Dalle colline metallifere a Milano e ritorno, 13° episodio: Into the Why

Mentre le prime brinate compaiono nel cuore dei colli metalliferi e della Valdera, Simone è in studio, Wolfgang sta a usare macchinari strani nella sua stamperia segreta, Dario recupera una settimana particolarmente impegnativa, Jack O’Malley è alle prese con gli F24 per i bolli delle fatture e Mauro Tirannosauro “se la scozza” con un feroce cane da caccia, come documentato inequivocabilmente dalla foto di testa.

Nel mentre, abbiamo chiesto a Giancarlo da Miele di segnalarci un altro adattamento al futuro anteriore di film.

R: Giancarlo, buongiorno

GdM: Buongiorno a te e a tutti gli webscoltatori

R: oggi di che filmanteriore ci vuoi parlare?

GdM: Per ora rimaniamo sul fronte dei film americani…stiamo comunque lavorando a delle schede interessanti su alcuni classici italiani

R: ci puoi dare qualche anteprima?

GdM: Anteprime sì, spoiler no. Se mi dicevi “spoiler”, ti spoileravo in faccia…comunque… prossimamente potremmo avere L’amata brancamenta (da L’armata brancaleone), Benvenuti al centro (dopo benvenuti al nord e al sud), e soprattutto “il sovrappasso”, remake de “il sorpasso” ambientato nel mondo degli ingegneri trasportisti. Questi sono tutti film che verranno prodotti tra il 2025 e il 2030.

R: Bella roba, e invece oggi di cosa ci parli?

GdM: Oggi ho per voi “Into the Why?”, che è l’adattamento di “Into the Wild”

R: certo, La storia del giovane idealista Christopher McCandless che, abbandonata la vita di tutti i giorni, va a vivere nella selvaggia Alaska. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura ai Nastri d’Argento, 1 candidatura a David di Donatello, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 7 candidature a Critics Choice Award, 4 candidature a SAG Awards, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office Into the Wild – Nelle terre selvagge ha incassato 5,1 milioni di euro (da mymovies.it)….e oltre 55 milioni di dollari a livello globale…

GdM: così dicono le fonti…ma Into the Why? Vuole esplorare gli aspetti motivazionali della storia di McCandless. Perché fare questa cosa in un modo che qualsiasi indigeno delle zone in cui si è recato avrebbe non fatto? E perché ci sono altri uomini bianchi occidentali che si sono messi in imprese analoghe e pur a fronte di imprevisti infiniti ne è uscita indenne?

R: Già…perché?

GdM: …e te lo dico gratis?

R: Scusa…hai ragione…ma dicci comunque un po’ della storia

GdM: Nella trasposizione la cosa diventa un viaggio nelle vite parallele di Edward Shackleton e Cristoforo de Candelis. Il primo, come noto, partì per una spedizione antartica e rimase per due anni con tutto il suo equipaggio nel mare di Weddell, tra lastre di ghiaccio, trichechi e feste la sera nelle tende…e riusci a riportare tutti a casa sani e salvi (vedi il libro Endurance nella cosoteca della rete pibinko.org). Il secondo partì dalla Tricocca, quartiere a Nord di Nilamo, capitale morale di una repubblica portaerei, e fu ritrovato surgelato in una delle vie cave verso Sorano, nel tentativo di andare scalzo a tracciare una parallela alla via Franchigena (con la h…quella dedicata al Beato Franco di Rimpignano), perché si ricordava che in Maremma ci sono i girasoli (vedi articolo Maremma? Amara?).

R: Certo, Gianfranco, non le mandi a dire

GdM: guarda, mi piacerebbe mandarle a fare…tipo spaccare un po’ di legna.

R: regia…prego mandare il brano di oggi, e appuntamento a domani!

[per sostenere la missione della Jug Band Colline Metallifere da Tatti (GR) a Roccatederighi (GR), 7 chilometri passando per il Politecnico di Milano, lascia qualcosa nel nostro cappello digitale: http://www.pibinko.org/jugbandcollinemetallifere/cappellodigitale/). Per altre informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228]

Pezzo già proposto nel branobag del 7-3-2019 (vedi anche l’approfondimento sui branobag)

