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Il gran finale (musicale improvvisato) della tre giorni sull’Open Data Day di pibinko e Attivarti.org

La relazioncina sui tre incontri-conferenza arriverà a seguire, ma la due ore di jam session con parte degli Etruschi from Lakota, Wolfgang Scheibe e Pietro Crivelli non può non essere raccontata subito.

Per farvela breve: durante i preparativi (tra le 17.30 e le 18.30) il Crivelli e lo Scheibe, i due “grandi vecchi” hanno iniziato a riscaldare l’atmosfera tra basso e chitarra.

Poi ci è stata la chiacchierata dell’Ing. Giacomelli (durata poco più di mezz’ora), e -chiamata la sigla musicale come chiusura, è partita una jam session a geometria variabile di circa due ore, con una strumentazione tendente all’acustico: banjo, basso monocorda, washboard, armonica, rullante più tavolo e quattro chitarre (non tutte attive contemporaneamente).

Sotto tre video, di qualità non eccelsa ma utili a dare un’idea della situazione, da ripetere:

 

 

 

Grazie a Wolfgang Scheibe per gli scatti e al Tiglio per l’organizzazione (e ‘o core)

La BuioMetria Partecipativa a M’illumino di meno 2017: com’è andata e quali i prossimi passi

Dopo la giornata di Civitanova Marche (MC) il 21 febbraio e quella di Monticiano (SI), venerdì 24, nel pomeriggio di sabato 25 si è tenuto il terzo intervento legato al progetto BuioMetria Partecipativa.

Nello spazio del singolare borgo di Gerfalco, si sono confrontati ospiti di varie affiliazioni, anche dando la possibilità a punti di vista diversi riguardo al tema dell’illuminazione.

Grazie alla presenza di Federico Giussani, abbiamo potuto avere un foto-reportage dell’evento, che proponiamo sotto con minime didascalie.

Nei prossimi mesi daremo ulteriori informazioni circa gli eventi a tema “tutela e valorizzazione del paesaggio notturno” che si terranno sul territorio di Montieri e in altre località fuori dalla provincia di Grosseto. Possiamo anticipare: un incontro per la raccolta di dati di qualità del cielo notturno in primavera, un workshop di fotografia in notturna in estate, e un incontro di sintesi delle attività svolte nel corso dell’autunno.

Per ulteriori informazioni: info@pibinko.org – 3511337020


Siamo prima dell’evento, ci si scalda al circolino – Sorseggiando tazza calda si controlla il programmino

Quando poi apron le porte della sala di riunione, ecco accorre anche la gente e ci mette l’attenzione.


Per aprire un po’ il discorso, ecco il primo cittadino – non lo senti dilungarsi, si comincia a entrar nel fino


Vanno poi ad aprir le danze, ti si para un ingegnere – apre un cerchio un po’ quadrato per spiegare no a sedere


Già che c’è pone anche il tema della luce blu…si trema – ma in effetti il mondo è incerto dell’effetto che è scoperto


E per non farsi un capo come un cesto un po’ quadrato – c’è il Crivelli agli intermezzi, con un brano rilassato


Si presenta poi il ciènnerre, di ricerca un istituto – nazionale come deve e ti spiega il bello e il bruto


Interviene poi il Giussani, di paesaggi ritrattista – passa notti in cima ai colli, sempre in cerca di una vista


Chiudon poi gli specialisti di quei piani della luce – che ai comuni si propone a salvar bilancio truce

E così si fan le otto, manca poco è quasi cena – si saluta con calore e illuminar meglio si mena.

Vea vince il terzo festival di Sanrito

Con un brano che invita alla sobrietà nelle relazioni (“dei tuoi party, cosa vuoi che me ne importi”) o che forse sottende il poco interesse per una specifica civiltà dell’antico Medio Oriente, Vea da Torino ha fulminato il pubblico già nella prima serata: pensavo ad Aliso Moyet, che però è due volte Vea come fisico, ma non come voce.

L’ukulele lo studiamo meglio la prossima volta, perché era sommerso dal magma sonoro degli orchestrali.

Per rivedere la presentazione del festival, rimando all’articolo di sabato scorso (due giorni fa, ma sembrano due settimane).

Se devo scegliere se andare a sentire Giorgia o Vea (con o senza Piazza Boves Orchestra al posto del James Taylor Quartet), mi sa che vado a sentire Vea:

Il bello di Sanrito (e non mi passa)

Vinicio Capossela diceva che aveva il ballo di San Vito e non gli passava. Parafrasandolo stamani ho pensato al “bello di Sanrito”. Vediamo come e perché.

