Da lunedì 9 gennaio è in onda (e sulle onde, per la parte di traghetto) la prima serie del te-le-filmo m(‘)appare la Sardegna.
Sinossi:
Un gruppo di musicisti-scienziati parte da una delle zone d’Italia belle fuori e dentro, (ma percepite belle fuori e basta da chi non ci sta dentro): la bassa Toscana.
Decide di andare a scoprire un’altra delle zone belle fuori e dentro (la Sardegna).
Durante il percorso, i protagonisti si confronteranno con un cocktail di viaggio, rilievo, musica, mediazione culturale, cucina, innovazione libera e, occasionalmente ma a intervalli regolari, con il sonno.
Il viaggio non è una vacanza, è un viraggio, una mancanza: tutti i partecipanti già conoscono in modo diverso i sardi e la Sardegna: chi per esperienze di lavoro, che per altro. Ma solo nel m(‘)appare la Sardegna capiranno con il loro lato cartesiano quello che già sapevano con il loro lato Califano: non tutti si occupano di Sardegna, ma la Sardegna si occupa di tutti noi (cit.).
Per vedere i trailer degli episodi: tag M(‘)LS di pibinko.org oppure:
Presentazione da abbinare all’articolo Resta d Pietra -selezione di cose di divulgazione fatte nell’ambito della BuioMetria Partecipativa a partire dal 2008- sulla base di Mezzogiorno di grano degli Etruschi from Lakota (a volume basso).
Sarà suggestione, sarà stanchezza, ma mi piace vedere in queste manifestazioni e nell’aver voluto depositare una chitarra in un pubblico esercizio cinque-sei anni fa (forse sette-otto?) una sorta di propagazione naturale del Festival d’Inverno in Val di Farma…
Passato il Natale e pur il Natalino – riprende la routine, da Bolzano a Pachino…
A una settimana dal Festival, si comincia a condividere una sintesi che è all’interno del gruppo di lavoro cominciata dalla mattina dopo.
Personaggi
La giornalista (G)
L’ingegnere (I)
La barRista (B)
Il titolare del bar (T)
Interno giorno – bar in orario non affollato. Potremmo essere al Caffé Olimpico di Grosseto, al Moderno di Roccastrada nella saletta laterale, o allo Stregatto di Montecerboli. Alla radio: versione lounge della Garota de Ipanema
I è seduto a un tavolo, vari fogli e foglietti sparpagliati
T sta pulendo il bancone, B la macchina del caffé
G entra
I: Buongiorno
G: Buongiorno a lei
I (facendo il gesto di invitarsi a sedere): Prende qualcosa?
G: Un caffé al vetro, grazie
I (al titolare): Un caffé e un altro panino coll’acciuga sottpesto, per favore
T (alla barRista, mentre lui va verso il reparto panini): unoooo al vetrooo
B (fulmina T con lo sguardo): sì caro!
G (a I, per tutto il seguito): Passato il festival, volevamo sapere un po’ com’era andata
I: bene, bene
G: Quanta gente da fuori VDF (Val di Farma)?
I: Prendendo il primo e il terzo giorno come giorni di avviamento e di coda, e concentrandosi piuttosto sulla domenica, abbiamo visto fra le 35 e le 40 persone “di fòri”, sommate a quelle dei paesi (non più di 400 residenti, di cui purtroppo non tutti abili a partecipare). Alla presentazione fotografica di lunedì sera a Grosseto (con pioggia battente tutto il pomeriggio) sono venute una trentina di persone, il che è buono secondo le statistiche dell’associazione Riflessi che ospitava l’evento.
G: 35-40 persone la domenica erano tante o poche?
I: Come diceva Roberto P. del Giambellino durante il servizio civile a Lainate: “il tanto o il poco dipende dal contenitore rispetto a cui si valuta“. Più o meno è il numero che si presentò alla Festa di Capo Danno in Piazza del Popolo del 2009-2010. Per un evento da fare nella sala musica di Torniella, se fossero venute 8 persone in più, ci si poteva stare bene …seduti all’inizio, a battere le mani dopo mezz’ora, a ballare alla fine….con 12 o 14 persone in più lo spettacolo diventava meno godibile.
