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branobag del 27-2-2019: It’s the end of the world (as we know it)/E’ la fine del mondo (per come lo conosciamo)

prima edizione: 21/9/15

20150917-exarchia1
Atene, quartiere Exarchion

Andando a controllare due riferimenti in rete per il testo di questa canzone ho trovato il sito di un fine intellettuale che sostiene che su questo brano si potrebbe fare una tesi di dottorato.

E’ possibile, oppure si potrebbe solo ascoltare e respirare, ignorando i riferimenti più o meno subliminali a tutta una serie di episodi legati agli cultura e cronaca USA nel decennio in cui la canzone è stata composta (è del 1987) e vedere se ti arriva la “base” che c’è dentro.

Il mitico Liga, che non potrò mai dimenticare per due o tre canzoni (anzi: prima o poi una vi tocca) provò a rifare questo pezzo intitolandolo “A che ora è la fine del mondo” e mettendo al posto di “…and I feel fine” il verso “che rete è”.

non ci ha voluto mettere ” … e ci sto be-nee….”, che dava il senso della canzone originale.

così l’hanno fatto diventare un pezzo che parla del ruolo della televisione, mentre il titolo vero indica che Michael Stipe voleva parlare di un’altra cosa.

That’s great, it starts with an earthquake | Ganzo – si comincia con un terremoto
Birds and snakes, an aeroplane, and Lenny Bruce is not afraid | uccelli e serpenti, un aeroplano, e Lenny Bruce non si spaventa

Eye of a hurricane, listen to yourself churn | occhio del ciclone, ti ascolti a rigirare il mestolo
World serves its own needs, don’t misserve your own needs | il mondo serve i proprio bisogni, tu non servire male i tuoi
Feed it up a knock, speed, grunt, no, strength | dagli un colpetto, velocità, grugnito, no, forza
The ladder starts to clatter with a fear of height, down, height | la scala comincia a fare rumore con una paura dell’altezza, giù, altezza
Wire in a fire, represent the seven games | filo un un fuoco, rappresenta i sette giochi
And a government for hire and a combat site | e un governo a nolo e un posto per un combattimento
Left her, wasn’t coming in a hurry with the Furies breathing down your neck | l’hai lasciata, non stava venendo in fretta con le Furie che ti fiatavano sul collo

Team by team, reporters baffled, trumped, tethered, cropped | squadra per squadra i reporter sconcertati, fregati, legati a un filo, spuntati
Look at that low plane, fine, then |guarda a quell’areo in basso, ottimo, poi
Uh-oh, overflow, population, common group | oh-oh, eccedenza, popolazione, gruppo comune
But it’ll do, save yourself, serve yourself | ma ci si farà andar bene, salvati, serviti
World serves its own needs, listen to your heart bleed | il mondo serve i propri bisogni, ascolta il tuo cuore sanguinare
Tell me with the Rapture and the reverent in the right, right | dimmi con l’estasi e i riverenti alla destra, va bene
You vitriolic, patriotic, slam fight, bright light | la tua lotta improvvisata, patriottica e a vetriolo, con una luce abbagliante
Feeling pretty psyched | ti senti abbastanza di fuori

It’s the end of the world as we know it | è la fine del mondo, per come noi lo conosciamo
It’s the end of the world as we know it
It’s the end of the world as we know it, and I feel fine | … e ci sto bene

Six o’clock, TV hour, don’t get caught in foreign tower | sono le sei, l’ora della TVA, non farti prendere nella torre straniera
Slash and burn, return, listen to yourself churn | sfregia e brucia, ridagliele, ascoltati mentre ti agiti
Lock him in uniform, book burning, bloodletting | chiudilo in un’uniforme, bruciando libri e facendo sanguinare
Every motive escalate, automotive incinerate | amplifica ogni movente, incenerisci i semoventi
Light a candle, light a motive, step down, step down| accendi una candela, accendi un movente, scendi giù, scendi giù
Watch your heel crush, crush, uh-oh | guarda il tuo tacco spiaccicare
This means no fear, cavalier, renegade and steering clear | questo significa niente paura, altezzoso, rinnegato, e girando alla larga
A tournament, a tournament, a tournament of lies | un torneo, un torneo, un torneo di bugie
Offer me solutions, offer me alternatives, and I decline | offritemi soluzioni, offritemi alternative, e io dico di no