Nella catena di eventi susseguenti al Festival d’Inverno in Val di Farma, e proseguendo dopo la visita al convegno FOSS4G-IT di Genova, mi sono ritrovato ieri a seguire la prima serata del Festival di Sanrito. Dopo un viaggio da Genova in condizioni di stanchezza tali che a un autogrill nei pressi di Savona mi è stato dato del “personaggio uscito da un libro di Calvino” (comunque rispettoso del codice stradale), mi sono ritrovato tra il non lusco e il non brusco nella piana cuneese, in particolare al Condorito di Margarita.

Il Sanrito è una competizione canora alla terza edizione. Ha un’orchestra, gruppi in concorso, ospiti VIP, vallette e più o meno il format del più noto festival canoro italiano, ma ripensato in chiave meno gonfiata e calibrato in modo intelligente in un contesto locale.

L’occasione che ha fatto l’uomo ascoltatore è stata un’esibizione di una rappresentanza degli Etruschi from Lakota. Pur avendo perso le prime due esibizioni è stata un’esperienza notevole e che posso raccomandare (data la finale che si prospetta stasera) a chiunque abbia ancora qualche dubbio, in generale.
L’unica cosa è che il posto non è enorme, e stasera ci sarà più gente di ieri, che era già pienotto. Io ci devo pensare.

Intanto vi propongo i due brani eseguiti dagli Etruschi, e un pezzo dell’esibizione finale dell’orchestra di Piazza Boves. Per i puristi del Dolby Surround: l’audio è un po’ saturo, ma c’era posto solo tra due diffusori.

C’è anche qualche chicca sui brani dai concorrenti, ma non vorrei interferire con i delicati meccanismi della giuria e quindi li pubblicherò eventualmente a festival finito.

Segue infine un breve contrasto in ottava rima che dà un po’ lo spirito della manifestazione per come l’ho capito.

Ripubblicherò poi un breve articolo con in vincitori del Festival, più avanti nella settimana.

Presentazione del gruppo “dal nome altisonante” e Gli Indiani (vedi video ufficiale)

Corn Flakes (vedi video ufficiale)

Orchestra di Piazza Boves (volendo c’è anche il James Taylor Quartet, ma se chiudevi gli occhi non c’era tutta questa differenza!)

Contrasto in ottava rima tra un “folgorato sulla via di Sanrito” e un passionista di Sanremo

1) Mi trovavo tra il Piemonte e la Liguria
In un fresco pomeriggio di febbraio

procedevo verso sud senza gran furia
non pensavo che a quell’ago nel pagliaio

sempre in mezzo a qualche bassa e fine ingiuria
ragionavo senza mente che era un guaio

quando arrivo qua nel borgo di Beinette
dove un tempo anche Nando un po’ ci stette

2) Te dici Nando, ma erano otto o sette
Capitarono in Piemonte un po’ per caso

non sapevano che a far dischi nelle strette
più che orecchie ci vuole un fino naso

con un sonno che la mattina tagli a fette
è un miracolo se non ci rompi un vaso

ma dimmi meglio caro Rino un po’ sto mito
di quel locale chiamato Condorito

3) Vedi Gino se tu punti il lungo dito
Su quella mappa tra Cuneo e Mondovì

Trovi una strada dritta e un mondo unito
Non sol sabato e domenica, ma anche venerdì

Prendi esempio dal mio amico un poco ardito
Pensa che anche tu potresti stare qui

se dirigi un qualche mezzo di trasporto
su un percorso che può esser lungo oppure corto

4) ma che dici, mi vuoi forse steso morto
io preferisco la gran televisione

quando a sera a casa le mie piatte chiappe porto
mi ci sdraio piano, fino alla consunzione

mangio bevo, a volte mi sento poco accorto
ma alla diretta non rinuncio di canzone

sto a guarda’ sta cosa di sanremo
che del canto mi dicono è l’istituzione

5) forse del canto nel senso d’angolo neh
ma il canto non è sempre cosa uguale

ci vuole testa cuore voce ed emozione
e se ne manca una a volte ci si resta male

quei brani che senti là te: è un pentolone
di un brodo che spesso manca ormai di sale

pensa invece qui alla piana cuneese
che di sale ne hanno messe un po’ di prese

6) or dicendo questo lei si arrese
ma io non sono lei, so’ un po’ convinto

che il disco verso non sta a sud del torinese
e alla costa dei fiori vo’ essere spinto

solo che sono di Piombino Dese
non è proprio un comune troppo tinto

e per sentir la musica dal vivo
qua ci vuole più che un moto un gran motivo

7) allor facciam così chiamiamo Ivo
porta Sara, Renza, Chiara e Lucrezia

e in un balzo di contrasto volitivo
ma non sbaglia’ strada o finisci sai alla Spezia

ti conduce lui in un posto ben giulivo
dove anche stasera puoi godere di gran festa

se vuoi Sanremo, non te lo proibisco,
ma al Sanrito trovi pane, garantisco!

