Due giorni fa ho ricevuto una segnalazione dal Giancarlo da Miele, il nostro inviato in Scandinavia. Nel rapporto settimanale che trasmette, in cui è tenuto a segnalare tutti gli arcobaleni visti, le monete raccolte per terra, e quelle messe in nei cappelli dei musicisti di strada, ha aggiunto una nota: “verifica Ole Boerud – Norwegian Funkster. S.a.S.T.”
Non ho capito cosa volesse dires SaST…glielo chiederò alla prima occasione. Però sono andato a verificare Ole Boerud, e ve lo propongo sotto (sempre e soprattutto per Eva di Cagliari, che chiedeva più funky anni ’70/’80…qua c’è del funky soul del marzo 2012…cose di attualità…gruppi scritturabili!).
Jeff, dopo aver recuperato in parte la notte precedente (120 minuti di sonno, con una media di 600 nel mese passato), si svegliò. Riaprì gli occhi, uno alla volta, mise in moto gli alluci, roteò le braccia lentamente e poi si alzò dal letto con un colpo di reni volitivo.
Si sentiva decisamente riposato.
Passando dal letto al bagno, vide la luce tenue dell’alba di Lillestroem, quella luce “che non ti sbagli”, e nel passo successivo inciampò nella valigia che aveva lasciato sdraiata in terra, nonostante la suite presidenziale che gli avevano dato per pernottare (tutte le stanze singole erano occupate) avesse tutti gli accessori per non lasciare valigie rigide appoggiate in punti utili per inciamparci.
Avendo imparato alcuni insulti in norvegese, li ripassò per attenuare il dolore al piede.
Mentre era in bagno che si faceva la barba, una chiamata dallo psicofono lo raggiunse. “Jeff, sono Anoush”. Jeff rimase a mezzo di una passata di rasoio, e la bocca di traverso per evitare di tagliarsi un neo. “‘osa vòi ?” (Anoush era toscana e bisognava risponderle a tono). “Ho parlato con Rènzo. Ha detto che vuole una ulteriore mirra bèdia” (Jeff non era toscano, e quindi lei si sforzava di tenere un accènto nèutro). “E gli daranno una ulteriore mirra bèdia…no ?”. Ci fu un momento di silenzio sulla psicolinea. “Ah, certo”.
[Da Se e il sei fosse nove, quando nevica non piove di Antoine Terjaski, Treppassi editore. Traduzione dal bulgaro a cura di Marco Falgini, 230 pagine, 540 Neuro]
Questo era Jeff…io invece -stamattina- mi sono fatto la barba con un rasoio monolama, e pensavo appunto: ma era meglio rasato Sean Connery quando faceva Gièims Bond, o George Clooney quando faceva “al mio tre” e poi sollevavano il paziente ? Una risposta io me la sono data, ma voglio prima sentire voi.
Ma passiamo al brano di oggi: dopo aver infranto la regola aurea di avere pezzi italiani a giorni alterni (senza peraltro avere rimostranze da nessuno dei branobagster), torniamo a un po’ di musica dallo Stivale, e in particolare dal tempio della musica popolare italiana rappresentato dal festival di quella località in cui si santifica lo strumento che una volta faceva spostare le barche (San Remo…ma lasciamo stare i santi).
