These lyrics were written to be part of the “musical facilitation” component of a research atelier on “Co-designing a space for Citizen Science”, together with a couple of other songs, at the ECSA 2020 Conference.
Be’ mi sono svegliato stamattina, e pensavo ai cittadini
Well I woke up this morning, ci-ti-zens on my mind
Be’ mi sono svegliato stamattina, e pensavo ai cittadini
Well I woke up this morning, ci-ti-zens on my mind
Poi ho visto quei ricercatori, alcuni di loro accecati
Then I saw them researchers, some of them have gone blind
E ho visto un sacco di gente, e un sacco di loro dimenticati
And I saw a lot of people, and a lot left behind
E’ quel blues, quel blues della partecipazione
Got that participation, participatio-o-n blues
Per cui son venuto a Trieste, in effetti, ero online
So I came to Trieste, in fact, I was online
Ho sentito di uno workshop, che parlava di coprogettazione
I heard of a workshop, dealing with co-design
Mi ha chiamato la nonna, mi ha chiesto di che si trattasse
Got a call from my granny, she asked what this was about
Le ho detto perché non vieni anche te, così lo scoprirai
I said why don’t you join me/and you’re gonna find out
Got that participation, participatio-o-n blues
Ora lo workshop è finito, e comincia la notte
Now the workshop is over, and the night has begun
Fossimo stati a Trieste, ci saremmo divertiti
Had we been in Trieste, we’d be having some fun
Comunque ho visto della bella gente, e ci ho pensato su
Still I’ve seen some nice people, and I’ve been thinking it through
Ora passo la parola a Claudia, che ha qualcosa per voi
Now we give it to Claudia, ‘cause she’s got something for you
Versione di “The Weight” con testo rivisitato per festeggiare i 70 anni di Pietro Raman Crivelli, giunto a Piloni (GR) nel 2011, se non ricordiamo male
Arrivai a Piloni, mi sentivo mezzo morto Cercavo un posto con dell’acqua e un po’ di orto “Ehi Mario mi sai dire dove stanno le patate?” Lui allungò il dito e disse “lì ce n’è a palate”
Leva un peso a Raman, leva un peso sì Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…
Da lì partii, e scesi giù a Torniella Trovai una Combriccola, mi sembrava molto bella gli dissi “dài ragazzi, andiamo a Roccastrada“ loro risposero: “che dichi? dove vòi che noi si vada?”
Leva un peso a Raman, leva un peso sì Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…
Poi proseguii, arrivai fino a Scalvaia Sergio, Mariano e il Gatto, che giravano per l’aia Mi dissero “Raman, ché lo vuoi un cinquino rosso?“ Io dissi “meglio bianco, che col rosso vo nel fosso“
Leva un peso a Raman, leva un peso sì Leva un peso a Raman, e poi lo passi a chi…
Venne su Bobbe, mi prestò una grossa mazza Per demolire un tino, quello sì che era di stazza Ma non crollava, nonostante i miei sforzi Lavoravo al contrario, in mezzo a tutti i miei discorsi
Leva un peso a Raman, leva un peso sì Levo un peso a Raman, e poi lo passi a chi…
Il sentimento, quello non mi manca Ho girato il mondo, senza capra e senza panca Ma ora sono in Val di Farma, e settant’anni gli ho compiuti Punto a ottanta, e a ritrovare i convenuti
Testo ispirato da una conversazione con Dario Canal (reduce dalla manifestazione dei lavoratori dello spettacolo a Firenze del 30.5.20) e Wolfgang Scheibe (che aveva avuto in parallelo la certezza matematica che la Jug Band Colline Metallifere sarà il primo gruppo a esibirsi in un noto locale della provincia di Grosseto, senza avere indicazione delle condizioni economiche).
Sulla base di un evergriinoltùgederevribodi di Elio Cesari, al secolo Tony Renis (da ascoltare qua).
Dimmi quanto mi darai Dimmi quanto quanto quanto Se qualcosa mi darai Io mi esibirò per te
Non importa andare in RAI Non importa tanto quanto Il valore che vorrai Riconoscere di me
Se mi hai detto di sì Non mi basta perché Non ha senso per me Non parlare del cachet
Dimmi quanto mi darai Dopo il covid dimmi quanto E se il giusto non darai Non ci esibiremo mai
Mauro Tirannosauro leggeva sul giornale la notizia che vedete nella foto di testa. Confrontandosi con Jack O’Malley fra la colazione da Momo a Sassofortino (in cui si è potuta riascoltare “Rock a Milano, Blues alla Rocca in versione matinée) e il fosso della Seguentina, è nato il seguente testo, sulla base di un vecchio evergreen del mitico Lucianone. Maestro….
Certe botte ti arrivano a volte ma poi ti volti e non sai chi è
Certi volti ti sembrano stolti però sono colti e san far due per tre
Sono molti che vanno lì in piazza a sorseggiare non litri di the
e se scappa che stanno vicini ci sono casini, e ce n’è anche per te
Poi c’è la via-rica so-oli, con certe botti sì Poi c è il gelato e il dentista, è proprio lì
Certe botti son piene con quello che ci hai messo tu
Nella catena di eventi susseguenti al Festival d’Inverno in Val di Farma, e proseguendo dopo la visita al convegno FOSS4G-IT di Genova, mi sono ritrovato ieri a seguire la prima serata del Festival di Sanrito. Dopo un viaggio da Genova in condizioni di stanchezza tali che a un autogrill nei pressi di Savona mi è stato dato del “personaggio uscito da un libro di Calvino” (comunque rispettoso del codice stradale), mi sono ritrovato tra il non lusco e il non brusco nella piana cuneese, in particolare al Condorito di Margarita.
Il Sanrito è una competizione canora alla terza edizione. Ha un’orchestra, gruppi in concorso, ospiti VIP, vallette e più o meno il format del più noto festival canoro italiano, ma ripensato in chiave meno gonfiata e calibrato in modo intelligente in un contesto locale.
L’occasione che ha fatto l’uomo ascoltatore è stata un’esibizione di una rappresentanza degli Etruschi from Lakota. Pur avendo perso le prime due esibizioni è stata un’esperienza notevole e che posso raccomandare (data la finale che si prospetta stasera) a chiunque abbia ancora qualche dubbio, in generale.
L’unica cosa è che il posto non è enorme, e stasera ci sarà più gente di ieri, che era già pienotto. Io ci devo pensare.
Intanto vi propongo i due brani eseguiti dagli Etruschi, e un pezzo dell’esibizione finale dell’orchestra di Piazza Boves. Per i puristi del Dolby Surround: l’audio è un po’ saturo, ma c’era posto solo tra due diffusori.
C’è anche qualche chicca sui brani dai concorrenti, ma non vorrei interferire con i delicati meccanismi della giuria e quindi li pubblicherò eventualmente a festival finito.
Segue infine un breve contrasto in ottava rima che dà un po’ lo spirito della manifestazione per come l’ho capito.
Ripubblicherò poi un breve articolo con in vincitori del Festival, più avanti nella settimana.
Presentazione del gruppo “dal nome altisonante” e Gli Indiani (vedi video ufficiale)