When I walk beside her | quando le cammino accanto
i am the better man | sono er mejo
when I look to leave her | quando penso di lasciarla
I always stagger back again | arretro barcollando
once I built an ivory tower | una volta mi feci una torre d’avorio
so I could worship from above | per poter adorare dall’alto
and when I climbed down to be set free | e quanco scesi giù per essere liberato
she took me in again | lei mi riportò dentro

there’s a big | c’è un grande
a big hard sun | un grande sole duro
beating on the big people | che batte sulla gente grande
in the big hard world | nel grande e duro mondo

when she comes to greet me | quando viene a salutarmi
she is mercy at my feet | lei è la pietà ai miei piedi
when I see her pin her charm | quando la vedo appuntare il suo fascino
she just throws it back again | lei lo riporta indietro
once I sought an early grave | una volta cercai una tomba prematura
to find a better land | per cercare una terra migliore
she just smiled and laughed at me | lei semplicemente sorrise e mi rise dietro
and took her blues back again | e si riprese la sua tristezza

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

when I go to cross that river | quando vado a guadare quel fiume
she is comfort by my side | lei è il conforto al mio fianco
when I try to understand | quando cerco di capire
she just opens up her eyes | lei apre gli occhi e basta

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

once I stood to lose her | una volta stavo per perderla
when I saw what I had done | quando mi resi conto di ciò che avevo fatto
bound down and flew away the hours | stessi giù e feci passare le ore
of her garden and her sun | del suo giardino e del suo sole
so I tried to warn her | per cui provai ad avvisarla
i’ll turn to see her weep | e mi girerò per vederal piangere
40 days and 40 nights | 40 giorni e 40 notti
and it’s still coming down on me | e ancora mi arriva tutto addosso

there’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

there’s a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world

Dalle colline metallifere a Milano e ritorno – riassunto dopo la terza settimana di preparativi (e a sei giorni dalla partenza)

Prima di passare alle storie della terza e ultima settimana di preparativi per la missione a Milano, un breve ripasso delle puntate precedenti. La foto di testa è stata scattata il 26 mattina, a Gollonica (FR). Siamo nel cuore della Valle del Pecora, proprio al centro della sterminata pineta che fu del Conte Matini. La dinastia Matini sin dall’800 aveva fatto di questo immenso territorio la sua tenuta di turismo preferita, passandoci ben cinque fine settimana all’anno. Tutto ciò per riposarsi dal duro lavoro legato al settore estrattivo dei denti (tutta la famiglia Matini operava come dentista, odontotecnico, e uno come odonatologo…ogni famiglia ha la sua libellula nera).

Nella foto sopra vediamo Mauro Tirannosauro in una pausa dell’allestimento della sala prove mobile in cui la Jug Band Colline Metallifere si ritroverà prima della partenza da Tatti (GR) per andare al Politecnico di Milano e poi rientrare a Roccatederighi (GR).

Nella foto, “pioggia a carriole” in Val di Farma (GR-SI), 26-11-2021…p.s. ma cosa c’è in fondo alla carriola? (scrivetelo a micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228

Nel frattempo, abbiamo pubblicato proprio stamani una prima versione del programma della geotournée. Alcuni dettagli sono da rifinire, ma così avete un’idea di come si svolgerà il tutto, a meno di piccoli aggiustamenti: http://www.pibinko.org/jugbandcollinemetallifere/dalle-colline-metallifere-a-milano-e-ritorno-dicembre-2021/

Ultimo, ma non ultimo, nel riepilogo delle puntate precedenti accanto al titolo della puntata abbiamo messo il brano o il video che fa da colonna sonora alla stessa. Se vi piace la storia, lasciate un contributo nel cappello digitale della Jug Band Colline Metallifere.

Buona rilettura e a domani.

La storia, dall’8 novembre:

Il cast:

Prologo

Varie ed eventuali:

Per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org oppure Whatsapp 3317539228

Dalle colline metallifere a Milano, 12° episodio: Vengo verso l’una

…ma sarà l’una di giorno o l’una di notte? L’episodio di domenica scorsa, il settimo, parlava di gente che viene dalla luna, con tanto di foto di repertorio che rimettiamo qui per i più distratti (prego la regia di mandare l’immagine di repertorio):

L’uomo venuto dalla Luna, apparso nel 7° episodio del webromanzo “Dalle colline metallifere a Milano e ritorno” (vedi link)

Oggi, sarà forse legato al mood domenicale e da giornata di riposo, si tratterà di gente che viene VERSO l’una di giorno. Ma chi potrà arrivare a quell’ora in cui hai appena alzato la forchetta col tortello fumante? …Saranno testimoni di Genova, magari a parlarvi dell’alluvione che nel 1970 colpì la città con quella feccia un po così?..saranno finti tecnici del gas (o finti pensionati…vedi questo servizio di Giancarlo da Miele del 2005: http://www.pibinko.org/falso-pensionato-truffa-tecnico-del-gas/)? Saranno finti gas tecnici?