Se si tratta di scherzare coi fanti, Paola Cortellesi, Frankie Hi NRG e chiunque faccia parte del loro gruppo di autori hanno fatto un bel lavoro con “Non mi chiedermi”…eccovelo:
(Pera Williams feat. Frankie Hi NRG Mc)
Ciao, mi piacerebbe avere un telefonino che manda i messaggini con tantissimi caratteri così potrei scriverti “Ti amo” con un milione di “o” e verrebbe pressappoco così: TI AMO-O-O-O-O-O-O-O-O-O-O
Non mi chiedermi di avere un equilibrio anche in quei giorni Non mi chiedermi di farti lo stufato quando torni Non mi chiedermi il teorema di Pitagora non ho la licenza media in prima mi bocciarono Non mi chiedermi di avere gambe lisce come seta la ricrescita è una piaga e non mi basta una “lameta” ci vorrebbe un diserbante dedicato io ce l’ho spero solo che rispetti il mio pH
Rit. (Girl band) Quanta spontaneità nei miei modi schietti (Wooden Chicks) le mie movenze e i completini perfetti (Girl band) o quando uno è naturale è naturale (Wooden Chicks) tra l’altro questo motivetto niente male
Non mi chiedermi l’orgasmo che non so come si scrive Non mi chiedermi se ho sexy più la fronte o le gengive Non mi chiedermi di coniugarti i verbi non li so “se li avrei saputi mo’ te l’imparavo” Non mi chiedermi di amarti con le tecniche orientali Non cercare di sorprendermi all’incrocio dei miei pali Non mi chiedermi di rivelarti dove ho il punto G con il mio alfabeto arrivo fino a F
Rit. (Girl band) Belle ragazze con le gambe perfette (Wooden Chicks) noi siamo tope dalle vedute strette (Girl band) sinceramente non capisco chi ci biasima (Wooden Chicks) nei nostri play-back ci mettiamo l’anima
(Frankie Hi in rap) Tu tipico prototipo di donna libera tutta acqua e sapone non ti dai nemmeno un’aria tu così lucida ed estera tu che sei più semplice di un mosaico con una tessera tu hai più colori di una gerbera venere berbera tu genuina come il barbera tu che non mi dai mai l’idea di aver la minima idea di quel che dai
“Se saprei” parlare senza farti diventare rosso “Se dovrei” vestire i panni senza toglierli di dosso “Se potrei” dir cose meno imbarazzanti le direi ma non sarei più gradita in una Girl…
Rit. (Girl band) Quanta spontaneità nei miei modi schietti (Wooden Chicks) le mie movenze e i completini perfetti (Girl band) o quando uno è naturale è naturale (Wooden Chicks) tra l’altro questo motivetto niente male (Girl band) Belle ragazze con le gambe perfette (Wooden Chicks) gagliarde tope dalle vedute strette (Girl band) sinceramente non capisco chi ci biasima (Wooden Chicks) nei nostri play-back ci mettiamo l’anima
Il filo del colore che volete che lega questi quattro sostantivi, per motivi che è tardi e che domani il branobag potrebbe non essere messo in onda, lo proveremo a dipanare nei giorni successivi.
Vi saluto nel frattempo con un medley..ma nemmeno perché sono due pezzi interi,
I once had a girl, or should I say, she once had me… She showed me her room, isn’t it good, norwegian wood?
She asked me to stay and she told me to sit anywhere, So I looked around and I noticed there wasn’t a chair. I sat on a rug, biding my time, drinking her wine We talked until two and then she said, “It’s time for bed”
She told me she worked in the morning and started to laugh. I told her I didn’t and crawled off to sleep in the bath
And when I awoke, I was alone, this bird had flown So I lit a fire, isn’t it good, norwegian wood.
………………………………………………………. Oh, let the sun beat down upon my face, stars fill my dreams I am a traveler of both time and space, to be where I have been To sit with elders of the gentle race, this world has seldom seen They talk of days for which they sit and wait, all will be revealed
Talk and song from tongues of lilting grace, sounds caress my ears But not a word I heard could I relay, the story was quite clear Ohh (Chorus)
Oh, oh Oh, oh
Oooh, baby I’ve been flying…Mama, there ain’t no denyin’ Oooh yeah, I’ve been flying, Mama ain’t no denyin’, no denyin’
All I see turns to brown, as the sun burns the ground And my eyes fill with sand, as I scan this wasted land Tryin’ to find….Tryin’ to find where I’ve been.
Oh, pilot of the storm that leaves no trace, like thoughts inside a dream Heed the path that led me to that place, yellow desert stream My Shangri-La beneath the summer moon, I will return again Like the dust that lufts high in June, when moving through Kashmir.
Oh, father of the four winds, fill my sails, across the sea of years With no provision but an open face, along the straits of fear Ohh (Chorus)
When I’m on, when I’m on my way, yeah When I see, when I see the way they stay, yeah
Ooh, yeah-yeah, ooh, yeah-yeah, when I’m down… Ooh, yeah-yeah, ooh, yeah-yeah, well I’m down, so down Ooh, my baby, oooh, my baby, let me take you there
Siamo a un passo molto corto dal branobag in diretta. Questo è stato registrato ieri sera in un live a Grosseto, le cui premesse erano spiegate in questo articolo. Nel segmento reggae freestyle della serata, a cura del dinamico Samba Governatore, abbiamo sentito anche Three Little Birds, One Love e -imprescindibilmente- No Woman No Cry.
