Il giorno 18 settembre 2012 09:53, Andrea (l’Omonimo) …. ha scritto:
Il brano-bag continua ad essere fonte di ricordi e rielaborazioni come quello di settimana scorsa che mi portò a collegare i “Trasferelli” partendo dalla tua nota sui polacchi a Montecassino. L’esercizio del contarle credo di non averlo mai fatto, del resto non l’ho fatto nemmeno con i cd stipati in quella che impropriamente continuo a chiamare libreria. Però ricordo molto bene interi pomeriggi del periodo adolescenziale in cui con alcuni amici, uno dei quali oggi è percussionista al San Carlo di Napoli, cantavamo le canzoni dei gruppi che allora scoprivamo e ascoltavamo. L
e cantavamo mentre scavavamo solchi nei marciapiedi girando per il quartiere. Allora eravamo molto hard-rock-oriented e i brani andavano dalla PFM meno progressive e più tamarra, quella con Di Cioccio singer e Calloni alla batteria a tutto il campionario metal dei tempi. In merito all’adolescenza e all’hard rock consiglio di leggere il capitolo su Heartbreaker dei Led Zeppelin del libro di Nick Hornby 31 songs.
In breve il concetto è questo: un adolescente è in cerca di riferimenti e un riff di chitarra ben distorto è una sicurezza, è qualcosa che non dà dubbi ma certezze, se ascolti quello sei uno “giusto” e stai apposto. Ritornando ai pomeriggi a zonzo per la zona Zavattari, effettivamente dopo un po’ l’esercizio canoro passava, grazie proprio all’amico percussionista, alla riproduzione vocale del singolo strumento cercando di ricreare le introduzioni che meglio si prestavano (le prime, più facili e meglio riuscite erano Smoke on the Water e Strong Arm of the Law dei Saxon).
Alla lunga poi il gioco si trasformò e ricordo chiaramente Marco improvvisare una variazione incrociando e alternando i riff di chitarra di Godzilla dei Blue Oyster Cult e Mirror Mirror dei Def Leppard. Come chiudere? La riflessione conclusiva è che anche ascoltando i Saxon a 12-13 anni da grande puoi diventare il percussionista di un orchestra classica.