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No vegan would (testo)

Riflessione su uno dei possibili futuri del cibo, sviluppata da Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro inizialmente sulle note di Norwegian Wood dei fondamentali Beatles, ma adattabile come vi pare (se avete qualche suggerimento, scrivete a jugbandcm@pibinko.org).

I once had a steak, or -should I say- I once had threeUna volta mi mangiai una bistecca, no anzi tre
then, more meat and egg – all of this food, no vegan wouldPoi ancora carne e uova, tutto questo cibo, nessun vegano lo mangerebbe
I asked to my butcher please tell me what’s happening thereChiesi al mio macellaio “ma mi dici cosa succede”
he told me “the business has stopped / and I’m growing my hair”mi disse “gli affari non vanno più, e mi sto facendo crescere i capelli”
we spent lots of time, remembering grills, drinking our winePassammo un sacco di tempo a ripensare alle grigliate, e a bere vino
when I began to starve, he gave me a jar, it was full of larvaeQuando mi venne un po’ fame mi diede un barattolo, era pieno di larve
I said my dear friend did these long hair work into your mindGli dissi “amico mio, non è che questi capelli ti sono cresciuti nel cervello?”
you’re selling me insects while once you were giving me rind“mi stai vendendo insetti mentre una volta mi davi la cotenna!”
why don’t you just try, this here’s a cricket and this is a flyMa perché non provi, questo è un grillo e questo una mosca
guys, it took me some time / but then I got used / and I’m still drinking wineRagazzi, ci è volut0 un po’, ma poi mi sono abituato, e comunque il vino lo bevo ancora

Nell’immagine di testa, Mauro Tirannosauro intento a inventare la sua prossima ricetta.

Participation Blues – il blues della partecipazione (2020)

These lyrics were written to be part of the “musical facilitation” component of a research atelier on “Co-designing a space for Citizen Science”, together with a couple of other songs, at the ECSA 2020 Conference.

Be’ mi sono svegliato stamattina, e pensavo ai cittadiniWell I woke up this morning, ci-ti-zens on my mind
Be’ mi sono svegliato stamattina, e pensavo ai cittadiniWell I woke up this morning, ci-ti-zens on my mind
Poi ho visto quei ricercatori, alcuni di loro accecatiThen I saw them researchers, some of them have gone blind
E ho visto un sacco di gente, e un sacco di loro dimenticatiAnd I saw a lot of people, and a lot left behind
E’ quel blues, quel blues della partecipazioneGot that participation, participatio-o-n blues
Per cui son venuto a Trieste, in effetti, ero onlineSo I came to Trieste, in fact, I was online
Ho sentito di uno workshop, che parlava di coprogettazioneI heard of a workshop, dealing with co-design
Mi ha chiamato la nonna, mi ha chiesto di che si trattasseGot a call from my granny, she asked what this was about
Le ho detto perché non vieni anche te, così lo scopriraiI said why don’t you join me/and you’re gonna find out
Got that participation, participatio-o-n blues
Ora lo workshop è finito, e comincia la notteNow the workshop is over, and the night has begun
Fossimo stati a Trieste, ci saremmo divertitiHad we been in Trieste, we’d be having some fun
Comunque ho visto della bella gente, e ci ho pensato suStill I’ve seen some nice people, and I’ve been thinking it through
Ora passo la parola a Claudia, che ha qualcosa per voiNow we give it to Claudia, ‘cause she’s got something for you
…CONTINUA…CAN BE CONTINUED

The Ue’

Versione di “The Weight” con testo rivisitato per festeggiare i 70 anni di Pietro Raman Crivelli, giunto a Piloni (GR) nel 2011, se non ricordiamo male

Arrivai a Piloni, mi sentivo mezzo morto
Cercavo un posto con dell’acqua e un po’ di orto
“Ehi Mario mi sai dire dove stanno le patate?”
Lui allungò il dito e disse “lì ce n’è a palate”

Leva un peso a Raman, leva un peso sì
Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…

Da lì partii, e scesi giù a Torniella
Trovai una Combriccola, mi sembrava molto bella
gli dissi “dài ragazzi, andiamo a Roccastrada
loro risposero: “che dichi? dove vòi che noi si vada?” 

