La settimana di boscoriserva dedicata al blues non poteva concludersi che con uno dei più grandi bluesmen che abbiano calpestato i palchi del festival: Robindro Shaunkor Chowdhury, in arte Ravi Shankar, soprannominato da George Harrison dei Beatles “il padrino del sitar”.
La civiltà e la società indiane mi affascinano. Negli anni ’80 del secolo scorso ebbi anche un mezzo invito a fare un viaggio in quel subcontinente, ma per qualche motivo non colsi l’opportunità, o forse -più semplicemente- non ero pronto. E per andare là venendo da qua bisogna essere pronti.
Voglio dire, ci puoi andare in qualsiasi momento, se hai i piccioli per il viaggio, e poi -quando sei là– come fai a far valere il prezzo del biglietto, se non sei pronto? Ma questo non è tema da approfondire di venerdì. Di venere né di marte ci si sposa né si parte, tantomeno per l’India dentro di voi.
Tornando alla musica…dicono i libri che l’omo è nato in Africa, e lì ha pure imparato a suonare e ballare. Non so cosa sia successo tra la valle dov’era lo scheletro di Lucy e l’India, ma nelle lande orientali dell’orbe terracqueo ha imparato a suonare e cantare con eleganza e soavità, e di questa eleganza e soavità, quella indiana è quella che mi suona meglio, anche se non capisco le parole.
Curiosità su Ravi Shankar (essendo un artista a me poco noto sono andato a documentarmi…): come diceva Guzzanti su riedughescional ciannel…”lo sapevate che Norah Jones è sua figlia? Sapevatelo, su boscoriserva, e grazie a Uichipìdia”.
Il brano…e non è male, non è male…potrebbe essere uno shuffle delle loro parti, ditemi voi.
Questo è un blues che non è suonato in forma di blues.
Dopo Janis, mi tocca giocare un carico anche oggi, forse per compensare il presunto ritardo nell’ora di pubblicazione del boscoriserva, forse perché era da 24 giorni che questo pezzo lo tenevo lì, forse…perché, come diceva quel cantautore allegro con la erre moscia, è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già.
Immorale, imcome imdice imquello, cambiate accordatura. Abbassate il Mi basso al Re, come Tom Morello in Killing in the Name Of [nota: link sconsigliato agli lettascoltatori non accompagnati da persone spietate], cominciate a svincolare il movimento del pollice da quello delle altre dita, e magari fatevi dare due lezioni di fingerpicking.
Poi siete pronti per suonare questo pezzo. Se poi lo volete sentire, lo potrete fare in modo diverso a seconda dei vostri ingredienti. Ma questo proverò a spiegarlo in un prossimo articolo, se metto troppe cose tutte insieme (too much information, dicono i trans-atlantici).
La versione del brano è “come se fosse stato” a boscoriserva, e ha un misterioso prologo parlato che mi sono peritato di trascrivere e tradurre alla vostra grazia.
you know we think about that shit that guy was saying | sapete, se pensiamo alle cazzate che stava dicendo quel tipo and we look at these fur coats and pretty guitars and fancy cars | e guardiamo queste pellicce, ‘ste chitarre carine e le belle auto and say wow, man, what am I doing, you know | e diciamo “caspita, che cosa stiamo facendo…”, sai so, when somebody gets up and freaks out like that, you know | allora: quando qualcuno si alza e sbrocca così it kinda strikes a nerve and you end up right back in that old trap | ti picchia un po’ in testa, e ti ritrovi dritto nella solita trappola and where that guy is at is in that same trap, and that’s getting mad about somethin’ | e dove sta quel tipo, è in quella trappola, che consiste nell’infuriarsi per qualcosa.
and then you know, nothing, you know,.. and I had some guys around to love me out of it | e poi, sai…niente…sai…io avevo degli amici che me ne hanno tirato fuori volendomi bene [ma
l’italiano rende meno]
and I was lucky. | e sono stato fortunato
We gotta just …let it all be… | noi dobbiamo solo…lasciar fluire le cose
‘cause it all will be how it’s gonna | ché tanto sarà come deve essere
Four and twenty years ago, I come into this life, | ventiquattro anni fa sono venuto in questa vita
The son of a woman and a man who lived in strife. | figlio di una donna e un uomo che vivevano nelle difficoltà
He was tired of being poor and he wasn’t into selling door to door |lui era stanco di essere povero, e fare il venditore porta a porta non era la cosa giusta per lui
And he worked like the devil to be more. | e lavorava come il diavolo per essere di più
A different kind of poverty now upsets me so. | ora c’è una diversa porvertà che mi fa arrabbiare
Night after sleepless night, I walk the floor and I want to know- why am I so alone? | una notte insonne dopo l’altra, mi aggiro sul pavimento e voglio sapere: perché sono così solo?