B: porta il caffé al tavolo – G ringrazia
G: (con leggero tono di sfida, ma non con ostilità) Aveva senso fare tutto questo can can per meno di un autobus turistico di persone?
I (si gratta il mento): Come diceva Giancarlo M. di Baggio durante il servizio militare a Cuneo: “il senso è nell’occhio di chi vede”. Tralasciando le motivazioni personali (feste di compleanno ecc.), il Festival è stato un’esercitazione, un modo di vedere gli spazi -e in più di un caso anche le persone- della Valle e quelle “di fòri”. Voleva anche essere un prologo di un periodo che andrà dal prossimo 31-12 al 9 giugno 2018. Già nella somma di questi due elementi, aveva senso. Se poi ci riaggiungi le motivazioni personali…ci stava tutto. In ogni caso, i partecipanti arrivati da fuori equivalgono più o meno 10% della popolazione residente d’inverno in Val di Farma. Come se a Milano andassero centomila persone in un giorno…tipo al concerto di Vasco Rossi! (sorride).
(G guarda in alto a destra, come quando ragioni su una cosa)
I: Certo, se portassimo il 10% di Vasco Rossi in Val di Farma…
(stacco sulla barRista, che sentendo nominare il Blasco alza lo sguardo mèmore dei quattro live seguiti negli anni scorsi)
I,…che so, una scarpa…
(stacco sulla barRista, allarmata – altro stacco sul Titolare, che pure lui inizia a seguire il discorso mentre prepara il panino)
I (rivolto per un momento alla barRista): …senza piede dentro…
I (continua, rivolto a G): forse verrebbe più gente…ma non ragioniamo con queste logiche e non invitiamo a farlo. Coi numeri eravamo a posto, per essere un’iniziativa inedita dove non c’era da mangiare o bere gratis. Poi ci sono gli aspetti di qualità: una coppia è venuta a pernottare sabato sera, per poi andare la mattina a camminare, oltre che seguire il concerto…un’altra coppia è arrivata domenica mattina da Prato, perché aveva letto l’articolo sul Tirreno del 17 dicembre, e un paio di altre chicche del genere.
G: La cerimonia di consegna dei buiometri com’è andata?
I(portandosi le mani al capo, come a indicare “testa vuota”): Alla grande: ce ne siamo scordati! In piena onda di jam session al bar della Combriccola.
Il tutto si è comunque recuperato due giorni dopo, con il passaggio di testimone avvenuto a Castelnuovo Val di Cecina (campo base degli Etruschi from Lakota). Dal pomeriggio del 21-12 scorso il buiometro soprannominato “Fungoagnello” è nelle valide mani di Luigi Ciampini, meglio noto come Roccia, il batterista degli Etruschi, che quando non suona costruisce aeroplani di balsa, cucina ottime pizzette, focacce e altre specialità di finger food e progetta percorsi di rally: insomma…ha tutti i requisiti di base per essere un ottimo buiometrista!
G: Altre variazioni al programma?
I: Ci sono state delle cose in più -in parte irripetibili, purtroppo per chi non c’era- e delle cose in meno, ma recuperabili.
G [stringendo tutti e due i pugni, come a dire “in sostanza?”]: Ci può fare qualche esempio?
I (con sguardo nostalgico) “In più” abbiamo registrato…
…una “stazione” del lunedì ore 19 al Caffé Ricasoli di Grosseto, già sede di eventi Attivarti.org in passato, come situazione “aspettando la serata per m(‘)appare Maurizio Bacci”.
Simone Sandrucci (lead guitar degli Etruschi) che attorno alle 12.30 di domenica 18, aspettando parte della comitiva per andare a pranzo alla Casa del Chiodo, è stato invitato a suonare una Eko X27 dei primi anni ’60 del secolo scorso (in dote alla famiglia Giacomelli) al bar della Combriccola. Ha intonato That’s Alright, ed è stato raggiunto alla seconda strofa da Wolfgang Scheibe (noto microstampatore di Tatti, autore del logo del festival) al basso monocorda.
