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branobag del 9/3/19: Mezzogiorno di grano

Stamani ho incrociato all’edicola Jack O’Malley insieme a Colangelo e mi raccontavano del concertone di ieri sera al Pub dei Fantasmi di Massa Marittima (GR). Pare sia stato un crescendo musicale, sia di numero di elementi sul palco che di energia sonora. Partiti in tre come Amish from Jack White (duo con Simone Bravi annesso alla batteria), dopo 40 minuti sono comparsi JOM (alla chitarra anziche’ alla batteria come di solito nella Jug Band Colline Metallifere) e Wolfgang (chi lo scalza dal suo basso monocorda?). Dopo un’altra mezz’ora e’ comparso Samba Governatore, che ha portato la vena reggae improvvisata. Poi passavano di li’ Piro e Simone degli Etruschi from Lakota. E insomma alla fine erano in otto. Fra gli altri pezzi, e’ passata una versione di 10 minuti di Mezzogiorno di grano (dall’album Non ci resta che ridere, degli Etruschi from Lakota), ed e’ stata cosa buona, per cui ve la ripropongo in una registrazione fatta da pibinko nel luglio 2015 durante una prova:

Giovani ragazzi con in testa le bombe
mi dicono che dovrei cambiare discorsi
guarda dove sorge il sole
guarda qualche volta l’orizzonte

baby don’t you do it

Ed io con in bocca una spiga di grano
mi chiedo perché dovrei guardare lontano
ho qui i miei polli
Io da qui caccio cani neri

Verbi su parole e nessuno nei campi
a dimostrare che qualche volta ho torto
Guarda che arriva l’inverno
guarda dove stai sbagliando

Strade sterrate percorse dai muli
mi conto ancora tutti quanti i passi
attento a non mangiarli
attento a non calpestarli

Take a look (have a look)
Where comes the sun
Sometimes have a look where comes the sun

Take a look (have a look)
Where comes the sun
Sometimes have a look to the horizon

branobag dell’8/3/19: un sacco bbello

[originale 13/9/2012]

…dalla suite dell’ottavo piano in una grigia mattina di Cracovia, si medita con Piotr e Tomek sui destini incrociati di due popoli che negli ultimi cento anni (almeno) hanno avuto forti problemi di identità: Italia e Polonia (Polska). Il carissimo amico Daniele, esperto di preclara fama in storia dell’amministrazione e degli eventi a cavallo dell’8 settembre 1943, la prima volta che gli raccontai che avevo dei colleghi polacchi nel mio nuovo impiego mi disse: “grandissimo! I polacchi furono tra i più impegnati a Monte Cassino”. Non lo sapevo. Ora lo so. E il saperlo cambia! …sapevatelo anche voi su branobag channel: http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=038

Il tutto sul sottofondo di Beck….o dal vivo:



o in studio –

Songwriters: STEPHENSON, CARL / HANSEN, BECK
In the time of chimpanzees I was a monkey
Butane in my veins so I’m out to cut the junkie
With the plastic eyeballs, spray paint the vegetables
Dog food stalls with the beefcake pantyhose
Kill the headlights and put it in neutral
Stock car flamin’ with a loser and the cruise control
Baby’s in Reno with the vitamin D
Got a couple of couches sleep on the love seat
Someone keeps sayin I’m insane to complain
About a shotgun wedding and a stain on my shirt
Don’t believe everything that you breathe
You get a parking violation and a maggot on your sleeve
So shave your face with some mace in the dark
Savin’ all your food stamps and burnin’ down the trailer park

Yo, cut it.

Soy un perdedor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(Double-barrel buckshot)
Soy un perdidor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
[ Lyrics from: http://www.lyricsfreak.com/b/beck/loser_20015293.html ]
Forces of evil in a bozo nightmare
Banned all the music with a phony gas chamber
‘Cause one’s got a weasel and the other’s got a flag
One’s got on the pole shove the other in a bag
With the rerun shows and the cocaine nose job
The daytime crap of a folksinger slob
He hung himself with a guitar string

Slap the turkey neck and it’s hangin from a pigeon wing
You can’t write if you can’t relate
Trade the cash for the beef for the body for the hate
And my time is a piece of wax, fallin’ on a termite
That’s chokin on the splinters

Soy un perdedor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(Get crazy with the Cheeze Whiz)
Soy un perdidor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(Drive-by body pierce)

Yo bring it on down
Sooooooy…
(Soy un perdedor I’m a loser baby, so why don’t you kill me?)
(I’m a driver, I’m a winner; things are gonna change, I can feel it.)