Where is my woman can I bring her home? Have I driven her away? Is she gone? | dove sta la mia donna….la posso portare a casa? L’ho fatta scappare? E’ andata via?
Morning comes to sunrise and I’m driven to my bed. | arriva il giorno, con l’alba, e vengo spinto a letto
I see that it is empty and there’s devils in my head. | vedo che è vuoto, e questo demonio mi sta in testa
I embrace the many colored beast. I grow weary of the torment, can there be no | abbraccio la bestia multicolore, mi stanco di questo tormento, è possibile che non ci sia pace?
peace?
And I find myself just wishing that my life would simply cease. | e mi trovo giusto a desiderare che la mia vita che la mia vita semplicemente cessi
I Canned Heat sono più famosi per due pezzi, che sono “Goin’ up the country” e “On the road again”, uno più rock e uno più blues. Per quanto pezzoni, sono anche diventati un po’ tormentoni per chi è aficionado.
Sono andato allora a pescare un terzo pezzo, che ci aiuta ad allungare la linea blues al terzo giorno della quarta settimana di boscoriserva.
Che dire, è una canzoncina standard per questo genere nato, come dice qualcuno a Napoli, e poi arrivato nel delta del Mississippi attraverso il Brasile (da “La vera storia del Blues” di Giancarlo da Miele, Casa editrice Mezzocannone, Pontecagnano, SA)
Il pezzo trascina, ti ricorda il cantante del Banco del Mutuo Soccorso, ma soprattutto ci colpisce come ennesima riprova del fatto che nel festival furono veramente e prevalentemente tre giorni di pace, amore e musica.
Quando mai, in un evento cultural-musicale con chi dice centomila, chi trecento, chi usa potenze del non numerabile persone e questioni di sicurezza inenarrabili, potreste altrimenti vedere uno spettatore che sale sul palco per farsi dare una sigaretta dal cantante?
Il testo, non del tutto comprensibile, ci ricorda una volta di più che siamo lontani da casa, che siamo a dei bivi o a dei quadrivi e, visto che non basta mai, che l’amicizia è importante.
Il grande tubo propone il brano completo con varie foto di scena, ma per vedere l’episodio della sigaretta bisogna andare al brano incompleto, che è riportato sotto in video.
Notevoli anche le linee di basso che a in uno degli assoli di chitarra scavalcano lo strumento principale. Grazie una volta di più ai fonici sfasati e ad Albert Hoffman per aver reso possibili queste testimonianze.
Canned Heat
I said I believe… | ho detto che credo
yeah ‘bout a change is gonna come | sì, che che stia per arrivare un cambiamento
I said I believe…
yeah people the change… will surely come | sì, gente, il cambiamento verrà senz’altro
We’ll all have good peace of mind | avremo tutti la serenità mentale
Lord, our freedom will surely surely come | Signore, la nostra libertà arriverà sicuramente
Yeah, I believe in the morning | credo che la mattina
I believe I go, oh, back home | credo che tornerò a casa
Well, I’ll said I believe I’m gonna get up in the morning | credo che mi alzerò la mattina
yeah, people I believe, I’m gonna go back home | e, gente, credo che andrò a casa
Well, now I gotta find my little mama | devo trovare la mia piccola ragazza
You know I gotta have have some riding (o magari writing?) to be done | e andremo a scrivere qualcosa (ma mi sa che dice riding)
Well I’m standing at the crossroads, my friend began to yell and shout | be’, sono qua in piedi all’incrocio, e un mio amico a cominciato a urlare
Well I’m standing at down the crossroads, Lord I’m trying to stand it all by myself | be’, sono quaggiù all’incrocio, e cerco di sopportare per conto mio
well. now.as long as I got myself a friend, Lord I can’t ask further | be, ora, sino a che ho un amico per me, Signore, non posso chiedere di più
[Guitar solo]
Well, when you’ve got yourself a good friend | quanto hai un buon amico
you are the luckiest man on earth | sei l’uomo più fortunato sulla terra
I said you got yourself a good friend |ho detto hai un buon amico
yeah now you know you’re the luckiest man on earth | e ora sai che sei l’uomo più fortunato sulla terra
‘couse you’ve got love in your heart | perché hai amore nel cuore
Lord that’s good… [….] | Signore, questo è bene…
[Guitar solo]
oh you gotta cool down | e vi dovete rilassare
Well, what you gonna do | Be’, che cosa farai
when your troubles sure do get like mine | quando i tuoi problemi diventeranno come i miei
I said what you’re gonna do babe | ho detto, che cosa farai, giovane
yeah when your troubles show you [….] | sì, quando i tuoi problemi ti mostreranno […]
Well, now you take youself a mouth full of sugar |be’, ti prendi una boccata di zucchero
you drink yourself a […] bottle turpentine | e ti bevi una bottiglia di acquaragia
Well I believe in the morning yeah
[….]
