa comunità con la mia scienza. Loro hanno bisogno di noi.
  • CP(I): Ma che stanno a dire…’un ci si capisce una [OMISSIS]. Eh…li porterei con me a taglia’ la legna (ma solo a sramicciare, ché se no si fanno male). Questi durano più sott’acqua che al lavoro.
  • CP(I): Ma che dici…questi so’ dell’univerZità. So’ professori. Seguirò acriticamente tutte le preziose indicazioni che mi daranno, perché io so’ un contandino e non so’ laureato. (in effetti i relatori sono dottorandi forse al secondo anno, facenti funzione del professore che si era scordato della partita di tennis).
  • CP(P): Il mi’ babbo e il poro nonno Impavido sono sempre stati su queste terre, e hanno sempre usato l’acqua del torrente per irrigare. Si sa come funziona. Perché ci serve un “modello idrogiologico”? (si dice così?)

Chiaramente, ci sono anche un sacco di casì che suonano meglio, ma aiuta sempre evidenziare gli estremi negativi.

Voglio, voglio, voglio davvero fare un’indagine partecipativa?

Avendo introdotto questi concetti. Prima di andare oltre, una conditio sine qua non è che ci sia effettivamente la volontà di avviare un’indagine partecipativa. Se no, meglio stare a casa.

Ipotizzando che ci sia la volontà delle parti di avviare un’indagine partecipativa…prima di qualsiasi altra cosa P e I devono trovarsi d’accordo sulle rispettive percezioni di credibilità, nelle due combinazioni: CP(P) deve ragionevolmente concordare con CI(P) e CP(I) deve ragionevolmente concordare con CI(I)

La verifica di questa concordata deve avvenire…

  • …in un tempo finito (usando una quantità finita di risorse)
  • …con tempo e risorse di almeno un ordine di grandezza inferiore rispetto alla durata e alle risorse previste per l’indagine partecipativa.

Esempio di “allineamento delle percezioni” su scale diverse: un aperitivo (in cui fra una chiacchiera e l’altra di decide dove andare a mangiare una piazza), una riunione di mezza giornata (prima di avviare un rilievo di reti tecnologiche con ditte di georada in subappalto per due mesi) e così via.

Alla fine del momento di “allineamento delle percezioni”…P e I saranno d’accordo?

NO. Se P e I non si trovano d’accordo, cioè se CP(I) e CI(I) e/o CP(P) e CI(P) sono molto diverse, si prospettano due vie: (1) Quella della ragionevolezza, e (2) quella del “ve la siete cercata”.

Ragionevolezza (la “via della ragionevolezza”). P e I possono convenire che quando si sono incontrati non era forse il miglior momento per avviare una collaborazione. Potrebbero decidere di aspettare e ritentare in futuro. Oppure potrebbero decidere che non hanno alcun reciproco interesse a collaborare, in nessun caso. Ci sarà allora la dichiarazione di un “nisba”, “nada”, “non ce n’è”, “no go” (come dicono gli ammerigani), o “ma gandu mmaaii” (a Cagliari) da parte di uno dei due. Come in tutti i confronti a due, ci sarà sempre una parte con motivazioni più forti per un “no go”. Queste possono essere esternate in modo più o meno delicato.

“no go” delicato:

[giornata uggiosa – interno giorno. alla TV stanno passando Er Califfo. Manolo sta svogliatamente sfogliando la rivista “Indagini partecipative oggi”. Squilla il telefono. E’ Luisa. Manolo risponde]

L: Ciao Manolo
M: Oh, Luisa, come stai?
L: Bene. Ti ricordi che mi avevi invitato al cinema a vedere La vendetta del chihuahua killer e degli zombi?
M: Come no, ho preso i biglietti due mesi fa! Ti vengo a prendere alle otto, si diceva…
L: Be’, vedi…è che mi è venuto un gran mal di testa…magari la prossima settimana, va bene?
M: Luisa, non ti preoccupare..l’importante è che tu ti rimetta
Epilogo: Luisa riaggancia il telefono, indossa un cappotto e scende di casa. Sotto l’aspettava Ulrich, che la porta a vedere il documentario sulla Palla a 21 dalla Toscana a Chicago, mentre Manolo resta a casa e si guarda otto puntate di Spazio: 1999, prima serie, “mommo”, e poi a letto..