Leva un peso a Raman, leva un peso sì
Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…

Poi proseguii, arrivai fino a Scalvaia
Sergio, Mariano e il Gatto, che giravano per l’aia
Mi dissero “Raman, ché lo vuoi un cinquino rosso?
Io dissi “meglio bianco, che col rosso vo nel fosso

Leva un peso a Raman, leva un peso sì
Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…

Venne su Bobbe, mi prestò una grossa mazza
Per demolire un tino, quello sì che era di stazza
Ma non crollava, nonostante i miei sforzi
Lavoravo al contrario, in mezzo a tutti i miei discorsi

Leva un peso a Raman, leva un peso sì
Levo un peso a Raman, e poi lo passi a chi…

Il sentimento, quello non mi manca
Ho girato il mondo, senza capra e senza panca
Ma ora sono in Val di Farma, e settant’anni gli ho compiuti
Punto a ottanta, e a ritrovare i convenuti

Quanto, quanto, quanto

Testo ispirato da una conversazione con Dario Canal (reduce dalla manifestazione dei lavoratori dello spettacolo a Firenze del 30.5.20) e Wolfgang Scheibe (che aveva avuto in parallelo la certezza matematica che la Jug Band Colline Metallifere sarà il primo gruppo a esibirsi in un noto locale della provincia di Grosseto, senza avere indicazione delle condizioni economiche).

Sulla base di un evergriinoltùgederevribodi di Elio Cesari, al secolo Tony Renis (da ascoltare qua).

Dimmi quanto mi darai
Dimmi quanto quanto quanto
Se qualcosa mi darai
Io mi esibirò per te

Non importa andare in RAI
Non importa tanto quanto
Il valore che vorrai
Riconoscere di me

Se mi hai detto di sì
Non mi basta perché
Non ha senso per me
Non parlare del cachet

Dimmi quanto mi darai
Dopo il covid dimmi quanto
E se il giusto non darai
Non ci esibiremo mai

Foto di testa: monumento agli artisti “a rimessa” di Roberto Brunacci a Roccatederighi (GR) (cfr. anche il video di Rock a Milano, Blues alla Rocca V2 del 16.5.2020)

Certe botte

Mauro Tirannosauro leggeva sul giornale la notizia che vedete nella foto di testa. Confrontandosi con Jack O’Malley fra la colazione da Momo a Sassofortino (in cui si è potuta riascoltare “Rock a Milano, Blues alla Rocca in versione matinée) e il fosso della Seguentina, è nato il seguente testo, sulla base di un vecchio evergreen del mitico Lucianone. Maestro….

Certe botte ti arrivano a volte
ma poi ti volti e non sai chi è

Certi volti ti sembrano stolti
però sono colti e san far due per tre

Sono molti che vanno lì in piazza
a sorseggiare non litri di the

e se scappa che stanno vicini
ci sono casini, e ce n’è anche per te

Poi c’è la via-rica so-oli, con certe botti sì
Poi c è il gelato e il dentista, è proprio lì

Certe botti son piene
con quello che ci hai messo tu

Ci vediamo da Gigi e Flo
una volta di più

Maremà a Mario

Tutti mi dicono Maremà, Maremà Maremà

Ma a me mi pare un Maremà, e a Ma-a-rio

Il cliente che ci va compra una penna

Io ci ho comprato un lampada-a-rio

Sì, ah, ma l’hai detto Ma-remà, Ma-remà

Sì, ah, ma l’hai detto e ora ci si va-a-a

E poi lo sai che in men che non si di-i-ca

si andrà anche un po’ all’Aurelia Anti-i-ca

Foto di Alberico Mattei

Livin’ Milano – testo

Livin’ Milano – prima stesura circa 1991 terza stesura (ultima strofa ri-aggiornata): ottobre 2018

di Andrea Giacomelli / pibinko / Jack o’Malley

giro Blues classico in Mi

Mi La Mi

You live in Milano – the air is bad for your nose

La Mi

You live in Milano – the air is bad for your nose

Si

but let me tell you something baby

La Mi

you live in Milano you know how it goes

Mi – fisso

Monday morning – you get on the bus

You go to work in the same old fuss

Friday evening – a couple of beers

Mi7

You don’t see no women – and that has been going on for years

La Mi

but you’re living in Milano – the most beautiful town on the Earth

Si La Mi

You live in goddamned old Milano – but you don’t know what that is worth

Hey Baby, don’t you realize

you’re breathing shit, I ain’t tellin’ no lies

You are just sinking in that pool of regret

people call Milano, don’t you ever forget

but you’re living in Milano – the most beautiful town on the Earth

You live in goddamned old Milano – but you don’t know what that is worth

So girls, that’s how the story goes

I got out of town, it’s improving my nose

You wanna meet us, we’re up here in the hills

or we can come to Milano, but you’ve gotta pay the bills

…….