It’s the end of the world as we know it (I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it (I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it, and I feel fine (It’s time I had some time alone) | ….(è ora che passi un po’ di tempo da solo)
I feel fine (I feel fine)

It’s the end of the world as we know it (It’s time I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it (It’s time I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it, and I feel fine (It’s time I had some time alone)

The other night I dreamt a nice continental drift divide | l’altra notte ho sognato la linea di separazione di una bella deriva continentale
Mountains sit in a line, Leonard Bernstein | tutte le montagne sedute in fila, Leonard Bernstein
Leonid Brezhnev, Lenny Bruce, and Lester Bangs | Leonid Brezhnev, Lenny Bruce, e Lester Bangs
Birthday party, cheesecake, jellybean, boom | festa di compleanno, cheesecake, caramelle di gelatina, bum
You symbiotic, patriotic, slam but neck, right? Right | il tuo collo simbiotico patriottico ….

It’s the end of the world as we know it (It’s time I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it (It’s time I had some time alone)
It’s the end of the world as we know it, and I feel fine (It’s time I had some time alone)
…..

(It’s time I had some time alone)

branobag del 25/2/19: derive (o The River?)

Interessante esperimento di cover “etnografica” di “Quando i bambini fanno ooh” di Povia.

Partendo dallo spunto dell’adattamento del titolo, rilegge in chiave coatta tutto il brano del controverso cantautore e blogger milanese, citato anche da Giancane in una delle sue ballate piu’ coinvolgenti come esempio sul piano autoriale.

Tiene la linea in modo tutto sommato elegante (sic) per quasi tre minuti, poi deraglia completamente con un finale paragonabile a quello di “A trenta secondi dalla fine”. La sentii per la prima volta una decina di giorni fa, e ogni tanto mi ritorna in mente brutta come e’, forse un po’ di piu’.

branobag del 24/2/19: Detto tra noi

Sull’onda di 48 ore di full immersion nel mondo della promozione di beni culturali e siti archeologici, e dopo l’inaugurazione del micromuseo itinerante della rete pibinko.org e del relativo aperitivo…(leggi l’articolo di lancio, in attesa dell’approfondimento che seguira’ fra qualche giorno)…

…stamattina mi son svegliato con in mente questa. Dopo aver sentito citare dotti, Medici (con la M maiuscola…siamo a Firenze) e sapienti intenti a costituire uno stato generale (esperienza molto interessante dal punto di vista professionale), ragionavo di una canzone che potesse esprimere una sintesi rispetto ai tre minuti che mi sono stati concessi ieri per presentarci. A caldo mi era subito venuta in mente La disciplina della terra di Ivano Fossati, ma non volendo ripetermi dopo pochi giorni, e’ saltata fuori questa:

Detto tra noi – E. Bennato, 1973

Guarda quel castello
è tuo, è tuo se lo vuoi…
Io aprirò il cancello
e tu, tu mi seguirai…

… e dentro i viali di quel giardino, ti ci ritroverai:
ci hai vissuto per ore ed ore nei sogni tuoi…
… ed alla sorgente di acqua fatata poi ti disseterai,
ma già tu scuoti la testa, la favola forse sai…

… si, è vero!

Detto tra noi, sono solo un brigante, non un re,
sono uno che vende sogni alla gente,
fa promesse che mai potrà… mantenere.
Favole sì, ne ho contate ma tante, tante sai.
Detto tra noi, io non sono un gigante,
draghi non ne ho ammazzati mai…

Ho un progetto in mente,
un parco in ogni città.
Quanto spazio verde,
la vita per voi cambierà…

… e costruirò ponti e larghe autostrade, a dieci e più corsie
senza code a caselli, pedaggi e altre diavolerie.
… e tutta la gente che è costretta ad emigrare, a casa tornerà,
ma già scuotete la testa, più non mi credete ormai…

… si, è vero!

branobag del 22/2/19: piove, contribuente guardia!

[originale del 3/9/12, dopo una performance nei pressi di Gattatico (RE)]

[sulla base a basso volume di That’s the way I like it di KC and the Sunshine Band]

September morning di Neil Diamond ce la siamo giocata: la passavano all’Hotel Tricolore di Gaida a colazione sabato mattina…

When September ends dei Green Day è -come direbbe Corrado- wild al punto giusto, pur trattando tematiche impegnate (per gli autori). Però per me è un po’ ripetitiva.

