Prosegue la settimana dedicata al rock-blues. Meno pissichedelia e più dodici battute e scale pentatoniche minori.
Il boscoriserva di oggi rientra a pieno in quel filone che un mio parente definisce “gnaulìo” (miagolìo), forse superato sul podio solo da Babe, I’m gonna leave you dei Zed Leppelin.
Il brano parla, come tanti dei brani visti in queste settimane, della relazione tra la persona e la casa. “Sto andando a casa”. Come “motherless child” parla di sentirsi “lontano da casa”. E così via. Del resto, anche Franco Battiato, noto assessore alla cultura, cantava una volta del “centro di gravità permanente”, che poi era la “casa”….oikos…domus…home sweet home.
Ho ricercato il testo nella grande rete, ma la versione dal vivo è completamente diversa, dato che il compianto Alvin ci mise del suo e di quello degli altri, nel senso che fa citazioni di vari classiconi rock (Blue Suede Shoes, Going to New Orleans e altre ciancicature).
Per i liutai: se mi sapete dire che corde usava, le voglio: per resistere 10 minuti al quel genere di sollecitazione, magari non sono le migliori, ma non devono essere male.
La scena finale col grande cocomero, dopo un’esibizione montata con una camera “sdoppiata” e una in mezzo, ci ricorda che boscoriserva è stato fondamentalmente una grande festa in un grande campo di una grande fattoria, in cui il più sconvolto era il direttore della fotografia.
Questa è ‘na roba che s’antitola “I’sto andando casa…in elicottero” e poi -chevvelodicoaffare- era inglese pure lui.