I said I believe in the big time | credo che il tempo
lord running muuuch too slow | stia andanto troooopo lentamente
Well, I gotta find my little rider | be’, mi devo trovare la mia piccola conduttrice
you know this time I’m goin’ back home | e stavolta
Well, I believe in this time on
Lord I won’t be back for long
Well, I believe in this time …
Lord people I won’t be back… go home
Well, now I got myself a grand of nothing | be’, ora mi ritrovo una gran pila di nulla
child don’t you know it’s shocking I’ve been told |e bimba non sai quanto sia scioccante, mi hanno detto
Yeah
You gotta kind of watch yourself up here…thank you man! | devi tipo stare attento quassù, grazie, amico
Prosegue la settimana dedicata al rock-blues. Meno pissichedelia e più dodici battute e scale pentatoniche minori.
Il boscoriserva di oggi rientra a pieno in quel filone che un mio parente definisce “gnaulìo” (miagolìo), forse superato sul podio solo da Babe, I’m gonna leave you dei Zed Leppelin.
Il brano parla, come tanti dei brani visti in queste settimane, della relazione tra la persona e la casa. “Sto andando a casa”. Come “motherless child” parla di sentirsi “lontano da casa”. E così via. Del resto, anche Franco Battiato, noto assessore alla cultura, cantava una volta del “centro di gravità permanente”, che poi era la “casa”….oikos…domus…home sweet home.
Ho ricercato il testo nella grande rete, ma la versione dal vivo è completamente diversa, dato che il compianto Alvin ci mise del suo e di quello degli altri, nel senso che fa citazioni di vari classiconi rock (Blue Suede Shoes, Going to New Orleans e altre ciancicature).
Per i liutai: se mi sapete dire che corde usava, le voglio: per resistere 10 minuti al quel genere di sollecitazione, magari non sono le migliori, ma non devono essere male.
La scena finale col grande cocomero, dopo un’esibizione montata con una camera “sdoppiata” e una in mezzo, ci ricorda che boscoriserva è stato fondamentalmente una grande festa in un grande campo di una grande fattoria, in cui il più sconvolto era il direttore della fotografia.
Questa è ‘na roba che s’antitola “I’sto andando casa…in elicottero” e poi -chevvelodicoaffare- era inglese pure lui.
Contry Joe (che da noi sarebbe Beppe il Campagnolo) ha una caratteristica unica per me. E’ l’unico artista rock di fama, non come i Pooh o i Queen o i Rolling Stones, ma comunque che è stato a boscoriserva, di cui possegga un brano registrato su cassetta, dalla radio, e che a tuttoggi non si ritrova sul grande tubo. Avevo controllato cinque-sei anni fa, e non c’era, e ho riguardato stamattina, e non c’è.
Il brano s’antitola “Come to the Reunion” e il ritornello dice qualcosa tipo “Come to the reunion with no regret – what you remember is what you get”. Potrebbe essere un pezzo di Santana. Se ritrovo la cassetta magari la digitalizzo e ve lo faccio sentire (a meno che, più prosaicamente, qualcuno non lo ritrovi su supporti digitali già pronti). Ma valutate voi se metterlo o meno sul grande tubo. A me quel pezzo gira in testa, e va bene così.