Un terzo pezzo, mi viene in mente che fa tipo “…na na na remember…na na in September”, ma non ricordo né titolo né autore…magari viene in mente a voi (se sì, scrivete mail). [NdR 2019 e’ stato poi acclarato che si trattava di “Air of December” di Eddie Brickell]

[…alza un poco…that’s the way a-ha a-ha I like it…abbassa]

Caparezza avrebbe detto diciannove anni fa “tutto ciò che c’è, c’è già, allora nei webcast mie che si fa ? boh!”.

Ma siccome non siamo diciannove anni fa, facciamo che si un lungo fine settimana lavorativo con un invito, composto da uno che è morto sparato (così mi spiegò l’amico Blair pedalando lungo la baia di Sausalito), ad alzarsi presto la mattina e a non scordarsi dei nonni.

[…du-du-duuu-du-du-du-du-du-du….du-du-duuu-du-du-du-du-du-du….]

nel 2012 facevo “… un grande in bocca al lu po(litico) a Gavino che ha ripreso a fare po(litica). Gavi’ nun ce lascia’! Gavi’ nun ce lascia’!”…sette anni dopo, avendo lui finito un trasloco importante, lo risaluto!

[sfuma KC and the Sunshine Band…]

dei Sublime, accompagnati dal cane dalmata Yuri: What I got.

Versione originale in studio
Versione col secondo cantante, semiacustica

“What I Got”

Early in the morning, risin’ to the street | La mattina presto, mi alzo verso la strada
Light me up that cigarette and I strap shoes on my feet | mi accendo quella sigaretta e mi allaccio le scarpe ai piedi
Got to find a reason, a reason things went wrong | Bisogna che trovi un motivo per cui le cose sono andate male
Got to find a reason why my money’s all gone | Bisogna che trovi il perché ho finito tutti i soldi
I got a dalmatian, and I can still get high | Ho un dalmata, e posso sempre stonarmi
I can play the guitar like a mother fucking riot | Posso suonare la chitarra come un gran bordello

Well, life is (too short), so love the one you got | Be’, la vita è (troppo corta), per cui amate la persona che avete
‘Cause you might get run over or you might get shot | Ché potreste essere investiti o potreste farvi sparare
Never start no static I just get it off my chest | Non dare mai le scosse – Io me le levo sempre dal petto
Never had to battle with no bulletproof vest | Non ho mai dovuto fare una battaglia senza giubbotto antiproiettile
Take a small example, take a tip from me | Prendi un piccolo esempio, accetta un suggerimento da me
Take all of your money, give it all to charity | Prendi tutti i tuoi soldi, dalli per la carità
Love is what I got | L’amore è ciò che ho
It’s within my reach | E’ alla mia portata
And the Sublime style’s still straight from Long Beach | E lo stile di Sublime viene sempre dritto da Long Beach
It all comes back to you, you’ll finally get what you deserve | E ti torna tutto indietro, alla fine ottieni ciò che ti meriti
Try and test that you’re bound to get served | Provaci e vedrai che ti toccherà essere servito
Love’s what I got
Don’t start a riot | Non cominciate una rissa
You’ll feel it when the dance gets hot | Vi accorgerete quando il ballo si fa caliente

Lovin’, is what I got, I said remember that  | Amare è ciò che ho – ho detto ricorda che…
Lovin’, is what I got, I said remember that
Lovin’, is what I got, I said remember that
Lovin’, is what I got

(That’s) why I don’t cry when my dog runs away | Per questo non piango quando il mio cane scappa
I don’t get angry at the bills I have to pay  | non mi arrabbio per i conti da pagare
I don’t get angry when my Mom smokes pot | non mi arrabbio quando mia mamma si fuma l’erba
Hits the bottle and goes right to the rock | Si attacca alla bottiglia e va giù a terra
Fuckin’ and fightin’, it’s all the same | Fottere e lottare, e tutta la stessa cosa
Livin’ with Louie dog’s the only way to stay sane | Vivere co Louie il cane e l’unico modo per rimanere sani
Let the lovin’, let the lovin’ come back to me | Lascia che l’amare torni a me

Lovin’, is what I got, I said remember that
Lovin’, is what I got, I said remember that
Lovin’, is what I got, I said remember that
Lovin’, is what I got, I got I got I got

branobag del 21-2-2019: pensando al sillogismo in Barbara

[originale del 31/8/2012]

Insegnava il professor Vadacca (un saluto se è in ascolto!) che il sillogismo in Barbara è uno dei modi di elaborare un ragionamento secondo un processo noto a priori.
Ciò, nella testa degli spin doctor che lavoravano nelle società di consulenza di quasi tremila anni fa doveva servire ad aiutare a diffondere e proteggere la verità.
Se arrivo a una conclusione secondo un procedimento logico, la conclusione deve essere vera (o verace a Napoli). Oppure, se la conclusione è distorta (ché per come me lo ricordo ci sono anche casi di sillogismo distorto), lo sarà in modo logico.