8) E va bene caro Rino, non capisco
ma se dici queste cose un po’ mi adeguo

chiamo Ivo tanto guida e io languisco
e vediamo un po’ se dal divano mi dileguo

poi se mi piace, ascolta, ti annuisco
e se non conduco magari già ti seguo

ma dammi un po’ di tua destinazione
che a star meglio sai mi sento un po’ coglione

Le rocce plumbee di Roccatederighi (quanno chiove)

Fossimo stati in Danimarca, non sarebbe stato un grosso problema, ma la pioggerellina (a volte “come le funi”) e la nebbia con visibilità 10 metri nelle strade del Rally di Maremma non hanno incoraggiato la partecipazione al ritrovo “da Giannino” sabato e domenica scorsi.

Ciononostante, un po’ di persone sono venute, ed erano quelle giuste. Magari quattro o cinque in pù ci potevano stare, ma già dieci in più, con questa stagione, avrebbero determinato senza volerlo un ambiente meno godibile.

Nella somma della due giorni, abbiamo consumato una metà delle provviste sarde, tre quarti delle schiacce farcite del forno, non abbiamo finito i due boccioni di vino da tavola (rosato di Dorgali e rosso della Trexenta). In parallelo, ci sono stati vari scambi e interazioni, a base di chitarre, enciclopedie degli anni Settanta, artisti di strada (in borghese e fuori servizio), piemontesi in trasferta per amore, e preparativi di trasferte in Piemonte per amore (della musica). Si è discettato di Woody e Arlo Guthrie, frane sopra Baunei, Diodoro Siculo, lavorazione del granito, musica grunge e altri temi che ora sfuggono. Per quattro ore di due giorni…Non era un’osteria, non era un caffé letterario, non era un simposio, non era una Winter School. Qualcosa era. Magari si ripete.

Per domande specifiche: info@pibinko.org

promemoria – 11 marzo a Milano: Mappe e carte di comunità di terra, di mare e di cielo a Fa’ la Cosa Giusta

Dalle 14 alle 15 ci troverete negli spazi dell’edizione 2017 di Fa’ la Cosa Giusta con un evento dal titolo come al solito giudicato troppo lungo dagli esperti di comunicazione e marketing.

Non è la prima volta in questo evento: nel 2008 ebbi modo di presentare l’esperienza della palla a 21 a Chicago e quella di m(‘)appare Milano nello spazio del decennale di Avanzi, e un paio di anni dopo partecipai allo stand dell’associazione Ortinconca, per cui avevo realizzato la mappa della distribuzione dei semi antichi con cui si stava provando a imbastire la mappa delle realtà legate agli orti “alternativi” di Milano di quegli anni.

a) Vedi la scheda dell’evento sul sito di Fa’ la Cosa Giusta.

b) Leggi un pensiero sulla presentazione che pensiamo di fare, a cura di Giancarlo da Miele:

Chi le chiama mappe, chi le chiama carte. Comunque servono a tenere una traccia, a capire un contesto, a ispirare una passeggiata, a studiare un attacco militare o la bonifica di un sito contaminato, a decidere dove irrigare di più e dove di meno. Le mappe stanno allo spazio come i calendari stanno al tempo, sono strumenti per dare dei confini e dei riferimenti in una o più dimensioni. Come tutti gli strumenti, ci sono quelli progettati e realizzati “dall’alto” e quelli “dal basso”. Si può costruire un aereo di linea, o un aereo di carta. Con tutti e due si può fare un viaggio. Quello che cambia è quanto si è speso per raggiungere una mèta.