Altrimenti, Country Joe McDonald, con il suo gruppo The Fish, ci sta bene per un venerdì. Si era aperta la settimana con un brano che ha molto soul e molto rock, intramezzata da un pezzo slow rock con molto soul, e si va a chiudere con un pezzo che si intitola “Roccia e anima musica”. Qualcuno direbbe che stavolta sono riuscito a tenere una linea. E da lunedì mi pare passato un mese, tra pranzi sardi, bassi livornesi, radio milanesi e passeggiate grossetane.
Essendo il brano molto corto, anche perché doveva servire come prologo all’esibizione vera e propria, ho pensato di abbinarlo a un altro brano molto corto, dove Beppe il Campagnolo canta da solo e ci ricorda che boscoriserva aveva anche una componente antimilitarista, la cui proporzione rispetto alle altre (tipo: ci si va a divertire tre giorni in campagna) sto soppesando con delicatezza.
La sostenibile delicatezza del soppesare. Forza Milan (Kundera)!
good afternoon ladies and gentl’men | buon pomeriggio signore e signori
we’re certainly delighted to be here today | ci fa senz’altro piacere essere qua oggi
we’d like to start off our portion of show | vorremmo iniziare la nostra parte dello spettacolo
with a li’l taste of something we call | con un assaggino di quello che noi chiamiamo
rock and soul music | musica rock e soul
oh, your love is like a rainbow x4 | il tuo amore è come un arcobaleno
falling all around my shoulders x2 | che casca tutto attorno alle mie spalle
……………………………..
Well, come on all of you, big strong men, | ovvia, tutti voi grossi omaccioni
Uncle Sam needs your help again. | lo zio Sam ha bisogno del vostro aiuto un’altra volta
Yeah, he’s got himself in a terrible jam | e si è messo in un gran pasticcio
Way down yonder in Vietnam | laggiù, lontano, nel Vietnam
So put down your books and pick up a gun, | per cui mettete giù i libri e raccattate un fucile
Gonna have a whole lotta fun. | che ci si va a divertire un sacco
And it’s one, two, three, | un, due, tre
What are we fighting for ? | per che cosa stiamo combattendo?
Don’t ask me, I don’t give a damn, | non chiederlo a me – non me ne frega niente
Next stop is Vietnam; | la prossima fermata è il Vietnam
And it’s five, six, seven, | cinque, sei, sette
Open up the pearly gates, | aprite i cancelli del paradiso
Well there ain’t no time to wonder why, | e non c’è tempo per ragionare sul perché
Whoopee! we’re all gonna die. | evvai, moriremo tutti
Well, come on generals, let’s move fast; | forza generali, sbrighiamoci
Your big chance has come at last. | è arrivata la vostra grande opportunità
Now you can go out and get those reds | ora potete andare là e beccare quei rossi
‘Cause the only good commie is the one that’s dead | perché l’unico comunista buono è quello stecchito
And you know that peace can only be won | e voi sapete che la pace potrà essere vinta
When we’ve blown ‘em all to kingdom come. | solo quando li avremo spediti tutti nel regno che verrà
And it’s one, two, three, |
What are we fighting for ?
Don’t ask me, I don’t give a damn,
Next stop is Vietnam.
And it’s five, six, seven,
Open up the pearly gates,
Well there ain’t no time to wonder why
Whoopee! we’re all gonna die.
Yeah, come on Wall Street, don’t be slow, | dai, Wall Street, non essere lenta
Why man, this is war à go-go | perché, amico, questa è guerra à go go
There’s plenty good money to be made | c’è da fare un sacco di soldi
By supplying the Army with the tools of its trade, | fornendo all’esercito i ferri del mestiere
Just hope and pray that if they drop the bomb, | basta giusto sperare che se lanciano la bomba [atomica ndt]
They drop it on the Viet Cong. | la lancino sui Viet Cong
And it’s one, two, three,
What are we fighting for ?
Don’t ask me, I don’t give a damn,
Next stop is Vietnam;
And it’s five, six, seven,
Open up the pearly gates,
Well there ain’t no time to wonder why
Whoopee! we’re all gonna die.
Come on mothers throughout the land, | andiamo, madri in tutto il paese
Pack your boys off to Vietnam. | impacchettate i vostri ragazzi per il Viet Nam
Come on fathers, and don’t hesitate | forza padri, e non esitate
To send your sons off before it’s too late. | a mandare i vostri figli prima che sia troppo tardi
You can be the first ones in your block | potrete essere i primi nel vostro isolat
To have your boy come home in a box. |ad avere il vostro ragazzo che torna in una scatola
And it’s one, two, three
What are we fighting for ?
