La relazioncina sui tre incontri-conferenza arriverà a seguire, ma la due ore di jam session con parte degli Etruschi from Lakota, Wolfgang Scheibe e Pietro Crivelli non può non essere raccontata subito.
Per farvela breve: durante i preparativi (tra le 17.30 e le 18.30) il Crivelli e lo Scheibe, i due “grandi vecchi” hanno iniziato a riscaldare l’atmosfera tra basso e chitarra.
Poi ci è stata la chiacchierata dell’Ing. Giacomelli (durata poco più di mezz’ora), e -chiamata la sigla musicale come chiusura, è partita una jam session a geometria variabile di circa due ore, con una strumentazione tendente all’acustico: banjo, basso monocorda, washboard, armonica, rullante più tavolo e quattro chitarre (non tutte attive contemporaneamente).
Sotto tre video, di qualità non eccelsa ma utili a dare un’idea della situazione, da ripetere:
Grazie a Wolfgang Scheibe per gli scatti e al Tiglio per l’organizzazione (e ‘o core)
Dopo la giornata di Civitanova Marche (MC) il 21 febbraio e quella di Monticiano (SI), venerdì 24, nel pomeriggio di sabato 25 si è tenuto il terzo intervento legato al progetto BuioMetria Partecipativa.
Nello spazio del singolare borgo di Gerfalco, si sono confrontati ospiti di varie affiliazioni, anche dando la possibilità a punti di vista diversi riguardo al tema dell’illuminazione.
Grazie alla presenza di Federico Giussani, abbiamo potuto avere un foto-reportage dell’evento, che proponiamo sotto con minime didascalie.
Nei prossimi mesi daremo ulteriori informazioni circa gli eventi a tema “tutela e valorizzazione del paesaggio notturno” che si terranno sul territorio di Montieri e in altre località fuori dalla provincia di Grosseto. Possiamo anticipare: un incontro per la raccolta di dati di qualità del cielo notturno in primavera, un workshop di fotografia in notturna in estate, e un incontro di sintesi delle attività svolte nel corso dell’autunno.
Per ulteriori informazioni: info@pibinko.org – 3511337020
Siamo prima dell’evento, ci si scalda al circolino – Sorseggiando tazza calda si controlla il programmino
Quando poi apron le porte della sala di riunione, ecco accorre anche la gente e ci mette l’attenzione.
Per aprire un po’ il discorso, ecco il primo cittadino – non lo senti dilungarsi, si comincia a entrar nel fino
Vanno poi ad aprir le danze, ti si para un ingegnere – apre un cerchio un po’ quadrato per spiegare no a sedere
Già che c’è pone anche il tema della luce blu…si trema – ma in effetti il mondo è incerto dell’effetto che è scoperto
E per non farsi un capo come un cesto un po’ quadrato – c’è il Crivelli agli intermezzi, con un brano rilassato
Si presenta poi il ciènnerre, di ricerca un istituto – nazionale come deve e ti spiega il bello e il bruto
Interviene poi il Giussani, di paesaggi ritrattista – passa notti in cima ai colli, sempre in cerca di una vista
Chiudon poi gli specialisti di quei piani della luce – che ai comuni si propone a salvar bilancio truce
E così si fan le otto, manca poco è quasi cena – si saluta con calore e illuminar meglio si mena.
Il poster ha la particolarità che la metà destra è stata composta “dal vivo” dopo averlo attaccato nella sua sede al convegno, in un tempo di circa un’ora.
Per vedere il poster in alta risoluzione e leggere i dettagli cliccate qui.
Inoltre potreste voler rivedere la presntazione fatta dagli Etruschi from Lakota durante la sessione poster.
Con un brano che invita alla sobrietà nelle relazioni (“dei tuoi party, cosa vuoi che me ne importi”) o che forse sottende il poco interesse per una specifica civiltà dell’antico Medio Oriente, Vea da Torino ha fulminato il pubblico già nella prima serata: pensavo ad Aliso Moyet, che però è due volte Vea come fisico, ma non come voce.
L’ukulele lo studiamo meglio la prossima volta, perché era sommerso dal magma sonoro degli orchestrali.
Per rivedere la presentazione del festival, rimando all’articolo di sabato scorso (due giorni fa, ma sembrano due settimane).