Mappa della Corsica in pane Carasau (prodottasi da sé). Gennaio 2017

La presentazione racconterà alcune esperienze di creazione di mappe avviate nel 2006 da parte di un gruppo di lavoro che ha messo insieme esperienze nate da percorsi diversi, un po’ alti e un po’ bassi (secondo il giudizio su “alto” e “basso” dato in Europa negli ultimi 70 anni): dottorati di ricerca, colpi di mazza a spaccare pietre nei cantieri, parchi tecnologici e scientifici di regioni meridionali, taglialegna a fianco dei parchi naturali della bassa Toscana, tutti accomunati dal fatto di adottare un paradigma free/open source da un punto di vista tecnologico (e non solo). Fatta la somma: il rilievo non è completato, ma abbiamo parti di terra di mare e di cielo da mostrare, e bisogno di una mano per proseguire a tracciare la rotta verso la Valle che non c’è.

c) Dovendo salire a Milano per l’11, il gruppo di lavoro sarà in paraggi mediopadani da qualche giorno prima e ripartira almeno il 13. Se non potete presenziare il giorno 11 pomeriggio, ma siete interessati a cimentarvi con geometrie di terra, di mare e di cielo, potete scrivere a info@pibinko.org o chiamare il 351 133 7020.

Steppenwolfgang + Peter Seeds Jam Session

4 febbraio 2017, ore 19 circa

A margine del resoconto sul viaggio dalle rocce rosse di Arbatax alle rocce grigie di Roccatederighi, può anche capitare che Wolfgang Scheibe (detto Steppenwolfgang) e Pietro Crivelli (al secolo Peter Seeds) si trovino in frangenti come questo. Basso monocorda e monotutto, guitar-lele e chitarra LAG importata dalla Corsica (assieme a salamini, vinelli e formaggi sardi). Il tutto sarà stato un quarto d’ora tra la degustazione, le mappe delle isole e qualche foto proiettata su un lenzuolo spiegazzato. La situazione è migliorabile, ad esempio si può spiegazzare il lenzuolo un po’ di più.

Vediamo cosa oggi pomeriggio (domenica 5 febbraio dalle 18 alle 20, all’Osteria da Giannino), nella seconda puntata del telefilm.

Per informazioni: info@pibinko.org o 351 133 7020

Conclusa la missione per m(‘)appare la Sardegna

sottofondo musicale: Southern Cross, di Crosby, Stills e Nash

Torniella (GR) – 29-1-2017

Stamani verso le 05:30 ora italiana nelle campagne attorno a Torniella (GR) è abboscata (non si può dire ammarata, ché il mare non c’è, ma di boschi quanti vi pare) la capsula lanciata il 9 gennaio scorso dalla base di Sureplain, Farma Valley, per la missione esplorativa m(‘)appare la Sardegna.

Al timone del monovolume, il buionauta Giancarlo da Miele, che ha percorso nei 21 giorni di spedizione circa 2300 km in auto, più tratte di traghetto per circa 700 km. Raccolte misure buiometriche, campioni di formaggi e salumi, e guide a varie risorse del territorio che saranno successivamente analizzati con i cluster top down dei laboratori di pibinko.org e attivarti.org.

Jack O’Malley, direttore scientifico della spedizione, ha commentato a proposito del buionauta , soprannominato precario o “il preca”: “Il Preca ha fatto quello che doveva essere fatto”. Il da Miele, contattato per un commento, per il momento non si esprime dovendo smaltire una fase di recupero, ma ha inviato un link al filmato di Gianni Bugno quando vinse il mondiale di ciclismo.

Da Miele ha anche raccolto varie testimonianze fotografiche e video (per tacere di quelle orali e di testa).  I circa 2 Gb di video e svariate centinaia di foto , tutto materiale rigorosamente in bassa definizione, sono state trasmesse al centro di elaborazione dati dei pibinko labs…una relazione completa sulla missione sarà disponibile solo tra qualche settimana, ma nel frattempo potete rivedere i messaggi spediti durante i momenti di contatto radio (cfr. tag M(‘)LS sul blog di pibinko).

Nel frattempo è disponibile il contrasto in ottava rima composto durante il viaggio: http://www.pibinko.org/mappare-la-sardegna-prima-serie/

Prossimo appuntamento: 8 e 9 febbraio a Genova.

Per ulteriori informazioni: info@pibinko.org

m(‘)appare la Sardegna ep. 7: Le garanzie sono importanti

 

 

 

NdA…si riporta il testo dall’inizio, per seguire meglio il contrasto…

[11-1-2017]

Torniella (GR)

Eravamo a dì gennaio il nove
Si pensava alle tu’ perturbazioni

Il clima era ben secco, qui ‘un ci piove
E gli storni facean gran formazioni

Ti si para Leopoldo, vien da Nove
Te lo vedi sulle televisioni

che fa un servizio sull’inquinamento
auspicando di sortire gran fermento

 

 

io capisco che ti mi vuoi sgomento
a sentire questa storia delle luci

bada bene il lume è un gran portento
e non so perché me lo riduci

quando penso, mi ci reggo il mento
vedo fuori facce, visi, e volti truci

tutti esperti del cielo e delle stelle
che non sai poi cos’han sotto la pelle

[13-1-2017]