Don’t ask me, I don’t give a damn,
Next stop is Vietnam.
And it’s five, six, seven,
Open up the pearly gates,
Well there ain’t no time to wonder why,
Whoopee! we’re all gonna die.
La leggenda metropolitana narra che Richie Havens, deceduto per cause naturali nell’aprile del 2013, abbia passato una parte della sua vita a Napoli, pare negli anni ’90 del secolo scorso o poco dopo.
Non ho mai avuto modo di andare a indagare meglio ma, avendo avuto a che fare con Napoli nella fatidica Festa di capodanno in piazza (a) Napoli, mi incuriosiva l’idea di poter visitare una delle icone di boscoriserva e parlarci.
Questa cosa non è accaduta, e ne sono accadute altre, per esempio sempre nel 2006 ho scoperto di avere un collega il cui fratello andò a boscoriserva, mentre lui restò a casa perché aveva 16 anni e quindi i genitori preferirono non farlo partire.
Freedom è un pezzone che potrebbe essere reintitolato in chiave pirandelliana Uno (Richie Havens), Nessuno (i due musicisti che pare siano sul palco ma non si sentono molto), e centomila (il pubblico).
Sometimes I feel like a motherless child – A volte mi sento come un bimbo senza la mamma
Sometimes I feel like a motherless child
Sometimes I feel like a motherless child
A long way from my home – Molto lontano da casa
Sometimes I feel like I’m almost gone – A volte me sembra di essere quasi andato
Sometimes I feel like I’m almost gone
Sometimes I feel like I’m almost gone
A long, long, long, way, way from my home – Molto, molto, molto lontano da casa
Clap your hands – Battete le mani
Clap your hands
Clap your hands
Clap your hands
Clap your hands
Clap your hands
Clap your hands
Clap your hands
Hey… yeah
I got a telephone in my bosom – Ho un telefono nel petto
And I can call him up from my heart – e posso chiamarlo dal mio cuore
I got a telephone in my bosom
And I can call him up from my heart
When I need my brother… brother – Quando ho bisogno del mio fratello – …tello
When I need my mother… mother – Quando ho bisogno di mia madre – …adre
Hey… yeah… etc.
Il testo originale è tratto dal sito http://www.richiehavens.com/official_site/lyrics/Freedom.html
No, non la moneta usata una volta in Spagna e altre nazioni di influenza ispanica. Il peso quello pesante. Ma oggi non è una giornata pesante. Impegnativa sicuramente, ma pesante non potrà essere.
Questo brano l’ho conosciuto non tramite boscoriserva, mabbensì tramite un’altra istituzione della fine degli anni sessanta del secolo scorso, ovvero il film “facilecavaliere”, con Piter Fonda, Dennis Opper, Gecc Nicolson e altri meno noti. E’ un brano che in modo raro mescola rock e soul.
Sul grande tubo si trova una versione che dice essere quella di boscoriserva, ma è girata tutta con primissimi piani che me la rendono poco sopportabile. Sono quindi andato a prendere, eccezionalmente, una versione molto successiva, tratta dal film-documentario “L’ultimo walzer”, che suona e si vede molto, molto…che dico: molto meglio. Non c’entrerà nulla il fatto che The Last Waltz sia stato girato da un certo Martin Scorsese…
Gente rilassata sul palco, ammiccamenti da “mezzaparola”, ospiti di caratura, musica leggera, un bassista un po’ ipercinetico, e via così. Si capisce che sono canadesi.
Un’altra cosa che mi fa sempre sorridere su “The Band” è il nome del gruppo…ecco stasera suona una band che si chiama The Band. E’ come fare un film e intitolarlo “il film”, o formare una squadra di calcio e chiamarla “la squadra di calcio”. Potrebbe suonare pretenzioso. Oppure è un altro modo di dire “noi siamo noi”, tema in questi giorni molto dibattuto tra alcuni dei lettori di questi articoli.
