brano bag del 22-10-2012: e se avremo una bambina la chiameremo Ro-o-ooo-ma / Gli immortacci

Non so se Roma sia la città più bella del mondo, ma delle città che ho conosciuto è sicuramente la più bella.

Questa cosa la sentivo da anni, ma l’ho compresa molto meglio dopo il viaggio a Roma fatto tra venerdì e sabato scorso: 23 ore e 59 minuti, arrivando alle 15.45 di venerdì e ripartendo alle 15.44 di sabato (in effetti l’orario di partenza era 15.45 uguale, ma il treno è partito un minuto prima, secondo l’orologgio).

TEMA: la città per te più bella.

Per me la città più bella del mondo è Roma. E’ talmente bella che se sei sereno quando stai arrivando a Termini, ti metti a ridere da solo (non sorridere: ridere). Se ci arrivi triste, non ti intristisce di più. Ti fa appoggiare il piede su quel binario (per me in genere tra il 25 e il 28) e dire “Vabbe’, finora è stata una giornataccia, ma magari migliora”….

(OMISSIS)…

Per concludere: penso che la città più bella per qualcuno, al di là del fatto che “tutto è relativo” e che “tutti i gusti sono gusti”, non possa essere una città di cui non conosci un poco (e meglio anche di più) della lingua, della storia, dei fiumi che ci scorrono, dei nomi delle montagne che puoi vedere da lontano, e dei soprannomi di almeno due esercizi commerciali.

In più, per me una città bella è una citta che ha e condivide memoria e prospettiva, e forse sono qualità che si trovano non solo nelle città…..ma questo è un altro tema!

Su Roma, necessariamente, letteratura e musica avanzano…ero partito con l’idea del “Grande Raccordo Anulare” fatto da Corrado Guzzanti che fa Venditti, ma “siccome che” la notte a volte porta consiglio, il brano bag si riconfigura con “Li immortacci” di Elio e le Storie Tese.

Dice Giancarlo da Miele di questo pezzo: “più che un capolavoro, un lavoro del capo. un esercizio sopraffino, arrangiamenti ed esecuzione impeccabili, miscela di generi, tempi, accenti (musicali e di inflessioni dialettali), testo demenziale come si deve. Non graffia, ma accarezza e poi ti lascia con un buffetto“…insomma: parlare con leggerezza di alcuni dei personaggi citati non è da tutti. Una volta di più bravi Elio & co (sempre con umiltà e rispetto verso l’immenso Frank Zappa, nume ispiratore).

Mia cuggina la Todrara
che conosce tanta ggente
dice: “Li cantanti morti
nun so’ mmorti veramente.
So’ nascosti a Roma a fa’ la bella vita.
Sono stati presi in blocco da ‘na dita
pe’ ffa’ vennere più dischi
e faje un po’ pubbliscità”.

Ar Tuscolano ce sta er Chitara
conosciuto come er Vuducialdaro,
mentre ar Testaccio ce trovi er Mafrodito
che nun smette de cantacce:
“Li campioni semo noi”.

A Murotorto an vedi er Rastamanno
che ce dà le vibbrazioni rastamanne:
lui je dice a ‘na pischella de nun piagnere perché
se fumamo er sigaretto con l’amico Selassié.

Semo li immortacci, semo li immortacci,
gli altissimi morti:
ma nun è vero, ma nun è vero,
siam tutti risorti.
Noi semo gli zombi der monno cantaro
guidati dar moog der Guardiano der faro:
semo li immortacci.

A Centocelle troneggia er Pelvicaro,
che bappaluba e magna tutti li frutti.
C’ha na fija che j’attizza er Trilleraro
che se chiama Micheletto
ma er negretto nun vòffà.

Ma quando viene sera, li immortacci
dai sette colli scennono in pianura,
co’ certi mignottoni da paura,
poi cor magnaccia intoneno er refrein.

Semo li immortacci, semo li immortacci,
gli altissimi morti:
ma che ce frega, ma che ce importa,
siam sempre più forti.
Ce piace sfreccià sur raccordo anularo,
ma a notte inortrata ce invita er Canaro
a facce du’ spaghi.

Ma a Primaporta ce sta er Lucertolaro
che co’ su’ madre vole fare du’ zompi;
cor Quattrocchi immagginaro,
con er Tromba e cor Vedraro,
l’Impiccato e er Fucilense se ne vanno là per là
a Freggene dar Piscina a fa’ li sassi rotolà.

Semo li immortacci, semo li immortacci,
cantanti feretri.
Quanno trapassi, quanno trapassi
vai sotto dù metri;
puoi fare domanna pe’ ffare ritonno,
però la domanna fa ‘r giro del monno
e tu resti feretro:
feretro, feretro, feretro, feretro,
mortacci, feretro, feretro, mortacci, retrofit.