Soy un perdidor

I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(I can’t believe you)
Soy un perdidor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
Soy un perdidor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(Sprechen sie Deutches, baby)
Soy un perdidor
I’m a loser baby, so why don’t you kill me?
(Know what I’m sayin?)

branobag del 7/3/19: Mondo piccolo o persone grandi?

[originale del 21/9/12]

Sul recente branobag con Daniele Silvestri, Giorgio dalla zona di Paullo -che ringraziamo- scriveva nel 2012: “Sono molto prevenuto verso quello che è oggigiorno “artisticamente made in italy”. Sono un rompicoglioni.. Giorgio…che dire: sei molto prevenuto verso quello che è oggigiorno “artisticamente made in italy” e sei un rompicoglioni. Va bene, è legale e non è fuori dal codice etico di alcun ordine professioanle che io conosca…ma curati la bronchite ;)

………………………………………………..

poi:

La memoria delle dimensioni di cose, animali e parti del paesaggio dipende dall’età in cui si è vista la cosa, l’animale o il paesaggio.

Vi è mai capitato di raccontare cento volte in età adulta di quella spiaggia dove andavate da piccini, con degli scogli alti come persone. Poi ci siete tornati l’estate scorsa (o in via di scorrimento, via!) e sono scogli di un metro ? Solo che voi ci siete stati nel 1973 ed eravate alti 70 centimetri.
L’altra considerazione che mi è capitato di fare, in risposta all’ennesimo “il mondo è piccolo” detto da qualcuno in riferimento all’ennesimo caso di coincidenza in un incontro di gente che mai secondo logica (quale ?) si sarebbe potuta incontrare è stato… ma è il mondo che è piccolo, o sono le persone che sono grandi ?
Il ragionamento proseguirebbe, ma sono le sette-e-zero-sette…l’ora dell’agente segreto sbagliato, per cui passiamo à la musique.

Sul tema persone grandi/mondo medio/animali piccoli ecc, lo spunto è per un grandissimo Eddie Vedder, in una interpretazione di “Hard Sun” un po’ alternativa…a metà tra la performance oltre Jodorowski, la recita di fine anno al liceo e un qualcosa di cui mi sfugge il nome in questo momento ma potrebbe essere un sostantivo che esprime il concetto di “Eddie, vieni a suonare gratis da noi ?” e lui “Perché no ?”. O comunque di un’atmosfera rilassata, pur essendoci tanta ggente e tante cose che si muovono nel video. Magari sbaglio, ma a me dà questa sensazione…ed è quella che mi serve stamattina…se serve anche a voi, servitevi!

Lyrics to Hard Sun :
When I walk beside her
i am the better man
when I look to leave her
I always stagger back again
once I built an ivory tower
so I could worship from above
and when I climbed down to be set free
she took me in again

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

when she comes to greet me
she is mercy at my feet
when I see her pin her charm
she just throws it back again
once I sought an early grave
to find a better land
she just smiled and laughed at me
and took her blues back again

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

when I go to cross that river
she is comfort by my side
when I try to understand
she just opens up her eyes

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

once I stood to lose her
when I saw what I had done
bound down and flew away the hours
of her garden and her sun
so I tried to warn her
i’ll turn to see her weep
40 days and 40 nights
and it’s still coming down on me

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

branobag del 6/3/2019: Suo nare, suo nare

Si mescolano le riedizioni dei bb storici con situazioni fresche (che a loro volta si incrociano con memorie di ascolto degli anni ’80).
Questa e’ passata ieri sera verso il finale della trasmissione in cui e’ passata una breve intervista sulla Jug Band dalle Colline Metallifere, ed era molto tempo che non l’ascoltavo. Sotto una versione dal vivo, affiancabile a quella da studio (praticamente uguale, con qualche archetto in piu’ e la chitarra effettata in modo leggermente diverso).

Ricordiamo che Franz di Cioccio nella prima formazione era alla batteria, e passo’ alla voce (ma sempre con le bacchette a portata di mano) dopo un po’. Sul senso della musica, Pino Daniele scrisse “Musica, musica”, la P.F.M. ha fatto:

Starsene a casa, a che fare?
Quello che ciondola
ma non gli va di restare
leggo un giornale, sempre uguale.

Ho gli occhi che mi fanno quasi male
a forza di vedere fuori
sempre gli stessi colori
qui per sognare mi tocca dormire
o come sempre, suonare suonare.

Stringo fra i denti le labbra e miei pensieri
ricordo come ero ieri
ma perché poi dovrei dimenticare
quel gioco d’oltre mare
no no, non ci sto, salgo su un auto che
mi porta via via via….
e allora si, torno a girare là
dove c’è musica….

