La parte sulla BuioMetria Partecipativa inizia dopo una ventina di minuti…comunque tutta la puntata è interessante e, rispetto ad altre esperienze radiofoniche che abbiamo avuto negli anni, più “in relax”.
La classifica è derivata da un conteggio automatico delle parole, tramite un programma scritto in Perl. I numeri nell’asse verticale del grafico indicano la frequenza di ciascuna parola.
La classifica non è da intendersi come una “Top 10″…seguono moltissimi altri termini, che potete trovare nel foglio di calcolo usato come base per l’analisi (si veda sotto). Per esigenze di sintesi è comunque utile fermarsi ai primi dieci, senza implicare che i termini in fondo siano “ultimi”.
Questa analisi è necessariamente semplificata (e quindi definita in versione “1.0” nell’articolo del blog).
Per esempio:
il singolare e il plurale di un termine non vengono assimilati
sono stati osservati alcuni incovenienti nella codifica del file di partenza (questi non creano problemi alla lettura da parte delle persone, ma influiscono sul conteggio automatico)
l’algoritmo utilizzato ignora il contesto (ad esempio dire “l’acqua è buona da bere” o “l’acqua genera le alluvioni” conterà sempre 1)
Inoltre, ho scelto manualmente i sostantivi e altri termini che ho ritenuto utili da analizzare (comunque leggendo il documento con occhio da ingegnere ambientale).
Il file utilizzato per l’analisi è scaricabile dal sito pibinko.org.
E’ verosimile che -applicando strumenti più sofisticati per l’analisi dei testi- si possa arrivare a risultati più robusti. Ad ogni modo, l’analisi speditiva qui presentata è già interessante (e abbastanza affidabile, avendo svolto alcuni controlli di qualità sull’analisi stessa per quanto riguarda alcuni termini)
Essendo impegnato nel campo della luce artificiale notturna, non ho poi potuto fare a meno di notare il comma 211:
II. EDUCARE ALL’ALLEANZA TRA L’UMANITÀ E L’AMBIENTE
211. Tuttavia, questa educazione, chiamata a creare una “cittadinanza ecologica”, a volte si limita a informare e non riesce a far maturare delle abitudini. L’esistenza di leggi e norme non è sufficiente a lungo termine per limitare i cattivi comportamenti, anche quando esista un valido controllo. Affinché la norma giuridica produca effetti rilevanti e duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una trasformazione personale. Solamente partendo dal coltivare solide virtù è possibile la donazione di sé in un impegno ecologico. Se una persona, benché le proprie condizioni economiche le permettano di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po’ invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente. È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità.
Mi farà piacere sentire la voce di esperti di analisi automatica di testi che fossero interessati a collaborare per eseguire un’analisi più raffinata del testo dell’enciclica (potete scrivere a info@pibinko.org).
Artur Schnitzler non potrebbe averci pensato, perché non ha tradotto da solo “Traumnovelle” (Doppio Sogno), e forse nemmeno Stanley Kubrick quando girò “àiz uàid sciàtt”, ma il concetto di bi(-)sogno m’intriga.
Se hai un bisogno molto forte, una necessità impellente, un dovere morale, un imperativo iotativo, può indurre un bi-sogno, cioè sognare doppio?
In una delle celle di contenimento del carcere messicano di Oaxaxa è stata ritrovata un’iscrizione, probabilmente tracciata da un detenuto (“ospite dello Stato” direbbero a Palermo) attorno al 1933.
Jean-Charle de Melle, antropologo culturale e lanciatore di giavellotto, ha stabilito questa data incrociando le informazioni relative a un biglietto di invito alla cerimonia di seconda comunione dei nipoti di alcuni emigranti italiani dal Friuli a Silverton, Colorado, con le filastrocche dei bimbi algheresi compilate da Joan Palomba.
Sulla base di queste correlazioni, anche se non si può dare evidenza certa, vi sono alcuni baristi che sostengono, quando sono sobri, che il detenuto potrebbe essere stato niente meno che Aldo Stiragnino, pseudoanarchico emigrato dalla Toscana al Messico verso la metà degli anni Venti del secolo scorso.
Già fondatore di un circolo di bridge e successivamente arruolato come guastatore nelle unità speciali statunitensi, Stiragnino fu catturato durante un’azione in Messico.