In ogni caos, “statev’ accuort’“, e buona domenica. A risentirci domani con le storie di Jack, Wolf, Simone e Mauro, nei preparativi della missione per andare da Tatti (GR) a Roccatederighi (GR), sette chilometri di distanza, passando per il Politecnico di Milano.

[NdR se non vi fosse chiaro perché in un webromanzo con cadenza quotidiana dopo sette giorni si passi dal settimo al dodicesimo episodio, provate a pensarci…chi ha detto che il tempo in cui scriviamo questa storia sia lineare?]

Come sempre, per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228, e se vi piace questa storia, lasciate qualcosa nel cappello digitale della Jug Band Colline Metallifere (vedi link).

Vi salutiamo con un’allegra canzoncina degli Small Faces, dedicata appunto alla domenica:

Wouldn’t it be nice, to get on with me neighbours | ma non sarebbe bello se andassi d’accordo coi vicini
But they make it very clear, they’ve got no room for ravers | ma loro non te la mandano a dire, non hanno posto per chi fa casino
They stop me from groovin’, they bang on me wall | mi fanno smettere di star bene, danno colpi al muro
They’re doing me crust in, it’s no good at all, ah! | mi fanno cuocere, non va per niente bene [NdR traduzione di “doing me crust in” incerta: se avete alternative scrivete a micalosapevo@pibinko.org]

Lazy Sunday afternoon | una pigra domenica pomeriggio
I’ve got no mind to worry | non ho una mente per preoccuparmi
Close my eyes and drift away | chiudo gli occhi e vado alla deriva

‘Ere we all are, sitting in a rainbow | eccoci tutti qua, seduti su un arcobaleno
Gor blimey hello Mrs Jones, how’s your Bert’s lumbago? (mustn’t grumble) | Cacchi Sig.na Jones, come sta la lombaggine del suo Bert?
I’ll sing you a song with no words and no tune | vi canterò una canzone senza parole né melodia
To sing in your khazi while you suss out the moon, oh yeah! | per cantare in bagno mentre ragionate sulla luna

Lazy Sunday afternoon
I’ve got no mind to worry
Close my eyes and drift away

Roo dee doo dee doo, roo dee doo dee die day
Roo dee doo dee dum, roo dee doo dee doo dee

There’s no one to hear me, there’s nothing to say | non c’è nessuno che mi ascolti, non c’è niente da dire
And no one can stop me, from feeling this way, yeah | e nessuno mi può impedire di sentirmi così, sì

Lazy Sunday afternoon
I’ve got no mind to worry
Close my eyes and drift away

Lazy Sunday afternoon
I’ve got no mind to worry
Close my eyes and drift a-
Close my mind and drift away
Close my eyes and drift away

Dalle colline metallifere a Milano e ritorno – 11° episodio: Ombre rozze

Ombre rosse (titolo originale Stagecoach, ovvero “la diligenza”) è un film western del 1939 girato da John Ford. Sceneggiato da Dudley Nichols adattando il racconto di Ernest Haycox La diligenza per Lordsburg (1937), narra il viaggio di un gruppo eterogeneo di passeggeri di una diligenza attraverso il pericoloso territorio Apache. Il film ha come protagonisti Claire Trevor e John Wayne, nel ruolo che lo rese celebre, e fu il primo di molti western di Ford girati nella Monument Valley (fonte: Wikipedia)

Nella nostra linea di adattamenti cinematografici riportati alla storia che stiamo vivendo e raccontando, potrebbe diventare:

Ombre rozze è un film “Central” [1] del 2029 girato da Giovanni Guado [2]. Narra il viaggio di un collettivo internazionale e intergenerazionale [3] che su una Fiat Qubo [4] attraversa il non pericoloso territorio Pilones [5]. Il film ha come protagonisti Raman Crivelli, Bob Thorne, Alex Gaidos, Mauro Tirannosauro e Darius Canal, nel ruolo che lo rese celebre, e fu il primo di molti central di Guado girati nella Farma Valley [6].

  • [1] I film Western si chiamano così perché erano ambientati nell’ovest del territorio USA. Allora se facciamo un film in Toscana, possiamo chiamarlo “Central”
  • [2] traduzione italiana di John Ford (del resto molti registi europei si sono dati pseudonimi inglesi negli anni, tipo Luigi Cozzi che diventò Lewis Coates, Aristide Massaccessi come Joe d’Amato e altri nomi ecc. ecc. ecc.)
  • [3] La Jug Band Colline Metallifere and friends
  • [4] Mezzo attualmente in dotazione a Jack O’Malley, in attesa che il PNRR gli dia un veicolo elettrico a gratis
  • [5] I Pilones sono una delle nazioni che da secoli abitano la parte centrale della Val di Farma, assieme ai Tornielleros e agli Skalvaios (vedi questo articolo)
  • [6] Detta anche “La Valle che non c’è”