Fuori a passeggio su un prato
senza fiato,
lei che mi aveva avvertito
ma io non le ho creduto
qui per sognare mi tocca dormire
O come sempre, suonare e suonare.

Stringo fra i denti le labbra e miei pensieri
ricordo come ero ieri
ma perché poi dovrei dimenticare

branobag del 5-3-19: contare e cantare (e che cosa sei…professore di matematica ?)

[originale 11/9/12]

Notevole batucada. la dimensione che piace a noi. musica da camera, senza deputati, magari con qualche imputato. nessuno sputato. sosia di fabio, libri sulla radio, radio con bilancia, donato senza pancia.

Chi si ricorda di Kunta Kinte ? (“Say your name, nigger”, “My name is Kunta Kinte”, “Your name is Toby boy”, “My name is Kunta Kinte”…e giù mazzate).

se poi volete risentire la versione ufficiale, comunque molto gradevole e col suono fatto bene, beccatevi la pubblicità del cosmetico, e poi via: http://youtu.be/–FAhDMhJSo

Artista: Daniele Silvestri
Album: Livre Transito
Titolo: Kunta Kinte

Conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto
Conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto

(conto quanto) conto quanto (kunta kinte) kunta kinte
(e in quanto kunta kinte canto) canto
(conto quanto) conto quanto (kunta kinte) kunta kinte
(e in quanto kunta kinte canto) canto

Conto quanti anelli mi dividono
dai piendi di quelli avanti che mi guidano
vedi sono quanti quelli che mi legano
agli altrettanti piedi che mi seguono

Riconoscendo il nesso matematico
calibro il passo giusto in modo pratico
prima più lento.. e poi recupero
rapido accelero valuto

Il vincolo fisico e ritmico
equidistante tra il minimo e il massimo
centro nevralgico e punto di transito
tramite il flusso di dati comuni e poi quindi mi libero

Conto quanti passi si ripetono
e quanti passi sotto si propagano
i piedi sono tanti quanti se ne sentono
solo a ricordarli e già salito il numero

Riconoscendo il fatto come epico
calibro il gesto
giusto in modo clinico
prima più lento.. e poi recupero
prima c’è il vento.. e dopo arrivano

Sono primo io e sono l’ultimo
Sono primo io e sono l’ultimo
è un fatto tipico
concetto cinico
diplomatico
perciò
parole su parole
su milioni di parole
come cellule si scontrano
si moltiplicano
conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto

Conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto
Conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto

(conto quanto) conto quanto (kunta kinte) kunta kinte
(e in quanto kunta kinte canto) canto

L’unico miracolo politico riuscito in questo secolo
e avere fatto in modo che gli schiavi si parlassero
si assomigliassero
perché così faceva comodo per il mercato unico e libero.

Però così succede che gli schiavi si conoscono, si riconoscono
magari poi riconoscendosi
succede che gli schiavi si organizzano
e se si contano allora vincono.

Catene di catene, su catene di milioni di catene
come fili di un lunghissimo telefono
come reticolo pieno di traffico
e nessunissimo bisogno di semaforo.

Sulla mia schiena è stato tatuato un numero.
La mia catena è come un filo del telefono.
La mia condanna è che se mi fermo mi uccidono.
La mia fortuna è che sto camminando in circolo

Sono primo io e sono l’ultimo
Sono primo io e sono l’ultimo
è un fatto tipico
concetto cinico
diplomatico
perciò
parole su parole
su milioni di parole
come cellule si scontrano
si moltiplicano
conto quanto kunta kinte
e in quanto kunta kinte canto

(conto quanto) conto quanto (kunta kinte) kunta kinte
(e in quanto kunta kinte canto) canto
(conto quanto) conto quanto (kunta kinte) kunta kinte
(e in quanto kunta kinte canto) canto (rip. x 4)

branobag del 4/3/19: si sente musica nell’aria

[originale del 10/9/2012]

Il favoloso mondo di Amélie è un film che molti di voi hanno visto, e che però almeno il 15% di voi non ha visto. Caro 15% di voi: andate a vedere Amélie. Fatevi prestare il DVD dal vicino, fate quello che vi pare. Guardatelo. Nel film, verso il finale (che non sciuperemo raccontando questo pezzo) viene a un certo punto mostrata una sequenza video in cui, tra le altre, compare l’artista che vi proponiamo oggi. Sempre nella stessa sequenza, ci sono tre secondi di un vecchio che balla su una gamba sola, sempre cose da Delta del Blues (o Blues del Delta?)…però non sono riuscito a rintracciare ancora la fonte…magari avete qualche idea.