Per andare a minare il primo ponte costruito tra El Paso e Ciudad Juarez, andò da un tabacchino a chiedere dei fiammiferi, perché dopo aver posato le cariche esplosive e la miccia, venne fuori che nel gruppo della missione speciale si erano scordati di portare qualcosa per accenderla.
Alcuni analisti di geopolitica hanno ritrovato negli archivi declassificati della CIA una circolare, stilata poco dopo questo episodio, che obbliga a reclutare solo agenti fumatori, per evitare il rischio di non avere un accendino durante le missioni.
Qua la storia si farebbe Storia con la maiuscola, ma è tardi e quindi vi saluto con la trascrizione dell’iscrizione nella cella 51 del carcere di Oaxaxa…prima che vada in prescrizione:
Ho bisogno di te Ho bisogno di the Ho bi-sogno di t(h)e Obi sogno, dite Oh, bis ogni odi te
Insomma,
oh te…se odi ogni bis e quindi vai a tutti i concerti del mondo.
Se mi portassi un the, ti sognerei due volte mentre vado al negozio di bricolage in via Aurelia Nord a Grosseto.
E per darvi il buon fine settimana (che non sia weak-end!), uno che le parole le tratta “come si tocca” direbbe Fazendino da Sassari:
Tutto ciò che c’è c’è già. (embe)
Tutto ciò che c’è c’è già.
Tutto ciò che c’è c’è già.
Allora nei miei pezzi che si fa? (boh)
Tutto ciò che c’è c’è già.
Allora nei miei pezzi che si fa?
Vorrei che i pidocchi abitassero la testa di Branduardi,
giocare a Tomb Raider insieme a Finardi,
uscire solo con la Cinquetti e tornare tardi,
vorrei sapere la mia lingua meno di Biscardi,
criticare sgorbi disegnati da Sgarbi,
mettere peli sotto le ascelle di Barbie,
sapere che Wilma se la fa con Barnie,
che di nascosto Red Ronnie s’abbuffa di carni,
fermi,
vorrei accendere la radio
e sintonizzarmi su Jannacci che ammette che è astemio,
vorrei stare al Music Awards, vincere un premio,
Micheal Jackson dice “Capa sei un genio”,
vorrei che il mitico Leonardo Di Caprio
facesse film solo quando Vasco è sobrio,
io vorrei che i Backstreet Boys fossero gay,
che le teenager amassero Casadei.
Tutto ciò che c’è c’è già.
Allora nei miei pezzi che si fa?
Renderò possibile l’impossibile
fino a rendere possibile la realtà.
Tutto ciò che c’è c’è già.
Allora nei miei pezzi che si fa?
Renderò possibile l’impossibile
fino a rendere possibile la realtà.
Vorrei che Naomi Campbell senza bikini
facesse il filo a Ceccherini,
che invece vuole fuggire con la Nannini
nella discoteca dove spingono Masini,
Cristina D’Avena faccia dodici bambini
che fanno cacca che si attacca ai pannolini,
poi la vedi al bar che ci dà col Martini,
s’ingozza con gli alcolici,
duetta con i Prodigy,
vorrei alzare calici come un prete perfetto,
Marilyn Manson mi farà da chierichetto,
vorrei che la Marini fosse senza culetto,
che mi mostrasse il suo Do di petto,
aspetto che nasca Capa Rezza junior,
Martufello? Il massimo dello humor,
Shaquille O’Neale che fa l’amore in Mini Minor,
Casadei, dove sei?
I want you freedom!
Tutto ciò che c’è c’è già
Allora nei miei pezzi che si fa?
Renderò possibile l’impossibile
fino a rendere possibile la realtà.
Secondo me il testo di questa canzone non voleva dire nulla, se non avere delle parole per delle rime.
Ma la musica, la musica…è veramente epica. Ci potreste immaginare Ciro il Grande alle porte di Persepoli, di rientro da qualche gita fuori porta, o un terremoto, o una grossa onda. Del resto, il titolo non sarà stato scelto a caso.
La versione del 1990 porta tutti i cliché delle metal band anni ’80. Quella del 2015 fa capire che loro ci sono sempre, eccome, a parte qualche capellone in meno.
Una nota per l’INAIL: segnaliamo che fare il batterista come lo fa il nostro in questo video potrebbe essere un mestiere usurante.