Se devo scegliere se andare a sentire Giorgia o Vea (con o senza Piazza Boves Orchestra al posto del James Taylor Quartet), mi sa che vado a sentire Vea:
Nella catena di eventi susseguenti al Festival d’Inverno in Val di Farma, e proseguendo dopo la visita al convegno FOSS4G-IT di Genova, mi sono ritrovato ieri a seguire la prima serata del Festival di Sanrito. Dopo un viaggio da Genova in condizioni di stanchezza tali che a un autogrill nei pressi di Savona mi è stato dato del “personaggio uscito da un libro di Calvino” (comunque rispettoso del codice stradale), mi sono ritrovato tra il non lusco e il non brusco nella piana cuneese, in particolare al Condorito di Margarita.
Il Sanrito è una competizione canora alla terza edizione. Ha un’orchestra, gruppi in concorso, ospiti VIP, vallette e più o meno il format del più noto festival canoro italiano, ma ripensato in chiave meno gonfiata e calibrato in modo intelligente in un contesto locale.
L’occasione che ha fatto l’uomo ascoltatore è stata un’esibizione di una rappresentanza degli Etruschi from Lakota. Pur avendo perso le prime due esibizioni è stata un’esperienza notevole e che posso raccomandare (data la finale che si prospetta stasera) a chiunque abbia ancora qualche dubbio, in generale.
L’unica cosa è che il posto non è enorme, e stasera ci sarà più gente di ieri, che era già pienotto. Io ci devo pensare.
Intanto vi propongo i due brani eseguiti dagli Etruschi, e un pezzo dell’esibizione finale dell’orchestra di Piazza Boves. Per i puristi del Dolby Surround: l’audio è un po’ saturo, ma c’era posto solo tra due diffusori.
C’è anche qualche chicca sui brani dai concorrenti, ma non vorrei interferire con i delicati meccanismi della giuria e quindi li pubblicherò eventualmente a festival finito.
Segue infine un breve contrasto in ottava rima che dà un po’ lo spirito della manifestazione per come l’ho capito.
Ripubblicherò poi un breve articolo con in vincitori del Festival, più avanti nella settimana.
Presentazione del gruppo “dal nome altisonante” e Gli Indiani (vedi video ufficiale)
Fossimo stati in Danimarca, non sarebbe stato un grosso problema, ma la pioggerellina (a volte “come le funi”) e la nebbia con visibilità 10 metri nelle strade del Rally di Maremma non hanno incoraggiato la partecipazione al ritrovo “da Giannino” sabato e domenica scorsi.
Ciononostante, un po’ di persone sono venute, ed erano quelle giuste. Magari quattro o cinque in pù ci potevano stare, ma già dieci in più, con questa stagione, avrebbero determinato senza volerlo un ambiente meno godibile.
Nella somma della due giorni, abbiamo consumato una metà delle provviste sarde, tre quarti delle schiacce farcite del forno, non abbiamo finito i due boccioni di vino da tavola (rosato di Dorgali e rosso della Trexenta). In parallelo, ci sono stati vari scambi e interazioni, a base di chitarre, enciclopedie degli anni Settanta, artisti di strada (in borghese e fuori servizio), piemontesi in trasferta per amore, e preparativi di trasferte in Piemonte per amore (della musica). Si è discettato di Woody e Arlo Guthrie, frane sopra Baunei, Diodoro Siculo, lavorazione del granito, musica grunge e altri temi che ora sfuggono. Per quattro ore di due giorni…Non era un’osteria, non era un caffé letterario, non era un simposio, non era una Winter School. Qualcosa era. Magari si ripete.
Dalle 14 alle 15 ci troverete negli spazi dell’edizione 2017 di Fa’ la Cosa Giusta con un evento dal titolo come al solito giudicato troppo lungo dagli esperti di comunicazione e marketing.