“no go” meno delicato: Prego la regia di mandare il video di repertorio

Il velasietecercata (la via del “ve la siete cercata”)

…ci possono anche essere situazioni in cui, nonostante l’assenza di un allineamento delle rispettive percezioni di credibilità, P e I decidano comunque di avviare l’indagine partecipatica. Esempi di motivazioni:

  • Be’, tanto ci già hanno dato il finanziamento.
  • Oh, non è che sia proprio convinto che questi siano in grado di sviluppare questa app, ma Gennaro, che è il responsabile informatico di questo spinoff di Udine con sedi a Singapore, Berlino e Vidigulfo (PV) mi ha detto che sono in gamba, per cui devono essere in gamba.
  • Sono in pensione e ho tempo. Anziché fare qualcosa di utile per famiglia o amici, siccome il futuro è nell’intrante of things, voglio dedicarmi a questo progetto

In casi tipo questi, P e I “se la sono cercata”, e si troveranno a dover decidere il concorso di colpa nel seguito.

L’indagine partecipativa comincia. Le cose andranno bene finché andranno bene. Ma, come in tutte le cose umane, ogni tanto qualcosa succede sul lavoro. In questo frangente, in assenza di un allineamento sulle rispettive credibilità, entreranno in gioco altri fattori. Per esempio

  • speranza (le conclusioni della riunione non mi hanno convinto. Speriamo che la prossima volta vada meglio, e che non piova durante la cena sociale)
  • amplificazione della gerarchia (Io sono il coordinatore del progetto, ho due dottorati di ricerca e sono membro di un sub-comitato di un’organizzazione internazionale, per cui si fa come dico io)
  • amplificazione di pregiudizi e perdita di fiducia (Mi ricordo che vi dicevo che questo tipo non era bravo a fare rilievi…ecco: sicuramente cucina pure male!)
  • una volta venuta meno la speranza…la fede (Oh potente Belushandir, signore di tutte le indagini partecipative: fa’ sì che il nostro report venga consegnato in tempo)

Di nuovo, queste sono (parziali) esagerazioni di possibili situazioni negative. Fortunatamente, capita altre e tante volte che il partecipatore e l’investigatore si riescano a trovare in buon accordo sulla percezione di credibilità.

Come si può confermare questa condizione? Be’ in modo analitico o con un protocollo rigido non è semplice…ma ci sono un sacco di indicatori che danno delle idee. Che so, risposte alle email entro 48 ore anziché dopo 4,8 settimane, capacità di incontrare la controparte in modo schietto e sereno, manifestazione di interesse a rivedersi quanto prima, ecc.

In queste condizioni, l’indagine partecipativa dovrebbe partire quanto prima.

La percezione condivisa di credibilità dovrebbe anche essere trasmessa agli altri soggetti che avranno in qualche modo a che fare con il lavoro (i famosi “stakeholder”). Per esempio, pubblicate un comunicato stampa in tutte le lingue che servono al vostro progetto, o magari scrivete un articolo a quattro mani (ma non per una rivista che poi ci metta un anno nel processo di revisione), scrivete qualcosa sui muri.

Tutta la situazione dovebbe essere ri-analizzata periodicamente. Soprattutto per indagini partecipativa che vadano oltre i sei mesi..

Ringraziamenti: il progetto DITOs, Claudia Goebel, Colangelo.

Questo articolo viene pubblicato sotto licenza ancora-‘unnosobbene-ma-sicuramente-libera.

Ricomponendo il quadro:

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