Qua Samba ha lanciato una Waiting in Vain in cui parte in versione cover, e poi da 2’20” circa va ad improvvisare.
p.s. Presenti in parti diverse della serata anche Jack O’Malley e Wolfgang Scheibe dalle Jug Band Colline Metallifere.
Vi siete mai chiesti quanta musica esiste? Avete mai provato a contare (e magari nel frattempo cantare) le canzoni che conoscete ?
Queste cose una volta si facevano nei viaggi in autostrada: c’erano meno autoradio! e poi si passava al gioco dei colori delle macchine o delle targhe…poi però il viaggio finiva o c’era la merenda, e il censimento si interrompeva.
Ma torniamo a LA MUSICA:
Nel corso di Analisi I ti spiegano che quando arrivi a contare tanto, oltre l’infinito, esistono sistemi di numerazione superiori. “Aleph con zero“, le potenze del numerabile, i numeri transfiniti e cose del genere. Magari si potrebbero contare e cantare canzoni usando i numeri transfiniti (Marrazzo: cuidado!).
Ma forse è sbagliato affrontare la domanda in modo analitico-matematico. Io non so quante canzoni conosco, e non so nemmeno sicuro che mi interessi saperlo.
“E’ matematico” che se vi trovate con uno che sfodera un “aifoun” (iPhone) con una playlist da 1 Terabyte, arriverete alla fine e direte: “ma poi la conosci quella che fa da-da-da-de-de-du” ? Indipendentemente dalla risposta di quell’altro, sarà certamente un pezzo che non sta sull’aifoun (devo rimettere la traduzione ?).
L’altra cosa che mi piace pensare, è che se effettivamente vi metteste a contare -e un poco a cantare- una per una tutte le canzoni che conoscete, arriverete a un punto, che si colloca su quella linea dell’orizzonte che vedete la mattina appena usciti di casa alle 05.00, oppure mentre state rientrando alla stessa ora da attività notturne, in cui cambierà la forma dell’esercizio, e vi scoprirete compositori: sarete voi stessi a comporre canzoni nuove, nella fusione di ritornelli allegri, attacchi “cattivi”, e assoli magistrali, oppure anche creando brani nuovi.
Forale della màvola: di Wilson Pickett – the land of 1000 dances, in una versione afro-punk che trasmette energia “abbestia” (come dicono dalla FI-PI-LI in giù).
Il concorso legato al video di oggi è: quanti uomini bianchi (caucasian) trovate in questo documento del 1966 ? Sapete dove mandare la risposta.
1-2-3
1-2-3
Ow! Uh! Alright! Uh!
Got to know how to pony
Like Bony Maronie
Mash potato, do the alligator
Put your hand on your hips, yeah
Let your backbone slip
Do the Watusi
Like my little Lucy
Hey! Uh!
Na na-na-na-na na-na-na-na-na-na-na-na-na-na na-na-na-na
I need somebody to help me say it one time
(Na na-na-na-na na-na-na-na-na-na-na-na-na-na na-na-na-na)
Wo–ow!
[Saxophone solo]
Wow! Uh! You know I feel alright! Huh! I feel pretty good y’all
Uh! Huh!
Na na-na-na-na na-na-na-na-na-na-na-na-na-na na-na-na-na
Come on y’all, let’s say it one more time
(Na na-na-na-na na-na-na-na-na-na-na-na-na-na na-na-na-na)
Ooow!
Playing, it is a habit
With long tall Sally
Twistin’ with Lucy
Doin’ the Watusi
Roll over on your back
I like it like that
Do that Jerk-uh
Watch me work y’all
Ow! Do it!
Wow! Do it!