Per gli italofoni “Il peso” potrebbe fare l’effetto di A whiter shade of pale dei Procol Harum. La senti suonare da una vita come Senza luce dei Dik Dik, pensi che parli di una cosa tipo cuore,sole,amore…poi leggi l’originale e cominci a porti delle domande su quanto era bello stare nell’industria discografica italiana una quarantina di anni fa. La variante è che, nelle mie statistiche “Il peso” è conosciuta mille volte meno di “A Whiter Shade of Pale”, e quindi per diversi dei boscoriservisti sarà una novità.
Comunque: ascoltare, sentire, procedere. Rock (slow) e Soul:
I pulled into Nazareth, was feelin’ about half past dead | Arrivai a Nazareth, mi sentivo circa alle morto e mezzo I just need some place where I can lay my head | mi serviva giusto un posto per appoggiare il capo “Hey, mister, can you tell me where a man might find a bed?” | “oh signore, mi saprebbe dire dove un uomo può trovare un letto?” He just grinned and shook my hand, “no” was all he said | lui sorrise, mi strinse la mano e mi disse “no”
Take a load off, Fanny | levati un peso, Fanny Take a load for free | levatelo gratis Take a load off, Fanny And (and) (and) you put the load right on me | e…il peso lo metti su di me (You put the load right on me)
I picked up my bag, I went lookin’ for a place to hide | presi la mia borsa, andai a cercare un posto per nascondermi When I saw Carmen and the Devil walkin’ side by side | quando vidi Carme e il Diavolo che camminavano fianco a fianco I said, “Hey, Carmen, come on let’s go downtown” | dissi, “Oh Carmen, andiamo, si va in centro” She said, “I gotta go but my friend can stick around” | lei disse “Io devo andare via, ma il mio amico si può trattenere”
Take a load off, Fanny Take a load for free Take a load off, Fanny And (and) (and) you put the load right on me (You put the load right on me)
Go down, Miss Moses, there’s nothin’ you can say | E vai giù, Signora Moses, non c’è niente che tu possa dire It’s just ol’ Luke and Luke’s waitin’ on the Judgment Day | è solo il vecchio Luke, e Luke aspetta il Giorno del Giudizio “Well, Luke, my friend, what about young Anna Lee?” | “Be’, Luke, amico mio, che ne dici della giovane Anna Lee?” He said, “Do me a favor, son, won’t you stay and keep Anna Lee company?” | Lui disse “Fammi un favore, figliolo, non vorresti rimanere e farle un po’ di compagnia?”
Take a load off, Fanny Take a load for free Take a load off, Fanny And (and) (and) you put the load right on me (You put the load right on me)
Crazy Chester followed me and he caught me in the fog | Chester il pazzo mi segui e mi trovò nella nebbia He said, “I will fix your rack if you’ll take Jack, my dog” |mi disse “Ti aggiusto la macchina, se ti prendi Jack, il mio cane” I said, “Wait a minute, Chester, you know I’m a peaceful man” | Io risposi “Chester, un attimo, lo sai che sono un uomo pacifico” He said, “That’s okay, boy, won’t you feed him when you can” | Lui disse “Va vene, ragazzo, e ricordati di dargli da mangiare quando puoi”
Yeah, take a load off, Fanny Take a load for free Take a load off, Fanny And (and) (and) you put the load right on me (You put the load right on me)
Catch a cannon ball now to take me down the line | ora, prendi una palla di cannone e portami in fondo alla linea My bag is sinkin’ low and I do believe it’s time | la mia borsa vola basso, e penso che sia il momento To get back to Miss Fanny, you know she’s the only one | di tornare alla signorina Fanny, e sai che lei è la sola Who sent me here with her regards for everyone | che mi ha mandato qua, con tanti saluti per tutti
Take a load off, Fanny Take a load for free Take a load off, Fanny And (and) (and) you put the load right on me (You put the load right on me)
Nell’approccio mediatico 1.0 a boscoriserva, cioè se volevate ascoltarlo prima dell’era del “grande tubo”, i Mountain cascavano male. Stanno nel secondo disco, e quando lo comprai, li ascoltai ma non mi rimasero impressi.
Quando poi ti metti a fare un ascolto come progetto di ricerca e condivisione, ti tocca andare anche a sentire cose che pensi ti piacciano meno. E però, vent’anni dopo, l’orecchio è cambiato, così come tante altre cose attorno all’orecchio.
Nonostante questo, i Mountain -ancora- non mi hanno “rapito”. Però, avendoli riascoltati, sicuramente l’energia ce l’avevano.