Nel frattempo, godetevi questo inno alla musica, e non chiedetemi perché, nella versione italiana del titolo del film di Amélie, “destin” è diventato “mondo”.

Per il testo, vi rimando alla pagina di Wikipedia che spiega anche come interpretare questo classicone gospel.

Curiosità

  • Il nomignolo in italiano della chitarra usata dalla sorella Tharpe è diavoletto
  • Uno dei coristi poteva staccare il cavo della chitarra col piede, ma negli anni 1960 la normativa sulla sicurezza in America forse non era così spinta ?

branobag del 3/3/19: Sogni e bi-sogni

[originale del 30/10/2012]

Se chi dorme non piglia pesci, chi non dorme mai, non è facile che gli pigli nemmeno lui!

Doppio sogno è un romanzo o racconto, non ricordo veramènte bbene, di Arthur Schnitzler da cui, si mormora, è stato liberamente tratto il film aisz uaid sciat di Stanlei Cubric.

Io vidi il film (senza capirlo troppo allora) e non lessi ancora il romanzo-racconto, ma la condizione degli occhi chiusi e sbarrati credo di conoscerla un po’…me ne parlava il mio amico Flavio.

è quella condizione in cui puoi dormire e sognare una spigola al sale da fabrizietto, con contorno di cozze fritte…

Tramonto invernale su Cagliari dal Bastione di St. Remy…piu’ o meno.


poi ti svegli e, camminando per la strada provinciale vedi (e potresti toccare se avessi una scala) uno squalo fluttuante nell’aria, e sarà vero, cioè potrai fermare chiunque stia passando di lì, e dirli “lo vedi uno squalo fluttuante nell’aria”, e quella persona dirà “sì”, e potrà “toccarlo con mano” anche quella persona. A Flavio è successo.

Penso che i doppi sogni siano strettamente collegati ai bisogni: se qualcosa ti serve sopra a tutto, non sarà difficile che tu lo cerchi (e lo trovi) in ogni momento che sei “sveglio” (secondo il canone comune dello essere svegli), e anche quando dormi e stai “sognando” (secondo il canone comune del sognare).

A prossimi capitoli altre cose accadute nei sogni, se no mi dicono che mi dilungo. Un grandissimo Don Backy, vestito nel 1975 circa come molti cantanti turchi pop di oggi (grandissimi anche loro: grandissimo Tarkan!), ci canta un pezzo in cui si parla, per
esempio di “azioni non esatte”. Grandissimo.

Sempre importante la versione di Mina

Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente
avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo
poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco
Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo
Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi
Non ho futuro, né presente, e vivo adesso eternamente
il mio passato é ormai per me, distante
ma ho tutto quello che mi serve, nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno, e non capisco perché piango
Non so che cosa sia l’amore / E non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta / Chi mi accudisce e mi sostenta
Ma ogni tanto sento che, gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni, non esatte
d’un tratto sento quella voce, e qui incomincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare, la mente mia sta per scoppiare
E spacco tutto quel che trovo / Ed a finirla poi ci provo
Tanto per me non c’è speranza / Di uscire mai da questa stanza
Sopra un lettino cigolante, in questo posto allucinante
io cerco spesso di volare, nel cielo
non so che male posso fare, se cerco solo di volare
io non capisco i miei guardiani, perché mi legano le mani
E a tutti i costi voglion che / Indossi un camice per me
Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango
Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione
un’ombra chiara mi attraversa, la mente
le mani forte adesso mordo e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano, qualcuno mi diceva: ‘t’amo’
In un addio svanì la voce / Scese nell’animo una pace
Ed è così che da quel dì / Io son seduto e fermo qu

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/D/testi_canzoni_don_backy_5312/testo_canzone_sognando_197059.html
Tutto su Don Backy: http://www.musictory.it/musica/Don+Backy

branobag del 2/3/19: Maronna mia! le iperstatiche…

[originale del 4/9/12]

Cari branobagsters,

Scusate per il ritardo con cui perviene la presente. Ritardo ritengo giustificato da alcuni impegni per capire come far partire una collaborazione importante.

Detto questo, per non fare come John Travolta e Samuel L. Jackson con il Signor Wolf di Pulp Fiction…torniamo a voi:  il brano di oggi è a richiesta. Da Eva di Cagliari e da Elisabetta da Siena, più Carlo di Catania.