Il cantante potrebbe essere reinterpretato da Corrado Guzzanti
Can you feel it, see it, hear it today? | riesci a perceperilo, a sentirlo, oggi?
If you can’t, then it doesn’t matter anyway | se no, allora comunque non importa
You will never understand it cuz it happens too fast | non lo capirai mai, perché succede troppo alla svelta
And it feels so good, it’s like walking on glass | e ti fa stare così bene, è come camminare sul vetro
It’s so cool, it’s so hip, it’s alright | è così ganzo, va di moda, va bene
It’s so groovy, it’s outta sight | è così liscio, è robba mai vista
You can touch it, smell it, taste it so sweet | la puoi toccare, annusare, assaggiare com’è dolce
But it makes no difference cuz it knocks you off your feet | ma non fa differenza, perché ti stende
You want it all but you can’t have it | la vuoi tutta, ma non la puoi avere
It’s cryin’, bleedin’, lying on the floor | è lì che piange, che sanguina, che sta stesa in terra
So you lay down on it and you do it some more | allora ti metti giù e ne prendi di più
You’ve got to share it, so you dare it | la devi condividere, allora te la tenti
Then you bare it and you tear it | poi la sopporti e poi la smonti
You want it all but you can’t have it
It’s in your face but you can’t grab it
It’s alive, afraid, a lie, a sin | è viva, ha paura, è una bugia, un peccato
It’s magic, it’s tragic, it’s a loss, it’s a win | è magia, tragedia, una perdita, un guadagno
It’s dark, it’s moist, it’s a bitter pain | è scura, umida, è un dolore amaro
It’s sad it happened and it’s a shame | è triste che sia successo ed è una vergogna
You want it all but you can’t have it
It’s in your face but you can’t grab it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
You want it all but you can’t have it
It’s in your face but you can’t grab it
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
What is it?
It’s it
Tutti i pezzi con una sezione fiati robusta meritano un ascolto attento. Dove non riescono ad avere i fiati, magari ci vanno di tastiere, e poi ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola, come Jimi Hendrix che in “Fire” faceva i fraseggi che sarebbero stati della sezione fiati con la chitarra, ma Jimi è Jimi.
In questo pezzo dei Blur, riascoltandolo con orecchie del 2015, direi che la parte di fiati non è niente di stratosferico, ma gradevole. Ma la cosa che mi ha sempre colpito di questo pezzo è il testo, e la lettura estremamente lucida che dà di una certa tendenza (mai smessa da che esistono le città, ma oggi sempre più diffusa) a pensare che la campagna sia “bella” e basta.
In riferimento al testo: per chi non fosse stato bimbo con televisione in Inghilterra negli anni ’70, Jackanory era una trasmissione che andava in onda verso le cinque del pomeriggio, in cui un personaggio di cui non ricordo il nome ma sicuramente l’acconciatura Seventies leggeva delle fiabe. Nella traduzione però, mettere “everything is going Jackanory” come “tutto va come se si fosse in una trasmissione di fiabe per bimbi” non funziona. Potrebbe magari dirsi che “tutto diventa una fiaba surreale”, ma lo scatafascio mi suona meglio in questo contesto. Buon ascolto.