Ci fecero l’esempio: “Il treno fischia, mio nonno fischia, quindi mio nonno è un treno”.

Mah…in tutto questo ero partito da Barbara, ed essendo quasi le 8 di mattina in Uzbekistan, sarà il caso di lanciare il pezzo di oggi (anche perché chiudere in modo logico questo, di ragionamento, alle 04.56 italiane è impegnativo).

Intepretata dagli inaffondabili-nella-memoria Who: Barbara-Ann, con un saluto da un luogo non lontano dall’appennino tosco-emiliano (con un saluto più all’emiliano che al tosco!):

Questa era la variante della serie “non-dilettanti allo sbaraglio”….visto che dura poco, vi sottopongo anche quella fatta da chi l’ha scritta, anche se in una versione rielaborata dopo oltre dieci anni di esibizioni, e vi rimando alla prossima puntata:

Songwriters: FASSERT, FRED
Ah, ba ba ba ba barbara ann
Ba ba ba ba barbara ann

Oh barbara ann, take my hand
Barbara ann
You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

Went to a dance, lookin for romance
Saw barbara ann, so I thought I’d take a chance
With barbara ann, barbara ann
Take my hand
You got me rockin and a-rollin
(oh! oh!)
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba ba ba ba black sheep

Ba ba ba ba barbara ann
Ba ba ba ba barbara ann

Barbara ann, take my hand
Barbara ann
You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

(lets go now!)
(ow!)
([…])
([…], carl.)
(hal, and his famous ashtray!)
([…])
(you smell like rocky. you’re always scratchin it.)
(hey, come on!)
(scratch it, carl, scratch it, baby, right over there.
Down a little lower. down a little lower!)
(saw– tried–)

Tried peggy sue
Tried betty lou
Tried mary lou
But I knew she wouldn’t do
Barbara ann, barbara ann
Take my hand
Barbara ann
Take my hand
You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

Ba ba ba ba barbara ann
Ba ba ba ba barbara ann
Barbara ann
Take my hand
Barbara ann
You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

Barbara ann, barbara ann
Oh, barbara ann, barbara ann
Yeah, barbara ann, barbara ann
Barbara ann, barbara ann
You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

(lets try that again. one more.)

You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

(ha ha. lets try it one more time.)

You got me rockin and a-rollin
Rockin and a-reelin
Barbara ann ba ba
Ba barbara ann

(lets try it once more.)
(one more time. more artistic flavor.)

One more time
You got me rockin and a-rollin
Barbara ann
Woah
You got me rockin
You got me rollin
Oh, barbara ann

(thank you very much, folks.)
(thanks, dean.)
(yeah, it’s not bad.)

branobag del 20/2/19: perché domani scade il MAV

[originale del 30/8/2012]

Nel gioco della bottiglia quotidiano che è il brano bag, oggi tocca a un pezzo che sentii per la prima volta in un anno indeterminato fra il 1985 e il 1995. Potremmo definirlo il “milanozoico”.
Le ère sono intervalli di tempo di cui l’inizio e la fine non sono determinati con esattezza, ma quando li guardi da una certa prospettiva vedi che delle cose erano diverse prima e dopo.
E’ interessante anche che nella definizione di alcune delle ère, la denominazione è relativa. Il mesozoico a occhio è l’èra tra il paleozoico e il cenozoico, e il “meso-” ci dice questo. Ma non è che il nome la caratterizza di per sé…è un’èra che è stata definita “perché c’era posto”…

…mi piace pensare che le ère che saranno, saranno perché hanno un’identità propria, non perché servono cuscinetti tra un periodo e un altro. Poi magari un’altra volta si parlerà di stati cuscinetto e dei posti che finiscono in -stan.