Adattamento in italiano:

Versione adattata in rima (seconda prova)

Tu vivi a Milano – l’aria lì fa male al naso

Tu vivi a Milano – l’aria lì fa male al naso

Ma sai te ne dico una, bella

tu vivi a Milano e non sei lì per caso

E’ la mattina, di lunedì

vai là in ufficio, e ti pare un sacrificio

Venerdì sera – due birre con gli amici

Di donne nun c’è ombra, ti dedichi alla bici

ma tu vivi lì a Milano, la più bella città del pianeta

stai questo cazzo di Milano, perché te l’ha detto il tuo profeta

Oh ragazzi, non vi rendete conto

respirate gas, non vi faccio lo sconto

lì nelle sabbie –– mobili di rimpianti

che chiamano Milano, e vi vedo, siete tanti

RIT

Via ragazze –– qui le storie son finite

Son partito da Milano, mi è passata la rinite

Per entrare in confidenza, dài venite giù in collina

O se no si vien su noi, a veder la Madonnina

Il bello di Sanrito (e non mi passa)

Vinicio Capossela diceva che aveva il ballo di San Vito e non gli passava. Parafrasandolo stamani ho pensato al “bello di Sanrito”. Vediamo come e perché.

Nella catena di eventi susseguenti al Festival d’Inverno in Val di Farma, e proseguendo dopo la visita al convegno FOSS4G-IT di Genova, mi sono ritrovato ieri a seguire la prima serata del Festival di Sanrito. Dopo un viaggio da Genova in condizioni di stanchezza tali che a un autogrill nei pressi di Savona mi è stato dato del “personaggio uscito da un libro di Calvino” (comunque rispettoso del codice stradale), mi sono ritrovato tra il non lusco e il non brusco nella piana cuneese, in particolare al Condorito di Margarita.

Il Sanrito è una competizione canora alla terza edizione. Ha un’orchestra, gruppi in concorso, ospiti VIP, vallette e più o meno il format del più noto festival canoro italiano, ma ripensato in chiave meno gonfiata e calibrato in modo intelligente in un contesto locale.

L’occasione che ha fatto l’uomo ascoltatore è stata un’esibizione di una rappresentanza degli Etruschi from Lakota. Pur avendo perso le prime due esibizioni è stata un’esperienza notevole e che posso raccomandare (data la finale che si prospetta stasera) a chiunque abbia ancora qualche dubbio, in generale.
L’unica cosa è che il posto non è enorme, e stasera ci sarà più gente di ieri, che era già pienotto. Io ci devo pensare.

Intanto vi propongo i due brani eseguiti dagli Etruschi, e un pezzo dell’esibizione finale dell’orchestra di Piazza Boves. Per i puristi del Dolby Surround: l’audio è un po’ saturo, ma c’era posto solo tra due diffusori.

C’è anche qualche chicca sui brani dai concorrenti, ma non vorrei interferire con i delicati meccanismi della giuria e quindi li pubblicherò eventualmente a festival finito.

Segue infine un breve contrasto in ottava rima che dà un po’ lo spirito della manifestazione per come l’ho capito.

Ripubblicherò poi un breve articolo con in vincitori del Festival, più avanti nella settimana.

Presentazione del gruppo “dal nome altisonante” e Gli Indiani (vedi video ufficiale)

Corn Flakes (vedi video ufficiale)

Orchestra di Piazza Boves (volendo c’è anche il James Taylor Quartet, ma se chiudevi gli occhi non c’era tutta questa differenza!)