Della scaletta che fecero a boscoriserva, mi ha colpito “Blind Man”, perché mi interessano, fra le altre 350 categorie, i brani che parlano dei ciechi e della vista, o meglio del vedere.
In italiano non me ne vengono in mente, ma nel repertorio rock blues ce ne sono diverse…”When a blind man cries” dei Deep Purple, “Blind Man” degli Aerosmith, o “Movin’ on Up” dei Primal Scream per dirne tre così come vengono. Volendo ci immetterei anche Nowhere Man dei Beatles e, perché no “Vedi cara” del nostro Grancesco Fuccini.
Che dire del brano di oggi…la “Blind Man” dei Mountain mi dice tanto nella musica (bluesaccio sporco): potrebbe essere rallentato di due battute al minuto ed essere ancora più possente. Il testo invece mi è dispiaciuto. Speravo sotto sotto che fosse l’originale del pezzo degli Aerosmith, e invece è l’unica canzone che conosca che parla in modo negativo di un cieco!!! O forse avevo frainteso il titolo, e i Mountain non si riferivano a un non vedente, ma a un artigiano manutentore che si occupa di persiane nel senso degli infissi?
Al di là dei rigiri verbali, diamo ai Mountain il loro spazio come power trio, ed evitiamo di far loro troppe domande sui testi. Dato che il video è statico, ve li propongo anche con “Mississippi Queen” che non era in scaletta a boscoriserva, ma è disponibile in un’interessante versione comparata tra 1970 e qualcosa che sembra molto Eighties.
Hey, you the blind man
Tell me, tell me what to see
Yeah
Hey, you the blind man
Tell me, tell me what to see
Oh
Nothing, nothing wrong outside
With what you want to see
Oh, I was struck by the blind man
???? (inside)
Yeah yeah yeah
Oh oh oh
I was struck down by the blind man
??? (inside)
Yeah yeah yeah
He died completely empty
On a one way suicide
(assolo chitarra che dal vivo può durare fino a tre ore)
He died completely empty
Oh, In a one way suicide
Hey, you the blind man
You ain’t have a magic (petty) bone (?)
Yeah. Yeah yeah
Hey, you the blind man
You ain’t have a magic bone (???)
Oh woah
Don’t tell me your troubles
I’ve got troubles of my own
Dopo un pezzo che era pura dinamite, come direbbe Tex Willer, visti gli effetti, molto oltre le aspettative, e soprattutto alla luce del fatto che nei giorni scorsi sono stato in una sarabanda di spostamenti e ragionamenti, l’imperativo è: rallentare.
Sllllooooooowwww dooooooowwwwwwwwwwwwwwnnnnnnn.
Iiiiiiiinspiraaaareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeesssspiraaaaaaaaaaaaaare.
Ripetere 5 volte le due righe sopra.
Bene. Ora che ci siamo un poco rilassati, passiamo al boscoriserva.
John Sebastian è un altro di quelli che ebbe l’onore e l’onere di stare da soli in faccia a un oceano di gente. Lo fece con una semplicità rassicurante. Si può fare. Punto.
E poi parla di arcobaleni, soggetto che mi ha sempre interessato (ne ho una collezione…di foto intendo…non di arcobaleni…oppure proprio di arcobaleni…eccone uno sopra la città di Milano, Italia, ripreso nel 2004 o 2005 più o meno da Baranzate di Bollate guardando verso la città.