Ma torniamo al pezzo di oggi: dalla Spagna con passione…quasi un Freddy Mercury andaluso…quello che però mi resta impresso di questa performance è l’energia complessiva. Quattro minuti che secondo me corrispondono a diversi kilowatt prodotti dal pubblico.

Randy McPherson, critico musicale per il Des Moines Tribune, scrisse una decina di anni fa: “If you haven’t seen Seguridad Social live, you can’t say you have been blasted away by a musical performance“. Giudicate voi.

Penso anche che se uno spagnolo mi dice “no quiero hablar de la lucha, si no estamos preparados” vada preso con attenzione (quando si sono messi di buzzo buono a luchar, solo gli inglesi sono riusciti a rimetterli a posto, ma anche di questo riparleremo se vi farà piacere).

Esta es la letra de la canción Quiero Tener Tu Presencia interretada por Seguridad Social.
Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar del futuro, no quiero hablar del pasado.
No quiero hablar de esos niños que están tan desamparados.
No quiero hablar de la guerra, no quiero hablar del parado

Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados…

…Quiero buscar un camino que no se encuentre embarrado…
No quiero hablar del mendigo, no quiero hablar del esclavo.
No quiero hablar pero hablo y empiezo a estar ya cansado
de muy buenas intenciones sin entregar nada a cambio.

Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados…

Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados…

Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados…

No quiero que des la espalda hay que tomárselo en serio
basta de palabras, busquemos remedio.
Vamos a hacer el camino con decisión
y coraje sin pensar que el viaje llegue a su destino…

Quiero tener tu presencia, quiero que estés a mi lado
no quiero hablar de la lucha si no estamos preparados

(da: http://www.sitiodeletras.com/)

branobag del 19-2-19: per la tutela e la valorizzazione del sorriso

[prima edizione del 29-8-2012]

Lunedì pomeriggio ho partecipato a un concorso radiofonico proposto da una trasmissione carina di una delle principali emittenti nazionali. In premio, chi conduceva proponeva sorrisi. Mi sembrava una motivazione forte per provarci.

Compongo il numero verde. Trovo, stranamente, libero subito; comunico i miei dati, senza chiedere troppe informazioni (il tempo dei back-office radiofonici è prezioso). Dopo circa un’ora vengo ricontattato e messo in onda.

Scopro che il concorso è una disfida con la vincitrice del giorno prima (pensavo fosse una persona per volta). Non ero preparato a questo, e non sono al massimo della freschezza, ma ormai sono in ballo. Balliamo.

Mi viene presentata la mia avversaria: Nadia da Bergamo. Ha voce squillante (Corrado avrebbe detto “wild al punto giusto”).
Viene rimarcato che sto Grosseto (“che bello!”). Rettifico che sto nelle colline dietro Grosseto (“ccche bbbelloooo!!!”). Vorrei aggiungere qualche precisazione, ma il tempo radiofonico in onda è più prezioso di quello del back-office.

Si parte col gioco, che prevede di indovinare delle parole a partire da una definizione data da chi conduce.
Finisce due a uno per Nadia, con la terza domanda come punto decisivo, per cui mi dico di avere perso con onore.
Sul finire del collegamento, tra risatine e pacche sulle spalle, chiedo: “ma…come si fa per avere i sorrisi?”
Chi conduce mi risponde che i sorrisi arrivano via radio, o tramite la webcam.
Ringrazio e saluto.
Poi penso alla canzone del pescatore del grande Fabrizio de André, e mi dico che la prossima volta proverò a partecipare da una postazione ADSL con webcam ad alta definizione, anziché da una sedia del cinema all’aperto al cassero senese, o che forse qualsiasi sorriso dal vivo è un premio superiore a quello che potevo ricevere.

Peccato per questa volta: la radio può fare di più! Proviamoci ancora, Sam!

Avendo appoggiato i piedi su una via dalle parti del Mugnone, a Firèènze, verso le 05.30, e avendo dormito su un paio di sorrisi veri ricevuti ieri, vi propongo:

Goodbye Stranger

Songwriters: DAVIES, RICHARD / HODGSON, ROGER

It was an early morning yesterday, I was up before the dawn
And I really have enjoyed my stay but I must be moving on

Like a king without a castle, like a queen without a throne
I’m an early morning lover and I must be moving on

Now I believe in what you say is the undisputed truth
But I have to have things my own way to keep me in my youth

Like a ship without an anchor, like a slave without a chain
Just the thought of those sweet ladies sends a shiver through my veins