Contrasto in ottava rima tra un “folgorato sulla via di Sanrito” e un passionista di Sanremo

1) Mi trovavo tra il Piemonte e la Liguria
In un fresco pomeriggio di febbraio

procedevo verso sud senza gran furia
non pensavo che a quell’ago nel pagliaio

sempre in mezzo a qualche bassa e fine ingiuria
ragionavo senza mente che era un guaio

quando arrivo qua nel borgo di Beinette
dove un tempo anche Nando un po’ ci stette

2) Te dici Nando, ma erano otto o sette
Capitarono in Piemonte un po’ per caso

non sapevano che a far dischi nelle strette
più che orecchie ci vuole un fino naso

con un sonno che la mattina tagli a fette
è un miracolo se non ci rompi un vaso

ma dimmi meglio caro Rino un po’ sto mito
di quel locale chiamato Condorito

3) Vedi Gino se tu punti il lungo dito
Su quella mappa tra Cuneo e Mondovì

Trovi una strada dritta e un mondo unito
Non sol sabato e domenica, ma anche venerdì

Prendi esempio dal mio amico un poco ardito
Pensa che anche tu potresti stare qui

se dirigi un qualche mezzo di trasporto
su un percorso che può esser lungo oppure corto

4) ma che dici, mi vuoi forse steso morto
io preferisco la gran televisione

quando a sera a casa le mie piatte chiappe porto
mi ci sdraio piano, fino alla consunzione

mangio bevo, a volte mi sento poco accorto
ma alla diretta non rinuncio di canzone

sto a guarda’ sta cosa di sanremo
che del canto mi dicono è l’istituzione

5) forse del canto nel senso d’angolo neh
ma il canto non è sempre cosa uguale

ci vuole testa cuore voce ed emozione
e se ne manca una a volte ci si resta male

quei brani che senti là te: è un pentolone
di un brodo che spesso manca ormai di sale

pensa invece qui alla piana cuneese
che di sale ne hanno messe un po’ di prese

6) or dicendo questo lei si arrese
ma io non sono lei, so’ un po’ convinto

che il disco verso non sta a sud del torinese
e alla costa dei fiori vo’ essere spinto

solo che sono di Piombino Dese
non è proprio un comune troppo tinto

e per sentir la musica dal vivo
qua ci vuole più che un moto un gran motivo

7) allor facciam così chiamiamo Ivo
porta Sara, Renza, Chiara e Lucrezia

e in un balzo di contrasto volitivo
ma non sbaglia’ strada o finisci sai alla Spezia

ti conduce lui in un posto ben giulivo
dove anche stasera puoi godere di gran festa

se vuoi Sanremo, non te lo proibisco,
ma al Sanrito trovi pane, garantisco!

8) E va bene caro Rino, non capisco
ma se dici queste cose un po’ mi adeguo

chiamo Ivo tanto guida e io languisco
e vediamo un po’ se dal divano mi dileguo

poi se mi piace, ascolta, ti annuisco
e se non conduco magari già ti seguo

ma dammi un po’ di tua destinazione
che a star meglio sai mi sento un po’ coglione

m(‘)appare la Sardegna ep. 7: Le garanzie sono importanti

 

 

 

NdA…si riporta il testo dall’inizio, per seguire meglio il contrasto…

[11-1-2017]

Torniella (GR)

Eravamo a dì gennaio il nove
Si pensava alle tu’ perturbazioni

Il clima era ben secco, qui ‘un ci piove
E gli storni facean gran formazioni

Ti si para Leopoldo, vien da Nove
Te lo vedi sulle televisioni

che fa un servizio sull’inquinamento
auspicando di sortire gran fermento

 

 

io capisco che ti mi vuoi sgomento
a sentire questa storia delle luci

bada bene il lume è un gran portento
e non so perché me lo riduci

quando penso, mi ci reggo il mento
vedo fuori facce, visi, e volti truci

tutti esperti del cielo e delle stelle
che non sai poi cos’han sotto la pelle

[13-1-2017]

Corte

Senti coso, sì ne dici delle belle
Ma secondo me ‘un vedi più il problema

Anziché star lì a parlar di stelle
Sarà il caso di centrare il vero tema

Non c’entra l’osservatorio di Roselle
Magari meglio quello di Brema

E se chiamiamo un po’ di suonatori
Tu vedrai so’ un po’ di qui e un po’ di fuori

 

 