COUNTRY HOUSE
G+
(So the story begins) | così comincia la storia
A E
City dweller successful fella | un residente in città, tipo di successo
Bm
Thought to himself: “Oops, I’ve got a lot of money” | si disse: “oops, ci ho un sacco di soldi”
D (DbBass) Db
I’m caught in a rat race terminally |ma sono preso in una guerra tra poveri terminale
A
I’m a professional cynic | sono un cinico di professione
E
But my heart’s not in it | ma il mio cuore non ci tiene particolarmente
Bm
I’m paying the price of living life at the limit | e pago il prezzo di vivere la vita al limite
D (DbBass) Db
Caught up in the century’s anxiety | intrappolato nelle ansie di questo secolo
E
It preys on him, he’s getting thin | la cosa lo prende male, sta dimagrendo
A
Now he lives in a house a very big house in the country | ma ora vive in una casa, una casa molto grossa in campagna
D A
Watching afternoon repeats and the food he eats in the country | guarda le repliche televisive del pomeriggio, e il cibo che mangia, lì in campagna
E7 Eb
He takes all manner of pills and piles up analyst bills in the country | prende un sacco di pasticche e raccoglie fatture dell’analista, lì in campagna
D A Ab
Oh, it’s like an animal farm that’s the rural charm in the country |oh, è come una fattoria di animali, e quello è il fascino rurale della campagna
He’s got morning glory and life’s a different story | la mattina si sente tanto bene, ma la vita è un altro film
Everything’s going Jackanory Touched with his own mortality | tutto sta andando a scatafascio , mentre fa i conti con la propria mortalità
He’s reading Balzac, knocking back Prozac | sta a leggere Balzac, mentre ingolla il Proza
It’s a helping hand that makes you feel wonderfully bland | è una mano amica che ti fa sentire meravigliosamente blando
Oh, it’s a century’s remedy For the faint at heart A new start | oh, è la cura del secolo per i deboli di animo…un nuovo inizio
(Try the simple life) He lives in a house A very big house In the country | (prova la vita semplice) Vive in una casa, una casa molto grossa in campagna
He’s got a fog in his chest So he needs a lot of rest In the country | ha la nebbia nel petto, e quindi ha bisogno di un sacco di riposo, in campagna
He doesn’t drink, smoke, laugh Takes herbal baths In the country | non beve, non fuma, non ride e fa i bagni con le erbe, in campagna
You should come to no harm On the animal farm In the country | non dovrebbe succedere niente di male, nella vecchia fattoria in campagna
A E D A
Blow, blow me out, I am so sad, I don’t know why | dammi una mazzata… sono così triste e non so perché
Era notizia di ieri nei trafiletti del tirrenino che c’è stata un’inondazione a Tbilisi, Georgia (on my mind). A parte i danni a cose e persone, la notizia che tirava era il fatto che l’acqua ha aperto le gabbie dello zoo e in questo momento ci sono animali selvatici a giro per vie, piazze (e magari pure bar e biblioteche).
Pensa incontrare un elefante dal parrucchiere! Ammesso che riesca a entrare nel negozio.
La scena mi ha riportato immediatamente alla mente il film “L’esercito delle 12 scimmie”, che vi invito a (ri)vedere quanto prima se non lo avete ben presente, possibilmente in edizione originale, date le parti di Brad Pitt che parla un linguaggio da psicopatico.
Non so come mi comporterei trovandomi vis-a-vis con una tigre in ambito urbano, ma di fauna in bassa Toscana se ne trova abbastanza, e magari mi comporterei diversamente da come avrei fatto qualche anno addietro. Cito tre regole non a caso
ridurre gli spostamenti da soli dopo il calar del sole
un buon bastone per camminare è anche un buon bastone per non camminare
se vedete un gatto sospeso sul lunotto dell’auto in cui siete semiappisolati in attesa che apra la bottega di prodotti tipici, fategli una foto e mettetela in un branobag
Tornando alla musica: oggi un pezzo leggero del mitico James Marshall Hendrix, reintrpretato in modo altrettanto leggero dal non ancora mitico John Mayer:
Well I’m standing here freezing | Be’, son qua che me ne sto a gelare
Inside your golden garden | nel tuo giardino dorato
Got my ladder leaned up against your wall | ci ho la scala appoggiata al muro
Tonight’s the night we planned to run away together | stanotte è la notte che si diceva di scappare insieme
Come on dolly may there’s no time to stall | Dai, bimba, non c’è tempo per cincischiare
But now you’re telling me that a | ma ora me stai a ddi’ che
I think we better wait ‘till tomorrow | forse è meglio aspettare domani
What you say | che dici?
I think we better wait ‘till tomorrow
Ain’t gonna wait that long | non so se aspetterò così tanto
I think we better wait ‘till tomorrow
Got to make sure it’s right | …ma bisogna che sia sicuro che di aver ragione
So until tomorrow goodnight | allora, a domani, e buonanotte
Oh what a drag | povero me!