And I will go on shining, shining like brand new
I’ll never look behind me, my troubles will be few

Goodbye stranger it’s been nice, hope you find your paradise
Tried to see your point of view, hope your dreams will all come true

Goodbye Mary, goodbye Jane, will we ever meet again
Feel no sorrow, feel no shame, come tomorrow, feel no pain

Sweet devotion (Goodbye Mary), it’s not for me (Goodbye Jane)
Just give me motion (Will we ever) and set me free (Meet again)

And land and the ocean (Feel no sorrow), far away (Feel no shame)
The life I’ve chosen (Come tomorrow), every day (Feel no pain)

So goodbye Mary (Goodbye Mary), goodbye Jane (Goodbye Jane)
Will we ever (Will we ever) meet again (Meet again)

Now some they do and some they don’t and some you just can’t tell
And some they will and some they won’t, with some it’s just as well

You can laugh at my behaviour that’ll never bother me
Say the devil is my saviour but I don’t pay no heed

And I will go on shining, shining like brand new
I’ll never look behind me, my troubles will be few

Goodbye stranger it’s been nice, hope you find your paradise
Tried to see your point of view, hope your dreams will all come true

Goodbye Mary, goodbye Jane, will we ever meet again
Feel no sorrow, feel no shame, come tomorrow, feel no pain

Sweet devotion (Goodbye Mary), it’s not for me (Goodbye Jane)
Just give me motion (Will we ever) and set me free (Meet again)

And land and the ocean (Feel no sorrow), far away (Feel no shame)
The life I’ve chosen (Come tomorrow), every day (Feel no pain)

And now I’m leaving (Goodbye Mary), got to go (Goodbye Jane)
Hit the road (Will we ever), I say it once again (Meet again)

Yes I’m leaving (Feel no sorrow), got to go (Feel no shame)
Got to go (Come tomorrow), I’m sorry I must tell you (Feel no pain)

Goodbye Mary (Goodbye Mary), goodbye Jane (Goodbye Jane)
Will we ever motion (Will we ever) meet again (Meet again)

I believe, yes, I’ve got to get away

branobag del 15-2-19: pensando a cosa si vede oltre la Corsica, in una giornata tersa

[prima edizione del 28-8-12, e le condizioni meteo di questi giorni sono analoghe (ieri al tramonto si vedeva anche l’isola di Pianosa, da Follonica centro]

Per qualche motivo, la poesia non mi ha mai attratto particolarmente, se non era Dolce Stil Novo, o se non era musicata (alias: canzoni).

In un anno imprecisato fra il 1988 e il 1991 mi imbattei nell’album “Fra la via Emilia e il West” di Francesco Guccini. Lo stereo era montato in una libreria. Mentre il piatto girava, estraevo libri sulla base del colore delle copertine, e ne aprivo pagine a caso, un po’ come quando smezzi un mazzo di carte per vedere chi pesca la più alta.

Mentre passava la canzone di cui sotto, trovai il testo della poesia di cui più sotto. Ciò accadde in Follonica (GR) ed era inverno. Si dice che in una giornata tersa (più spesso d’inverno che d’estate), l’occhio umano veda sino a 150, 200 km. Ieri, comunque, dalle colline dietro Follonica si vedeva oltre la Corsica.

La più bella (di Guido Gozzano)

I.

Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino
il Re di Portogallo con firma sugellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.

L’Infante fece vela pel regno favoloso,
vide le fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera
e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell’isola cercando… Ma l’isola non c’era.

Invano le galee panciute a vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
con pace del Pontefice l’isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.

II.

L’isola esiste. Appare talora di lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
«…l’Isola Non-Trovata!» Il buon Canarïano
dal Picco alto di Teyde l’addita al forestiero.

La segnano le carte antiche dei corsari.
…Hifola da – trovarfi? …Hifola pellegrina?…
È l’isola fatata che scivola sui mari;
talora i naviganti la vedono vicina…

Radono con le prore quella beata riva:
tra fiori mai veduti svettano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lacrima il cardamomo, trasudano le gomme…

S’annuncia col profumo, come una cortigiana,
l’Isola Non-Trovata… Ma, se il pilota avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell’azzurro color di lontananza…

(grazie a http://www.math.unipd.it/~candiler/gozzano/poesie.htm)

branobag del 14/2/19: Consolers of the Lonely

Per me uno dei pezzi di riferimento rock nel millennio, per ora. E’ il brano di apertura dell’album omonimo, che comprai a Berkeley, California nel maggio 2008, dopo aver sentito a Radio Popolare la mattina presto “Old Enough” e aver telefonato per chiedere chi erano (risposta: The Raconteurs).