Just watch me do it
L’aspetto interessante di avere amici con progetti musicali è che oltre a mettere pezzi di altri, ci puoi mettere quelli di loro (sia cover che pezzi originali). Per esempio stamattina Jack O’Malley a colazione mi ha suggerito questa, nella versione della Jug Band dalle Colline Metallifere:
Sognando il Vaticano (via via eseguita da Zoocafè, Etruschi from Lakota, e Jug Band Colline Metallifere)
Ieri mi son sognato il Papa alla finestra, quattro cardinali che scuotevano la testa
c’erano gli Hare Krishna arrotolati sopra il fango mentre un prete scatenato ballava anche un tango
venne anche Maometto, Allah e la montagna, erano compiaciuti di questa gran cuccagna
Buddha in grande forma su una strana piattaforma regalava i gelati ai sani e agli ammalati
ieri mi son sognato il Papa alla finestra, con quattro cardinali che scuotevano la testa
sopra il cielo del Vaticano Gesu’ Cristo in deltaplano volteggiando fu abbattuto da un aereo americano
Alcuni di voi avranno visto il film di Paolo Sorrentino “L’uomo in più”. Se non l’avete visto, stessa storia del film di Amélie: provate a guardarlo prima della fine dell’anno.
Nel film una delle storie che si intrecciano è quella di un giocatore di calcio che ha la visione di uno schema in cui la somma delle parti dei vari componenti della squadra è superiore alla “somma algebrica” delle possibilità dei singoli. Come se in campo ci fosse, appunto “l’uomo in più”.
Il protagonista avrà mai pensato che a volte questi schemi si possono determinare con un uomo in meno ? Qualche giorno fa una cantautrice di origini siciliane ma emigrata da anni nella pianura del fiume Po mi diceva appunto che il suo progetto musicale si è “auto-rilanciato” dopo mesi o forse anni di stasi nel momento in cui il gruppo si è ridotto (comunque rimanendo un gruppo di più persone).
Vi saluto con un brano fresco come l’aria del 17 settembre sul lago Maggiore di mattina, interpretato da Clem Sacco, non il primo punk della storia musicale italiana. Pare che in una esibizione al teatro Smeraldo a Milano si sia messo in mutande. Ed era prima della guerra del Vietnam (o al massimo nella prima parte di questo evento).
Girata da Dario Canal il 18/7/2018 prima del concerto all’Enoteca Ampeleia degli Amish from Jack White (in cui poi comparvero alla sezione ritmica anche Wolfgang Scheibe e Jack O’ Malley, della Jug Band dalle Colline Metallifere che era li’ li’ per essere lanciata).
Was all the summer, and all the fall, Just trying to find my little all in all But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
Was in the spring, one summer day Just when she left me, she’s gone to stay But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
An’ you come here runnin’, holdin’ up your hand Can’t get me a woman, who can just kill a man But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
It have been days, I didn’t know your name Why should I worry and prayer in vain But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
Goin’ to the station, down in the yard Gone get me a freight train, worked some, got hard But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
The lonesome days, they have gone by Why should you beg me and say goodbye But now she’s gone, I don’t worry I’m sitting on top of the world
Una signora polacca mi spiegava ieri che quelle storie che si fa beneficenza raccogliendo un metro cubo di tappi di plastica, che poi qualcuno compra la sedia a rotelle sono sì vere, ma non servono solo a quello. Mi diceva che in questo modo i tappi vengono separati dalle bottiglie, per cui così si garantisce che i due tipo di plastica vadano in posti diversi, e soprattuto le bottiglie vengono buttate senza tappo, così nei compattatori si è sicuri che escano schiacciate. Signora polacca: grazie per avermi illuminato!
Per ora vi salutiamo da questa parentesi polacca con cose da intenditori (e sempre pensando a Eva di Cagliari che chiedeva più funky ’70-’80):
Dopo un incontro proposto da Lapo Marliani dei Matti delle Giuncaie nel mese di maggio 2015, ebbi modo di organizzare per le “Sister” un incontro sull’ottava rima, procurare una data alla festa estiva di Palazzetto, frazione di Chiusdino, e incrociarle in varie occasioni, di cui l’ultima ieri sera poco fuori Grosseto.
Per questioni di giornata lunga, non ho avuto modo di seguire il concerto di ieri, e quindi sorge l’obbligo di passare un brano di loro, ripreso e montato giusto da Giancarlo da Miele e Jack O’Malley nel novembre del 2015 a Milano. Raccontavano che il pezzo fu scritto nel primissimo dopoguerra a Livorno:
base della traduzione da http://www.antiwarsongs.org/confronta.php?id=749&ver=5188 con adattamenti di Jack O’Malley