Oh dolly may, how can you hang we out this way | O bimba, com’è che siamo qua a perdere tempo
On the phone you said you wanted to run off with me today | per telefono mi dicevi che volevi venire via con me oggi
Now I’m standing here like some | ora sono qui, in piedi come
Turned down serenading fool | un pazzo che fa le serenate e prende i due di picche
Hearing strange words stutter from the mixed-up mind of you | mentre ti ascolto balbettare strane parole che vengono dalla tua mente confusa
And you keep telling me that ah | e mi continui a dire…
I think we better wait till tomorrow,
What ya say
I think we better wait till tomorrow
I ain’t gonna wait that long
I think we better wait till tomorrow
Got to make sure it’s right
So until tomorrow goodnight
See if I can talk to this girl a little bit | ma vediamo se riesco un po’ a parlare co’ ‘sta ragazza
Hey Dolly may girl you must be insane | Ehi, giovane, mi sa che sei pazza
So unsure of yourself | così insicura di te stessa
Leaning from your unsure window pane | a sporgerti da quel davanzale che pare un po’ pericolante
Do I see a silhouette of somebody pointing | mi pare di vedere la sagoma di qualcuno che punta
Something from a tree | qualcosa da dietro un albero
Click bang | clic – bang
Oh what a hang your daddy just shot poor me | o che palle, il tu’ babbo mi ha appena sparato
And I hear you say as I fade away | e ti sento dire, mentre me sto perdendo conoscenza
We don’t have to wait till tomorrow | non dobbiamo aspettare fino a domani
Well I guess we don’t have till tomorrow | ma mi sa che fino a domani non ce l’abbiamo
We don’t have to wait till tomorrow
That sure is a drag on my part baby | e questo è veramente un peccato, per me, bimba
We don’t have to wait till tomorrow
It must not have been right | mi sa che non andava bene
So forever goodnight | allora, per sempre, buonanotte
We don’t have to wait till tomorrow
We don’t have to wait
We don’t have to wait till tomorrow
We don’t have to wait
We don’t have to wait till tomorrow
I won’t be around tomorrow | io domani non ci sarò!
We don’t have to wait till tomorrow
We don’t have to wait
So here I am baby
Yeah
Hey man what’s gone on
#—————————–PLEASE NOTE————————————-#
#This OLGA file is the author’s own work and represents their interpretation #
#of the song. You may only use this file for private study, scholarship, or #
#research. Remember to view this file in Courier, or some other monospaced #
#font. See http://www.olga.net/faq/ for more information. #
#—————————————————————————–#
Subject: h/hendrix_jimi/wait_until_tomorrow.tab
Wait Until Tomorrow
Jimi Hendrix
From the album ‘Axis : Bold As Love’
[lyrics removed — see diet-olga policy]
tabbed by Howard Wright
H.Wright@uk.ac.cf.astro
I’m not sure, but you’ll probably have to tune down a semitone.
L’incontro si è svolto tra le 11.15 e le 12.35 circa.
Partecipanti, tendenti al venti, non pochi, non tanti, ma tutte persone motivate e interessanti. In assoluto, non pochi per una domenica mattina con gli scrosci d’acqua.
Età: tra 17 e (stimo) 77 anni.
Provenienza: solo una persona da fuori Valle Che Non c’è.
La chiacchierata, partita da un’analisi socioeconomica del progetto “palla a 21: dalla Toscana a Chicago e ritorno”, ed è finita con una sveglia di marca “Peter” che ha suonato la fine dell’intervento, come la campanella alla fine della lezione.
Tra l’inizio e la fine dell’evento…
un excursus su vari progetti svolti a partire dal 2007
l’analisi delle relazioni tra persone dei tre borghi di Scalvaia, Piloni e Torniella e il resto dell’orbe terracqueo
accenni alla partecipazione al concorso internazionale indetto dal progetto INVOLEN con i location based games per m(‘)appare la Val di Farma [da cui poi si sono sviluppate le mappe di comunità della rete pibinko.org NdR 15.6.2020]
le cinque interviste fatte da Giulia Ceccarini a Renato Bartalucci e Marisa Boncioli, come base per i giochi INVOLEN
alcuni spunti delle attività su protezione e promozione del cielo nottuno nell’ambito della rete Loss of the Night
…ma soprattutto, con applauso a scena aperta, il reading che Alessio Serragli detto Il Secco ha fatto del testo prodotto da pibinko con la direzione artistica di Giancarlo da Miele e Aldo Randallo. Questo è provvisoriamente intitolato “La Valle che non c’è“, a ricalcare la nota canzone di Edward Wellborne (Edoardo Bennato)…magari da ri-arrangiare con base diversa. Le parole in questo caso hanno contato più della musica.