Citato anche dal vivo dagli Etruschi from Lakota nella versione 2017 di “Guerra fra poveri”.

Haven’t seen the sun in weeks | Sono settimane che non vedo il sole
My skin is getting pale | La mia pelle si fa pallida
Haven’t got a mind left to speak | Non ho la testa per parlare
And I’m skinny as a rail | e sono magro come un binario

Lightbulbs are getting dim | le lampadine si affievoliscono
My interests are starting to wane | i miei interessi stanno cominciando a calare
I’m told it’s everything a man could want | mi dicono che e’ cio’ che ogni uomo potrebbe volere
And I shouldn’t complain | e che non mi dovrei lamentare

Conversations getting dull | la conversazione si fa noiosa
There’s a constant buzzing in my ears | ci ho un ronzio continuo nelle orecchie
Sense of humor’s void and numb| il senso dell’umorismo e’ vano e stordito
And I’m bored to tears | e mi viene da piangere dalla noia

I’m bored to tears, yeah…
I’m bored to tears, yeah…

If you’re looking for an accomplice | se stai cercando un complice
A confederate, somebody’s who’s helpless | un confederato, qualcuno senza speranza
You’re gonna find, you’ll find yourself alone | ti troverai, ti troverai da solo

If you’re looking for cut-throat | se stai cercando un tagliagole
Singing above note, looking for a scapegoat | che canta piu’ alto delle note, se stai cercando un capro espiatorio
You’re gonna find, you’ll find yourself alone

Looking for sympathy | cercando simpatia
I can get you something | io ti posso procurare qualcosa
Something good, something good to eat | qualcosa di buono da mangiare

Haven’t had a decent meal | e’ da tanto che non faccio un pasto decente
My brain is fried | mi si e’ fritto il cervello
Haven’t slept a week for real | e’ una settimana che non dormo per bene
My tongue is tied | ho la lingua impastata

Lightbulbs are getting dim
My interests are starting to wane
I’m told it’s everything a man could want
And I shouldn’t complain

Conversations getting dull
There’s a constant ringing in my ears
Sense of humor’s void and numb
And I’m bored to tears

I’m bored to tears, yeah…
I’m bored to tears, yeah…

Ah Ah Ah Ah Ahhh….

(hahahaha)

branobag del 13/2/19: a Eva, che faceva spostare pezzi di arcobaleno

[prima edizione 27/8/2012]

Ron e Jeremy erano seduti al bar, in quel tavolo nell’angolo con di mezzo il biliardo e a destra le casse di birra impilate in numero di quattro.

In caso di incendio sarebbero stati nel posto più pericoloso per raggiungere l’uscita di sicurezza, ma le loro famiglie erano assicurate tramite polizze adeguate e i due amici potevano quindi vivere con serenità il caffé della mattina.

“L’arcobaleno è una delle visioni più intriganti che si possano avere senza assumere sostanze psicotrope”, disse Jeremy… “è una combinazione di fantasmi che per una frazione di tempo decidono di volare in formazione, come le frecce tricolori”.

Ron appoggiò la tazzina sul tavolo, fece schioccare la lingua per la soddisfazione e replicò “sì, ma le frecce tricolori più che tre colori non ci mettono…nomen omen. L’arcobaleno invece si porta tutto lo spettro visibile…e magari anche qualcosa in più”

Jeremy notò l’allineamento dei quadretti del colletto della camicia di Ron con il telaio della vetrina, orientato verso un punto che, scavando a 75 metri di profondità avrebbe rivelato la presenza di acqua dolce e poi disse: “E’ tardi, andiamo a lavorare”

(da Alberi con le foglie, di S. Jenkins, 2084, Ed. Nesterson, 380 pagine, 340 Euro).

I Ramones sono più noti per pezzi tipo il remake di “What a wonderful world”, Blitzkrieg Bop o Sheena is a punk rocker…tutti pimpanti e “wild al punto giusto“, come disse una volta Corrado del LO-FI Milano. Ma a me piace di più questa, di cui e’ stata fatta anche un cover di “power soul” nel 1999, prodotta giusto da Joey Ramone.