Corte

Senti coso, sì ne dici delle belle
Ma secondo me ‘un vedi più il problema

Anziché star lì a parlar di stelle
Sarà il caso di centrare il vero tema

Non c’entra l’osservatorio di Roselle
Magari meglio quello di Brema

E se chiamiamo un po’ di suonatori
Tu vedrai so’ un po’ di qui e un po’ di fuori

 

 

Io non guardavo il tiggì di Liguori
Ogni tanto quello di Mentana

Ma tra i bianchi i rossi i verdi e i mori
Ti fan passa’ la voglia in settimana

Se invece un po’ accendi i ricevitori
E ci metti la frequenza più lontana

Troverai meno storie ferite e morte
Meglio ancora se tu ascolti le onde Corte

[14-1-2017]

Corte – interno giorno

Quel che tu dici, già lo intendo forte
Son d’accordo non ti voglio contraddire

Se apri le finestre e non le porte
Tanto vale tu non vada più a dormire

E se poi percorri strade molto torte
Guida bene o sai poi ci vai a finire

In posti che se ‘un conosci bene
Non si sa se lascian tasche piene

 

 

‘un ti leveranno mica un rene
potran portarti via due franchi

se poi si distraggon con Irene
glieli riprendi insieme ai saltimbanchi

ma la questione va capìta bene
non è che sia contento degli ammanchi

però mi sa che il bilancio complessivo
lo fai meglio mettendo l’uva con l’ulivo.

[15-1-2017]

Invasione di dischi volanti alle porte di Tannhauser

Oggi il fiocco tutt’intorno un po’ tardivo
E’ calato giù dal cielo sulla terra

mentre sento il tuo parere un po’ tardivo
del valore del terreno senza guerra

senza lotte qui lo canto e pur lo scrivo
sarà meglio se il concetto lei lo afferra

che dai campi son partiti quei ragazzi
per andare a costruir dei gran palazzi

 

Certo giovani già sono partiti a mazzi
Per andare chi allo studio chi al lavoro

Chi pure ha progettato razzi
che decollano con gran botto sonoro

ma sono pochi, a me pare tra gli strazi
quelli che poi han trovato l’oro

e magari solo pensano a far festa
mentre dei neuroni svuotano la testa

[16-1-2017]

Neve a Florianopolis

ma il problema è che rimane in quella cesta
che tu porti là nell’orto alla raccolta

se la sera che rientri niente resta
ti ci tocca poi di andare un’altra volta

se poi posso dirti una cosa onesta
che di robba ‘un ce ne trovi molta

se coi tuoi non hai già fatto lo sforzo
di piantarci quei semini il mese scorso

 

be’ tu vedi caro amico sardo-corso
che io sono un cittadino della villa

e se l’orto trovo spoglio tanto un morso
posso darlo e soddisfare la papilla

c’è un mercato detto super in mezzo al corso
ci si va a far la spesa, ed è tranquilla

basta che quando arrivi giù alla cassa
te gli dai quella pecunia che l’ingrassa

[17-1-2017]

Il manichino più grande del mondo

Se però quella mesata che ti passa
non ti porta prima a lavorare

non importa se sei a Rocca o a Massa
non capisco come fai poi a pagare

forse hai un’autorità non troppo bassa
oppure mi devi ben spiegare

come fai a riempire il portafoglio
vai a rubare o chiami papa Bergoglio

 

 

non scomodare il pontificio soglio
non c’è bisogno di così tanta forza

io qui sai faccio quel che voglio
che ce l’ho per me qualche risorsa

se vieni con me sull’alto scoglio
che da gallura vede la riviera corsa

ti spiego meglio la funzione
e l’importanza della pianificazione

Testata termonucleare tattica – bassa potenza – usata per farsi posto per parcheggiare.

[23-1-2017]

ma che mi stai a prende per coglione
mi vuoi magari anche fa’ ammalare

a salire in cima a quel roccione
e poi per farci che – mi vuoi abbindolare

secondo me più che la pianificazione
ci vuole un po’ di ricordare

che una volta, ai tempi di massimo d’azeglio
ne morivan giovani parecchi, ma gli altri forse stavan meglio

 

 

te mi vai a citare massimo d’azeglio
mi parli di un periodo ormai lontano

quando è vero alcuni stavan meglio
ma eran quelli vicini a quel sovrano

se eri un altro, dovevi star ben sveglio
c’era poco da pensare a andar lontano

e non c’era cosa più indegna
d’esser spediti in corsica in in sardegna