[reprise del branobag fuori serie del gennaio 2013, allora intitolato “I primi numeri della solitudine“, con cambio di foto e aggiunta di traduzione del testo a fronte]
Dopo la prima serie dei branobag (116 articoli nel 2012), mi viene difficile ragionare in modo privato di musica e di relazione tra la musica e le cose.
E allora, se il buon Omonimo ti segnala un gruppo che non conosci, che fai? Lo vai a cercare e se è buono lo riproponi.
Dai decemberists che si vede? a parte una visione non troppo velata del paese in cui risiedono e del ruolo che danno alla musica, si vede anche che si sono tanti, tanti, tanti gruppi che hanno tanti, tanti, tanti strumenti acustici, e tante, tante, tante camicie a quadrettoni…sarà un modo di manifestare il loro ritorno a costumi semplici, o è solo atteggiamento?
Bisognerebbe chiederglielo, uno per uno.
Intanto la canzoncina, centrata, appunto, sui numeri, che mi richiama un qualcosa dei Blur (ma giusto un richiamo), e grazie ancora all’Omonimo per la segnalazione.
Il video ufficiale è molto ironico e ha un finalone con una sezione fiati notevolissima. La versione dal vivo, oltre a essere interessante per vedere come i cantanti che nel video ufficiale fanno gli attori qua fanno i cantanti, non è meno “buuttènti” . L’ironia, che nel video ufficiale è anche nei testi in sovraimpressione, qua esce fuori nell’interazione col pubblico.
Grandi, grandi Decemberists!
The Decemberists “16 Military Wives”
Sixteen military wives | sedici mogli di militari
Thirty-two softly focused brightly colored eyes | trentadue occhi di colori luminosi e leggermente concentrati
Staring at the natural tan | fissano l’abbronzatura naturale
of thirty-two gently clenching wrinkled little hands | di trentadue piccole mani con le rughe, che stringono con dolcezza
Seventeen company men | diciassette uomini della compagnia
Out of which only twelve will make it back again | di cui solo dodici riusciranno a tornare
Sergeant sends a letter to five | il sergente manda lettere a cinque
Military wives, whose tears drip down through ten little eyes | mogli di militari, le cui lacrime gocciolano da dieci piccoli occhi
Cheer them on to their rivals | dategli un incoraggiamento verso i loro rivali
Cause America can, and America can’t say no | perché l’America può, e l’America non può dire di no
And America dies, if America says it’s so | e l’America muore, se l’America dice che è così
It’s so! | che è così!
And the anchorperson on TV goes… | e il mezzobusto alla televisione fa
La de da de da | la-di-da-di-da…
Fifteen celebrity minds | quindici menti di celebrità
Leading their fifteen sordid wretched checkered lives | che conducono le loro quindici sordide e misere vite a scacchi
Will they find the solution in time | troverano in tempo la soluzione
Using their fifteen pristine moderate liberal minds? |usando le loro quindici genuine menti liberali?
Eighteen academy chairs | diciotto poltrone accademiche
Out of which only seven really even care | di cui solo a sette importa effettivamente qualcosina
Doling out the garland to five | fanno l’elemosina di una ghirlanda a cinque
Celebrity minds, they’re humbly taken by surprise | menti celebri che sono umilmente sorprese
Cheer them on to their rivals
Cause America can, and America can’t say no
And America dies, if America says it’s so
It’s so!
And the anchorperson on TV goes…
La de da de da de-dadedade-da
La de da de da de-dadedade-da
Fourteen cannibal kings | quattordici re cannibali
Wondering blithely what the dinner bell will bring | che si domandano allegramente che cosa la campanella della cena porterà
Fifteen celebrity minds | quindici menti di celebrità
Served on a leafy bed OF sixteen military wives | servite in un letto di foglie di sedici mogli di militari
Cheer them on to their rivals
Cause America can, and America can’t say no
And America dies, if America says it’s so
It’s so!
And the anchorperson on TV goes…
La de da de da de-dadedade-da
La de da de da de-dadedade-da
La de da de da de-dadedade-da-dedadeda-de de dadede-daaaaa
Esercizio: determinare l’orientamento relativo di due segmenti complanari. Ad esempio, la facciata di un edificio e un tratto di strada.
