prima edizione 25/10/2012
[il brano bag di ieri, era piaciuto un sacco a Teresa da Gavorrano (che ha commentato con un “wow” detto con accento vèneto), e a Guido di Livorno (che ha detto che gli sono piaciute le facce dei musicisti)…vi dicevo che era il miglior pezzo del 2012!]
Nella scorsa decina di anni chi ha avuto occhio per intendere potrebbe aver notato una graduale deriva (un’altra…yet another, una màs).
La deriva è quella della diluizione della celebrazione.
I romani dicevano “semel in anno insanire licet”…una volta all’anno, no due, si poteva fare qualcosa di molto diverso, che non c’entrava niente con il resto. E poi lo chiamarono carnevale.
Non ho avuto modo per ora di fare una rassegna esaustiva della percentuale di tempo dedicato a celebrazioni dai vari popoli (anche se ho sentito parlare bene del Nordeste brasiliano), mentre ho avuto più modo di fare caso all’andamento di fenomeni quali le giornate nazionali e i festival.
Non vale cercare su internet tramite noti motori di ricerca: se fate l’esercizio per un mese di tenere l’occhio alle “giornate nazionali” e ai “festival”, vedrete che ce ne sono un sacco. Non quante le sagre nel centro Italia d’estate, ma parecchie.
La giornata nazionale dell’aquilone, quella della distrofia muscolare, quella della pace, quella della non belligerazna, quella del sorrito, addirittura quella dell’inquinamento luminoso!
Ma se andate poi a vedere l’effettivo carattere di “nazionalità” di una giornata nazionale ? Ci sono tante, tantissime iniziative degne e importanti, e poi ci sono diverse giornate che sono nazionali nella testa di chi le concepisce, ma poi nella portata reale sono feste da oratorio che poi magari piove, si deve annullare la partita, e si ripiega sul biliardino.
I festival, poi hanno avuto una vera e propria escalation negli ultimi 2-3 anni. Una volta c’era Sanremo e Castrocaro. Poco fa ho sentito alla radio che a Genova si inaugura il festival dell’immaginazione. Io sapevo che c’era il festival della scienza.
Perplesso dalla sovrapposizione di due eventi di questo tipo, sono andato a controllare (grazie, Tim Berners-Lee!) e ho visto che in effetti c’è solo il festival della scienza, che però viene presentato da alcuni lanci di stampa come “festival dell’immaginazione” nel titolo.
Morale: se oltre alla proliferazione dei festival reali ci si aggiunge anche la confusione mediatica, siamo a posto! Se l’idea di una giornata nazionale o di un festival è quella di creare attenzione su un problema, o su un’opportunità, o su una risorsa dimenticata…se ce n’è quattro all’anno, si capisce cosa è “importante”. Se ce n’è uno alla settimana, almeno, il rapporto segnale/rumore, come lo chiamano gli ingegneri elettronici o quelli ambientali che hanno sentito usare questa espressione, diminuisce…ed è più facile perdere il valore di un messaggio o di un’iniziativa.
Nessuno si sarà fatto male se ciò accade, ma magari è un’altra occasione persa per cambiare un pezzettino di qualcosa (o te che ti guardi allo specchio la mattina).
Chi non ci avrà mai rimesso, sono quelli che curano il catering e i servizi (e buon per loro, non dico di non farlo!), ma insomma: prima di organizzare una giornata nazionale, pensateci bene! E prima di organizzare un festival, badate di aver organizzato almeno qualche giornata nazionale!
Parlando di feste, questo bel pezzone di Edoardo Bennato “quando era Edoardo Bennato” ci spiega varie cose. Musicalmente, più che una canzone, è una nenia, ma si lascia ascoltare. Se ci levi l’assolone finale potrebbe anche funzionare come ninna nanna.
Feste di piazza
Le carte colorate
Gli sguardi sempre ben disposti
A dolci ed aranciate
I capi in testa
Con i distintivi sfavillanti
Si sbracciano come dannati
Solo per sentirsi piu’ importanti
Sale sul palco
Il numero 24 dalla lista
Che per far pressa sulla folla
Continua a ripetere
E’ ora di finirla adesso basta!
Tutti d’accordo
E si puo’ andare avanti
E come previsto dal programma
Arrivano i cantanti
Adesso e’ il turno
Di quello un po’ introverso
Che mentre si esibisce stancamente
Pensa che e’ solo tempo perso
E tutto a un tratto
Arriva l’attrazione
La gente applaude nervosamente
Per mascherare un po’ di delusione
Tutto e’ finito
Si smonta il palco in fretta
Perche’ anche l’ultimo degli addetti ai lavori
Ci ha a casa qualcuno che l’aspetta
Restano sparsi
Disordinatamente
I vuoti a perdere mentali
Abbandonati dalla gente
Dalla gente
Abbandonati dalla gente