Io non guardavo il tiggì di Liguori
Ogni tanto quello di Mentana

Ma tra i bianchi i rossi i verdi e i mori
Ti fan passa’ la voglia in settimana

Se invece un po’ accendi i ricevitori
E ci metti la frequenza più lontana

Troverai meno storie ferite e morte
Meglio ancora se tu ascolti le onde Corte

[14-1-2017]

Corte – interno giorno

Quel che tu dici, già lo intendo forte
Son d’accordo non ti voglio contraddire

Se apri le finestre e non le porte
Tanto vale tu non vada più a dormire

E se poi percorri strade molto torte
Guida bene o sai poi ci vai a finire

In posti che se ‘un conosci bene
Non si sa se lascian tasche piene

 

 

‘un ti leveranno mica un rene
potran portarti via due franchi

se poi si distraggon con Irene
glieli riprendi insieme ai saltimbanchi

ma la questione va capìta bene
non è che sia contento degli ammanchi

però mi sa che il bilancio complessivo
lo fai meglio mettendo l’uva con l’ulivo.

[15-1-2017]

Invasione di dischi volanti alle porte di Tannhauser

Oggi il fiocco tutt’intorno un po’ tardivo
E’ calato giù dal cielo sulla terra

mentre sento il tuo parere un po’ tardivo
del valore del terreno senza guerra

senza lotte qui lo canto e pur lo scrivo
sarà meglio se il concetto lei lo afferra

che dai campi son partiti quei ragazzi
per andare a costruir dei gran palazzi

 

Certo giovani già sono partiti a mazzi
Per andare chi allo studio chi al lavoro

Chi pure ha progettato razzi
che decollano con gran botto sonoro

ma sono pochi, a me pare tra gli strazi
quelli che poi han trovato l’oro

e magari solo pensano a far festa
mentre dei neuroni svuotano la testa

[16-1-2017]

Neve a Florianopolis

ma il problema è che rimane in quella cesta
che tu porti là nell’orto alla raccolta

se la sera che rientri niente resta
ti ci tocca poi di andare un’altra volta

se poi posso dirti una cosa onesta
che di robba ‘un ce ne trovi molta

se coi tuoi non hai già fatto lo sforzo
di piantarci quei semini il mese scorso

 

be’ tu vedi caro amico sardo-corso
che io sono un cittadino della villa

e se l’orto trovo spoglio tanto un morso
posso darlo e soddisfare la papilla

c’è un mercato detto super in mezzo al corso
ci si va a far la spesa, ed è tranquilla

basta che quando arrivi giù alla cassa
te gli dai quella pecunia che l’ingrassa

[17-1-2017]

Il manichino più grande del mondo

Se però quella mesata che ti passa
non ti porta prima a lavorare

non importa se sei a Rocca o a Massa
non capisco come fai poi a pagare

forse hai un’autorità non troppo bassa
oppure mi devi ben spiegare

come fai a riempire il portafoglio
vai a rubare o chiami papa Bergoglio

 

 

non scomodare il pontificio soglio
non c’è bisogno di così tanta forza

io qui sai faccio quel che voglio
che ce l’ho per me qualche risorsa

se vieni con me sull’alto scoglio
che da gallura vede la riviera corsa

ti spiego meglio la funzione
e l’importanza della pianificazione

Testata termonucleare tattica – bassa potenza – usata per farsi posto per parcheggiare.

[23-1-2017]

ma che mi stai a prende per coglione
mi vuoi magari anche fa’ ammalare

a salire in cima a quel roccione
e poi per farci che – mi vuoi abbindolare

secondo me più che la pianificazione
ci vuole un po’ di ricordare

che una volta, ai tempi di massimo d’azeglio
ne morivan giovani parecchi, ma gli altri forse stavan meglio

 

 

te mi vai a citare massimo d’azeglio
mi parli di un periodo ormai lontano

quando è vero alcuni stavan meglio
ma eran quelli vicini a quel sovrano

se eri un altro, dovevi star ben sveglio
c’era poco da pensare a andar lontano

e non c’era cosa più indegna
d’esser spediti in corsica in in sardegna

m(‘)appare la Sardegna – ep. 6: Peter Jackson non è mai stato nel mediterraneo da piccino

NdA…si riporta il testo dall’inizio, per seguire meglio il contrasto…

[11-1-2017]

Torniella (GR)