I’ve been waitin’ my time, just to talk to you | mi sono dato il mio tempo, giusto per parlare con te
You been lookin’ all down at the mouth, and down at your shoes | te hai guardato la bocca e poi ti sei guardata le scarpe
Well bay – ee – aby, I come to give you the news | be’, ragazza, ti ho portato la notizia
I’ll paint rainbows all over your blues | dipingerò arcobaleni sulla tua tristezza
I heard you been spendin’ a lot of your time, up in your room | ho sentito che hai passato un sacco di tempo, lassù nella tua stanza And at night you’ve been watchin’ the dark side of the moon | e che di notte sei stata a guardare il lato oscuro della luna You don’t talk to nobody, if they don’t come to you | tu non parli con nessuno, se non vengono da te So, Baby, I came up here to sing you a tune | e quindi, bimba, sono venuto quassù a cantarti una canzone
I give up, is all you’ve really got to say | “mi arrendo” è tutto quello che devi dire
Well, it’s time to find a new life style | be’, è tempo di trovare un nuovo stile di vita
‘cause this really ain’t the way | perché così com’è proprio non va bene
Let’s go for a bounce on my trampoline | Andiamo a tuffarci dal mio trampolino
I can show you the prettiest mountains that you’ve ever seen | ti posso mostrare le montagne più belle che tu abbia mai visto
You better run to your closet | ti conviene correre al tuo armadio
And fish out your blue suede shoes | e pescare le scarpe di camoscio blu [ntd: si fa probabilmente riferimento a queste scarpe qua]
I’ll paint rainbows all over your blues | e io dipingerò arcobaleni sulla tua tristezza
Oggi viriamo verso il blu, o meglio il blues. A boscoriserva, in mezzo a tanti colori, c’era anche tanto blu(es). Recentemente, reduci da un pranzo leggero in una nota località del Chianti fiorentino con gli amici Francesco e Maurizio, si ragionava del valore dei colori. Uno zoologo mi spiegava che molti animali usano i colori, soprattutto quelli vivaci, come codici di comunicazione: il giallo-nero di api e vespe, i colori del pavone, il camaleonte, e così via. E lì siamo finiti a ragionare dell’uso del blu da parte della società. Non voglio aprire ora un simposio su questo…magari il tema si riprende, ma le considerazioni che si sono scambiate in 200 metri di passeggiata dopo un semaforo furono molto interessanti.
Il boscoriserva di oggi è una marcetta di cui però il grande tubo non propone versioni dove il gruppo si veda dal vivo…addirittura hanno messo un’immagine che secondo me è di Santana. Prima della canzone c’è un prologo parlato che è abbastanza divertente, sia per i contenuti che soprattutto per il tono e l’accento stralunato (tipo: “I got a lil’ som’thn’ I’d like to lay on yo’….”). Però è un po’ lungo da trascrivere e quindi lo lascio a chi è più bravo in inglese.
Vai con la marcia, e poi magari vedi che John Lennon, sì era tanto bravo, ma scrivendo quella nota canzone sull’immaginazione non è che avesse proprio detto cose rivoluzionarie rispetto alla generazione di colleghi con cui conviveva.
Oh, yeah, there’s a love march going on here | oh, sì, qua c’è una marcia dell’amore Bring your horn, brother | porta il tuo strumento a fiato Get on in line | mettiti in fila Hey, you, step in line | oh te, mettiti in fila Oh, me, sir | io? Oh, all right | va bene
Marching along | si marcia Thinking as time goes by | ragionando mentre il tempo passa Sing a glad song | si canta una canzone allegra Sing all the time | si canta tutto il tempo While I make all the people | e intanto rendo la gente Feels so good | così felice Treat all my brothers like I should | tratto tutti i miei fratelli come dovrei See all the houses all in place | vedo tutte le case al loro posto Living’s no longer an empty space | che vivere non è più uno spazio vuoto
Marching along | si marcia Love as much as I can | amando più che si può Try and be strong | si prova a essere forti (non si capisce…my hand) Good for the time that’s not too far | …è buon per un tempo che non è troppo lontano Good while no jealousy and war |è buono senza gelosia né guerra Aim my sad eyes into the sun | miro i miei occhi tristi verso il sole Think of all people just as one | e penso della gente come una cosa sola March | si marcia!
I said People think because my daddy did these things | dico, la gente sta a pensare perché il mio babbo ha fatto queste cose Oh, yes, they say | sì, lo dicono They say that I’ve got to wear a tie and be the same | dicono che mi devo mettere una cravatta e fare uguale You know I got to treat my brother wrong | sai, che devo trattare male i miei fratelli And kill him, what a shame | e ammazzarli..che peccato Oh, yeah, what a shame, yeah, yeah | sì, che peccato But I know, yes, I know | ma io so…lo so What is it you know, right? | dài..che cosa sai? What you know? There’s got to be a change | che ci dev’essere un cambiamento
March all along Love as much as I can Try and be strong (non si capisce) Good for the time that’s not too far Good while no jealousy and war Aim my sad eyes into the sun Think of all people just as one Hep, two, three, four Hep, two, three, four
Hep, two, three, four Love march Gonna be a change
Per vedere chi era che suonava, vi rimando appunto al Driftin’ blues (il blues di chi è alla deriva)