Nella foto di testa: i protagonisti di “Ombre rozze” durante una pausa nelle riprese, al Boscaiolo di Torniella (sperando che dopo si siano ripresi). Per altre informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228

When you can’t find the light | quando non trovi la luce
That guides you through a cloudy day | che ti guida attraverso una giornata nuvolosa
When the stars ain’t shining bright | quando le stelle non risplendono
You feel like you’ve lost you’re way | e pensi di aver perso la strada
When the candle light of home | quando il lume di candela di casa
Burns so very far away | brucia così lontano
Well, you got to let your soul shine | allora bisogna che tu lasci splendere la tua anima
Just like my daddy used to say | come diceva il mio babbo

He used to say soulshine | diceva la luce dell’anima
It’s better than sunshine | è meglio del sole
It’s better than moonshine | è meglio della luna
Damn sure better than rain | certo è meglio della pioggia
Hey now people, don’t mind | ora, ragazzi, non fateci caso
We all get this way sometime | ogni tanto capita a tutti
Got to let your soul shine, shine till the break of day | bisogna lasciar risplendere la propria anima, fino a che non viene giorno

I grew up thinking that I had it made | sono cresciuto pensando di avercela fatta
Gonna make it on my own | che me la sarei cavata da solo
Life can take the strongest man | la vita può prendere l’uomo più forte
Make him feel so alone | e farlo sentire così solo
Now sometimes I feel a cold wind | ora a volte sento un vento freddo
Blowing through my aching bones| che soffia tra le mie ossa doloranti
I think back to what my daddy said | e penso a quello che diceva il mio babbo
He said, “Boy, there is darkness before the dawn” | diceva “ragazzo, prima dell’alba c’è il buio”

Let your soul shine
It’s better than sunshine
It’s better than moonshine
Damn sure better than rain
Yeah, now people don’t mind
We all get this way sometimes
Gotta let your soul shine, shine till the break of day

Sometimes a man can feel this emptiness | ora un uomo può sentire questo vuoto
Like a woman has robbed him of his very soul | come se una donna gli avesse portato via l’anima
A woman too, God knows, she can feel like this | E per Dio, anche una donna si può sentire così
And when your world seems cold | e quando il mondo ti sembra freddo
You got to let your spirit take control | devi lasciare che il tuo spirito prenda il controllo

Talking ‘bout soulshine
It’s better than sunshine
It’s better than moonshine
Damn sure better than rain
Lord now people don’t mind
We all get this way sometimes
Gotta let your soul shine, shine till the break of day

Oh, it’s better than sunshine
It’s better than moonshine
Damn sure better than rain
Yeah, now people don’t mind
We all feel this way sometimes
Gotta let your soul shine, shine till the break of day

Dalle colline metallifere a Milano, e ritorno. 11° Episodio: lupi che ululano

Ieri, dopo quasi 10 gg di missione tra Milano, Valdera e Golfo del Sole, Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro hanno fatto ritorno a Tatti, frazione di Massa Marittima, da non confondere con la Foresta di Tatti vicino a Volterra. Tatti è il punto di partenza dell’imminente geotournée verso il Politecnico di Milano.

Tatti (GR) , nel cuore delle colline metallifere, verso fine autunno. Vi piacciono i cachi? (ditelo a micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228)

Hanno avuto modo di fare il punto con alcuni dei personaggi implicati nell’organizzazione del primo evento (che, cominciamo a dare qualche aiutino, sarà sabato mattina 4 dicembre dalle 11 alle 12), e di fare il punto con Wolfgang “‘o stampatore” Scheibe e di ripassare alcuni dei brani della concettistica che la Jug Band Colline Metallifere proporrà (NdR per approfondimenti sulla concettistica, vedi questo link: http://www.pibinko.org/jugbandcollinemetallifere/concerttistica/)

Per salutarvi, un brano di Chester Arthur Burnett (al secolo Howlin’ Wolf, il lupo ululante), che vi canta una canzoncina e ad ascoltarlo ci sono nientepopodimenoche “loro” (il nome in codice con cui Gabs chiama i Rolling Stones, prima versione, cioè con Brian Jones).