Eravamo a dì gennaio il nove
Si pensava alle tu’ perturbazioni

Il clima era ben secco, qui ‘un ci piove
E gli storni facean gran formazioni

Ti si para Leopoldo, vien da Nove
Te lo vedi sulle televisioni

che fa un servizio sull’inquinamento
auspicando di sortire gran fermento

 

 

io capisco che ti mi vuoi sgomento
a sentire questa storia delle luci

bada bene il lume è un gran portento
e non so perché me lo riduci

quando penso, mi ci reggo il mento
vedo fuori facce, visi, e volti truci

tutti esperti del cielo e delle stelle
che non sai poi cos’han sotto la pelle

[13-1-2017]

Corte

Senti coso, sì ne dici delle belle
Ma secondo me ‘un vedi più il problema

Anziché star lì a parlar di stelle
Sarà il caso di centrare il vero tema

Non c’entra l’osservatorio di Roselle
Magari meglio quello di Brema

E se chiamiamo un po’ di suonatori
Tu vedrai so’ un po’ di qui e un po’ di fuori

 

 

Io non guardavo il tiggì di Liguori
Ogni tanto quello di Mentana

Ma tra i bianchi i rossi i verdi e i mori
Ti fan passa’ la voglia in settimana

Se invece un po’ accendi i ricevitori
E ci metti la frequenza più lontana

Troverai meno storie ferite e morte
Meglio ancora se tu ascolti le onde Corte

[14-1-2017]

Corte – interno giorno

Quel che tu dici, già lo intendo forte
Son d’accordo non ti voglio contraddire

Se apri le finestre e non le porte
Tanto vale tu non vada più a dormire

E se poi percorri strade molto torte
Guida bene o sai poi ci vai a finire

In posti che se ‘un conosci bene
Non si sa se lascian tasche piene

 

 

‘un ti leveranno mica un rene
potran portarti via due franchi

se poi si distraggon con Irene
glieli riprendi insieme ai saltimbanchi

ma la questione va capìta bene
non è che sia contento degli ammanchi

però mi sa che il bilancio complessivo
lo fai meglio mettendo l’uva con l’ulivo.

[15-1-2017]

Invasione di dischi volanti alle porte di Tannhauser

Oggi il fiocco tutt’intorno un po’ tardivo
E’ calato giù dal cielo sulla terra

mentre sento il tuo parere un po’ tardivo
del valore del terreno senza guerra

senza lotte qui lo canto e pur lo scrivo
sarà meglio se il concetto lei lo afferra

che dai campi son partiti quei ragazzi
per andare a costruir dei gran palazzi

 

Certo giovani già sono partiti a mazzi
Per andare chi allo studio chi al lavoro

Chi pure ha progettato razzi
che decollano con gran botto sonoro

ma sono pochi, a me pare tra gli strazi
quelli che poi han trovato l’oro

e magari solo pensano a far festa
mentre dei neuroni svuotano la testa

[16-1-2017]

Neve a Florianopolis

ma il problema è che rimane in quella cesta
che tu porti là nell’orto alla raccolta

se la sera che rientri niente resta
ti ci tocca poi di andare un’altra volta

se poi posso dirti una cosa onesta
che di robba ‘un ce ne trovi molta

se coi tuoi non hai già fatto lo sforzo
di piantarci quei semini il mese scorso

 

be’ tu vedi caro amico sardo-corso
che io sono un cittadino della villa

e se l’orto trovo spoglio tanto un morso
posso darlo e soddisfare la papilla

c’è un mercato detto super in mezzo al corso
ci si va a far la spesa, ed è tranquilla

basta che quando arrivi giù alla cassa
te gli dai quella pecunia che l’ingrassa

[17-1-2017]

Il manichino più grande del mondo

Se però quella mesata che ti passa
non ti porta prima a lavorare

non importa se sei a Rocca o a Massa
non capisco come fai poi a pagare

forse hai un’autorità non troppo bassa
oppure mi devi ben spiegare

come fai a riempire il portafoglio
vai a rubare o chiami papa Bergoglio

non scomodare il pontificio soglio
non c’è bisogno di tanta forza

io qui sai fo quel che voglio
che ce l’ho per me qualche risorsa

se vieni con me sull’alto scoglio
che dalla gallura vede la riviera corsa

ti spiego meglio la funzione
e l’importanza della pianificazione