Non è la prima volta in questo evento: nel 2008 ebbi modo di presentare l’esperienza della palla a 21 a Chicago e quella di m(‘)appare Milano nello spazio del decennale di Avanzi, e un paio di anni dopo partecipai allo stand dell’associazione Ortinconca, per cui avevo realizzato la mappa della distribuzione dei semi antichi con cui si stava provando a imbastire la mappa delle realtà legate agli orti “alternativi” di Milano di quegli anni.
b) Leggi un pensiero sulla presentazione che pensiamo di fare, a cura di Giancarlo da Miele:
Chi le chiama mappe, chi le chiama carte. Comunque servono a tenere una traccia, a capire un contesto, a ispirare una passeggiata, a studiare un attacco militare o la bonifica di un sito contaminato, a decidere dove irrigare di più e dove di meno. Le mappe stanno allo spazio come i calendari stanno al tempo, sono strumenti per dare dei confini e dei riferimenti in una o più dimensioni. Come tutti gli strumenti, ci sono quelli progettati e realizzati “dall’alto” e quelli “dal basso”. Si può costruire un aereo di linea, o un aereo di carta. Con tutti e due si può fare un viaggio. Quello che cambia è quanto si è speso per raggiungere una mèta.
La presentazione racconterà alcune esperienze di creazione di mappe avviate nel 2006 da parte di un gruppo di lavoro che ha messo insieme esperienze nate da percorsi diversi, un po’ alti e un po’ bassi (secondo il giudizio su “alto” e “basso” dato in Europa negli ultimi 70 anni): dottorati di ricerca, colpi di mazza a spaccare pietre nei cantieri, parchi tecnologici e scientifici di regioni meridionali, taglialegna a fianco dei parchi naturali della bassa Toscana, tutti accomunati dal fatto di adottare un paradigma free/open source da un punto di vista tecnologico (e non solo). Fatta la somma: il rilievo non è completato, ma abbiamo parti di terra di mare e di cielo da mostrare, e bisogno di una mano per proseguire a tracciare la rotta verso la Valle che non c’è.
c) Dovendo salire a Milano per l’11, il gruppo di lavoro sarà in paraggi mediopadani da qualche giorno prima e ripartira almeno il 13. Se non potete presenziare il giorno 11 pomeriggio, ma siete interessati a cimentarvi con geometrie di terra, di mare e di cielo, potete scrivere a info@pibinko.org o chiamare il 351 133 7020.
A margine del resoconto sul viaggio dalle rocce rosse di Arbatax alle rocce grigie di Roccatederighi, può anche capitare che Wolfgang Scheibe (detto Steppenwolfgang) e Pietro Crivelli (al secolo Peter Seeds) si trovino in frangenti come questo. Basso monocorda e monotutto, guitar-lele e chitarra LAG importata dalla Corsica (assieme a salamini, vinelli e formaggi sardi). Il tutto sarà stato un quarto d’ora tra la degustazione, le mappe delle isole e qualche foto proiettata su un lenzuolo spiegazzato. La situazione è migliorabile, ad esempio si può spiegazzare il lenzuolo un po’ di più.
Vediamo cosa oggi pomeriggio (domenica 5 febbraio dalle 18 alle 20, all’Osteria da Giannino), nella seconda puntata del telefilm.
Stamani verso le 05:30 ora italiana nelle campagne attorno a Torniella (GR) è abboscata (non si può dire ammarata, ché il mare non c’è, ma di boschi quanti vi pare) la capsula lanciata il 9 gennaio scorso dalla base di Sureplain, Farma Valley, per la missione esplorativa m(‘)appare la Sardegna.
Al timone del monovolume, il buionauta Giancarlo da Miele, che ha percorso nei 21 giorni di spedizione circa 2300 km in auto, più tratte di traghetto per circa 700 km. Raccolte misure buiometriche, campioni di formaggi e salumi, e guide a varie risorse del territorio che saranno successivamente analizzati con i cluster top down dei laboratori di pibinko.org e attivarti.org.
Jack O’Malley, direttore scientifico della spedizione, ha commentato a proposito del buionauta , soprannominato precario o “il preca”: “Il Preca ha fatto quello che doveva essere fatto”. Il da Miele, contattato per un commento, per il momento non si esprime dovendo smaltire una fase di recupero, ma ha inviato un link al filmato di Gianni Bugno quando vinse il mondiale di ciclismo.
Da Miele ha anche raccolto varie testimonianze fotografiche e video (per tacere di quelle orali e di testa). I circa 2 Gb di video e svariate centinaia di foto , tutto materiale rigorosamente in bassa definizione, sono state trasmesse al centro di elaborazione dati dei pibinko labs…una relazione completa sulla missione sarà disponibile solo tra qualche settimana, ma nel frattempo potete rivedere i messaggi spediti durante i momenti di contatto radio (cfr. tag M(‘)LS sul blog di pibinko).