Una cosa complessa, ma càpita e va capìta…

Eva chiede più funky anni settantaottanta per preparare meglio un esame – Elisabetta chiede cose per asciugare la pioggia e le noie burocratiche, Carlo chiede più brani in italiano per problemi (facilmente superabili) con l’inglese.

Per una, facevo una dedica, per due, una duedica, per tre sono spiazzato e ho fame. Comunque…fatta la somma, ecco il risultato…1+1+1 = maronna mia di Pino Daniele quando era Pino Daniele.

La versione in studio è più simpatica secondo me, ma questa è seria e wild al punto giusto. Ridateci Lionello de Sena.

https://www.youtube.com/watch?v=DlIcmthqBvM

Maronna mia Maronna mia
Se so’ arrubato ‘e sordë
Comme faccio comme ‘a metto a nomme
So’ state duje guaglioni muccusielli
S’hanno arrubbato ‘e sordë e pure ‘aniellö
Maronna mia Maronna mia
Era ‘a primma mesata
Chi ce ‘o dice ‘a casa
Si ll’ancappo? Si ll’ancappo
Saje che succede
Nce faccio ‘o mazzo tanto!
Maronna mia Maronna mia
Era chillu guaglione
Ueh! viene ccà, viene ccà, nun fa’ l’indiano
Che faje abbedè ca nun saje niente
Ce stava tutta chesta gente
Ma che succede, chesta gente nun me vò
aiutà’
E’ gente ‘e niente
E’ gente ‘e niente

branobag dell’1/3/19: trasporto pubblico locale, antichi saperi, e nuovi sapori.

originale del 4/9/2012

L’estratto di video che vi propongo oggi è tratto da un concerto tenuto per il quarantennale della Atlantic Records, nel 1988.
In Italia l’evento venne proposto in differita…mi pare da MTV…o forse da altra emittente.

Comunque: la visione di questo concerto fu per me molto formativa musicalmente…ripassarono nomi stranoti del rythm and blues, nomi ignoti che suonavano motivetti noti -tipo questo- e poi nomi ignoti che suonavano motivetti molto ignoti e molto “avanti” (o meglio: aaaavvanti, essendo oggi mentalmente a Cagliari). Ce li teniamo buoni per prossimi brani bag.

Il raffreddore pesante mi richiama alla sintesi, per cui bando alle cance e avanti con le chances: varrà più il trasporto pubblico locale in zone rurali, il treno intercity, o la bicicletta ? Lo sapremo in autunno.

Il testo di questa canzone è molto semplice. Azzardo una traduzione:

pick | rac-
up | -catta
the | i
pieces | pezzi

buon ascolto, per chiudere la settimana sull’onda funky anni ’70-’80…perdendovi tra riff di chitarra in punta di piedi, fraseggi di fiati come nelle descrizioni di Kerouac on the road, , e ognuno a raccattare i suoi pezzi per il fine settimana!

pib.

branobag del 28/2/19: L’U.C.E.

[prima edizione del 4/9/2012, in procinto di partire per Bielsko-Biała]

…dzień dobry (buongiorno in polacco – leggi più o meno “gin dobre”)…

[comunicazione di servizio: sei un ragazzo/a volenteroso/a interessato a imparare la nobile arte della panificazione con cottura in forno a legna costruito 50 o 60 anni fa e costato 30.000 lire di allora ? scrivici]

il non-concorso (o meglio, il “conco(r)so”) del 22/2/19 fu vinto da Mercedes da Cagliari, che sulla base del “du-du-du-remember du-du-du-September” ha riconosciuto: The Air of December di Edie Brickell and the New Bohemians. Provate a sentire se il du-du-du vi torna.

Ma oggi, in procinto di andare a San Vincenzo (LI) a parlare e suonare di luce e buio, l’onore-onere di rispolverare un classicone pop italiano di una che in dieci anni non ha cambiato troppo modo di vestirsi:

Oltre al testo, che nella mia lettura è un verbale di una giornata qualunque, della canzone mi è sempre piaciuta la base “liquida”…fra bassi e tastiere è come se ci fosse qualcuno che suona battendo le mani sull’acqua. Avremo modo, se vi farà piacere, di ascoltare altre canzoni “liquide”.

Interessante anche la performance sanremese…gli stacchi troppo lunghi prima e dopo l’esecuzione potrebbero essere oggetto di tesi di sociologia o DAMS, ma soprattutto (mia domanda da ignorante): a cosa servivano quelle pedaliere ai suonatori di archi ?

Stasera provate a guardare il tramonto a nord-est, poi fateci sapere cosa avete visto.