Guglielmo Eboli, percussionista campano residente da quasi dieci anni nelle colline metallifere e attivo con vari progetti musicali (tra cui i Maremma Strega), che nel dopo cena di taglieri alla Combriccola ha prodotto un cajon e un tamburello gigante, con cui ha prima accompagnato Peter Seeds e Jack O’Malley in varie improvvisazioni e poi ha trascinato la quindicina di presenti al tavolo in una taranta-pizzica-lo-sa-solo-lui accelerando da 80 a 160 BPM in un minuto.
Una sorta di mini-workshop estemporaneo di educazione musicale tenuto da Dario Canal il lunedì mattina con un bimbo di Torniella.
Un intervento di Roberto Gelli detto Mariano detto Sandokan, barzellettiere della Valle (e resident al Festival della Barzelletta che si tiene ai primi di maggio a Scalvaia), che ha fulminato Dario, Roccia e Peter Seeds poco prima della partenza con un paio di gag.
G [alzando le mani, come a dire “vabbe’, abbiamo capito”]: Vabbe’, siete stati bene e le cose in meno?
I: Volevamo dare un’anteprima del programma 2017 di Attivarti.org, e raccontare un po’ cosa faranno le altre realtà che hanno partecipato alla creazione del festival, e spiegare come sostenere queste attività. Però, per come si è sviluppata la situazione, un po’ ci è passato di mente, e un po’ si è valutato che sarebbe stato un momento “istituzionale” -per quanto interessante- che si legava poco bene all’atmosfera: all’inizio sarebbe stato una cosa “a freddo”, a metà non aveva senso, e alla fine non ce n’era bisogno.
G: e ora come farete a condividere queste informazioni con chi è venuto al festival?
I: Be’: con quelli “di qui”, li ritroviamo tutti i giorni o quasi…e quelli “di fòri” sono tutti utenti consapevoli di internet. Più, ci sono quelli che ci leggono (oltre 9000 e-mail, radio, tv e web, e un po’ di social e qualche contatto stampa).
G: Nelle opzioni del Festival c’era un modulo chiamato “Vorrei ma non posso”
I: Come suggerisce il nome, era per chi avrebbe voluto esserci ma era impedito per motivi logistici o altro. Abbiamo avuto sia indicazioni di persone che potrebbero venire a visitare la Valle che non c’è (da Alghero, Parma, Pontedera e Mascate – capitale dell’Oman, e dal Nord Europa), sia proposte per andare a proporre situazioni simili altrove (nell’hinterland di Milano).
G: Ma sui programmi 2017 non ci dite proprio niente?
I: A parte che siamo già a più di 5000 battute spazi inclusi e rischiamo di passare più tempo a scrivere delle cose che a farle, c’è ancora tempo (prima di metà gennaio non succede nulla). Per il momento pensiamo a vedere chi viene alla panfortata ai Piloni (29-12), al prossimo concerto della Banda di Torniella (il 30-12 a Scalvaia), e al veglione a Torniella con Ricky DJ. Tranquilli che tutto si snoda e si comunica per tempo, dato che sono iniziative in via di definizione da fine settembre e che non si fanno se non hanno almeno 4-6 settimane di anticipo.
G: Ma nemmeno un cicinìn?
I (sorride): …che dire: come il Festival d’inverno (e come tutte le storie fatte dal 2006 a ora): saranno iniziative fatte un po’ con gente “di qui” e un po’ con gente “di fòri”…ma per una decina di giorni -personalmente- cercherò di rilassarmi e stare fuori dai giochi. La stagione è stata impegnativa, e da metà gennaio rimetterà in pista vari personaggi che avete conosciuto attraverso il festival, e altri che ancora non sono entrati in scena (ma ganzi uguale)
G: Grazie per la disponibilità!
I: Grazie a lei, auguri di buon anno se non ci si vede prima!
** …che, riascoltata oggi e scremati un paio di cliché Seventies è forse una delle più belle canzoni che parlano della vita del musicista che abbia sentito finora.