Ipotesi
Le pareti di vari edifici lungo la strada hanno lunghezza più o meno uniforme (es. 10 metri)
La sinuosità della strada è ridotta (no strade di montagna, o strade di campagna in pianure alluvionali, con curve a 90°)
E’ venerdì dopo non essere stati a un concerto a Firenze
Svolgimento
Segmentare la strada in tratti da 10 metri
Dalle sagome degli edifici derivare i vettori corrispondenti alle pareti
Creare layer di punti corrispondenti agli estremi di ciacun tratto, cui sia associato l’ID del segmento da cui i punti sono estratti
Creare nel layer di punti le colonne con x,y
Calcolare per ogni parete il segmento di strada più vicino.
Si dovrebbe arrivare in qualche passaggio a un layer di pareti in cui alla geometria lineare sono associate le coordinate degli estremi sia della parete che del tratto di strada più vicino, e quindi da lì calcolare l’angolo tra i due segmenti.
Non fatevi ingannare dall’arrangiamento “potente” (buuuttènti, avrebbe detto Fazendino da Sassari) di questo brano e nemmeno dal titolo.
Ci sono canzoni che dicono cose leggere con arrangiamenti seriosissimi, e canzoni che dicono cose pesantissime con arrangiamenti leggerissimi e tonalità in maggiore. Se poi te le dicono in una lingua che non comprendi, siamo al top. Dategli un mese di heavy rotation su quattro stazioni radio, una marca di un qualche prodotto che riprende il pezzo come musichina per la pubblicità e sarà successa una di queste due cose:
un testo profondo e dal significato essenziale per la vita di chi l’ha scritto (e sicuramente importante per diversi di quelli che lo hanno ascoltato) viene completamente azzerato
un testo oltre i limti dell’idiozia, magari scritto perché per contratto l’autore era obbligato a produrre un disco in due settimane se no la casa discografica lo licenziava, diventa inno nazionale
Selling Jesus è secondo me un brano molto sottovalutato, che fa parte della colonna sonora di un film valutato giusto (per ascoltarne un pezzo nel trailer del film, vedete qui…arriva a 2’12”).
Se Johnny Cash fosse ancora tra noi, potrebbe riarrangiarlo in chiave Country come fece con “Personal Jesus” dei Depeche Mode, e sarebbe subito più ascoltato.
Ma provate a superare la apparente barriera “der chitarone”, e ascoltate ciò che dice, per non parlare delle notevoli rifiniture di basso.
NdR: a due giorni a Roma fatti in un certo modo si sopravvive, ma non se ne esce indenni!
You kill me with your smelly fingers | me stai a ammmazza’ co le tu’ dita fetenti
Your smelly fingers from the sex you had on Christmas Day | le tu dita fetenti dal sesso che hai fatto nel giorno de Natale
And now you say you’re feeling guilty| e mo’ me disci che tte senti corpevole
You’re feeling guilty ‘cos your god was shining on your face | te senti corpevole, ché ir tuo ddio te stava a illumina’ la faccia
You go to church and light a candle | te ne vai in chiesta, e accendi ‘na candela
And then you’re blinded by the light from the golden pews | e ppoi te fai acceca’ da ‘a lusce de l’altari ddorati
The devil’s snapping at your toes now | mo’ er diavolo te sta a mmozzica’ li dditi
Because the angels can’t be bothered to live to you | ché all’angioletti de sta’ co’ tte nu gne ‘nteressa
They’re selling Jesus again | stanno a vende Ggesù ‘n antra volta
They’re selling Jesus again
They want your soul and your money your blood and your votes | mo’ vojjono la tu’ anima e i tu’ sordi, il tuo sangue e ppure i tuoi voti
They’re selling Jesus again | stanno a vende Ggesù un’altra volta
Selling love to you – selling love | mentre ti dicono che te stanno a vende amore
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#This file is the author’s own work and represents their interpretation of the #
#song. You may only use this file for private study, scholarship, or research. #
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Date: Mon, 2 Dec 1996 14:42:07 SAST-2
From: “Breen, CJ, Chris”
Subject: TAB: Selling Jesus – Skunk Anansie
Well there it is. Another addition to the growing Skunk archive.
I did not include the solo simply because it cannot be heard clearly
enough on the album and so I was unable to transcribe it.
Any corrections/additions/comments
cb@education.uct.ac.za