Per altre informazioni sulla geoutournée dalle colline metallifere a Milano e ritorno (ovvero da Tatti a Roccatederighi, passando per il Politecnico di Milano): micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228, o rivedete tutta la storia scorrendo la sezione notizie di http://www.jugbandcm.it

[nell’immagine di testa, alcune delle tappe della geotournée della Jug Band Colline Metallifere nel 2025 -elaborazione a cura della pibinko mapping division]

Dalle colline metallifere a Milano, e ritorno. 10° episodio: Una dieta ricca di fibra

[riassunto delle puttanate precedenti: ai primi di novembre Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro ricevono una chiamata dall’alto (dell’Italia) per andare a geosuonare al Politecnico di Milano. Sulla base di questo spunto, risentono Dario Canal e Simone Sandrucci per rimettere insieme la banda e rispondere alla chiamata. Dopo due missioni di scouting nella città dove una volta al posto della circonvallazione interna c’era un canale, come a Bruges, e vario tam tam nelle colline dove una volta si scavava e oggi si guarda il tramonto sull’isola d’Elba, siamo al punto che è giovedì e pioverà per almeno un paio di giorni. Ritrovate tutti gli articoli nella sezione “notizie” del sito della JBCM: ]

Architettura decostruttivista nel cuore dell’Alt(r)a Valdera (foto di Giancarlo da Miele)

Passeggiando martedì scorso nella ridente località di Santo Pietro Belvedere, nel cuore dell’Alt(r)a Valdera, ci siamo imbattutti in un nastro rosa, un po’ come quello di Battisti, ma nell’asfalto…inseguendo una libellula verso Prato, un giorno che mi ero sradicato, ho trovato il forno chiuso e ci ho pensato..ero affamato.

Parole in libertà, cui mettiamo fine proponendovi un estratto della jam session online che è capitata ieri sera tra (in ordine alfabetico) Capannoli, Firenze, Follonica e Rho.

Qua abbiamo Jack O’Malley e Dario Canal, featuring Fabrice Badnears alla sigaretta, con un grande classico lanciato nel 1963 da Lee Dorsey, a tema minerario. La canzone fu già uno del “litobag” del progetto litologia partecipativa (cfr. articolo dell’11-4-2020), e dall’estate 2020 è entrata nel repertorio della Jug Band Colline Metallifere. Se vi piace, lasciate qualcosa nel cappello digitale della JBCM. Per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228. A domani.

Well, I been working in a coal mine | be’, ero a lavorare in una miniera di carbone
Going down, down | andando giù, giù
Working in a coal mine
Whew, about to slip down | oh, stavo per scivolare di sotto

Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Five o’clock in the morning | sono le cinque del mattino
I’m up before the sun | mi alzo prima del sole
When my work day is over | e quando la mia giornata di lavoro è finita
I’m too tired for having fun | sono troppo stanco per divertirmi

Well, I been tired but I been
Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Lord, I am so tired | Signore, sono così stanco
How long can this go on? | Quanto può andare avanti questa storia?

Dalle Colline Metallifere a Milano e ritorno – 9° episodio: Ogni cosa è illuminata (male)

Riprendiamo il filone di adattamenti seguiti all’uscita di “Ogni cosa è illuminata” nel 2005. Jeremy Sanderson nel 2038 girò “Ogni casa è illuminata”, legato alla quantità di acrobazie che deve fare chiunque debba ristrutturare un immobile. Nel pibcast di ieri (vedi articolo) si è accennato brevemente alle notizie che nel 2035 poi avrebbero ispirato Roland Dupassant, soggettista e sceneggiatore di Sanderson.

Oggi vi vogliamo invece raccontare di un altro spin-off, intitolato “Ogni cosa è illuminata (male)”. E’ una coproduzione sinoamericana in cui due fratelli siamesi, separati alla nascita, prendono strade diverse: uno diventa progettista illuminotecnico, l’altro gommista con la passione dell’astronomia. Dopo anni spesi a rincorrersi a darsi addosso sul tema dell’inquinamento luminoso, arriveranno a conciliarsi quando Felon Mask, multimilionario in valuta pregiata, lancerà una costellazione di 1300000000 satelliti in orbita non geostazionaria, che avranno l’ineluttabile vantaggio di collegare in rete 8G le tribù degli indigeni del Saskatchewan con quelle delle valli toscane interne, e nel frattempo illumineranno le città a giorno e non faranno più vedere le stelle (ma aggiorneranno i segni zodiacali per sincronizzarli con la posizione dei microsatelliti).

Come sigla sui titoli di coda, ci sarà una di queste:

Università di Brescia, maggio 2019, durante la 36 ore di buio-musico-foto-mappatura partecipata fra Milano, Brescia e le Colline Metallifere (15-16 maggio 2019). In particolare in apertura del convegno su “Protezione e promozione interdisciplinare del cielo notturno: stato dell’arte, proposte operative e visioni” (con crediti formativi per ingegneri e architetti – vedi articolo)
Bar Polo, Punta Ala (GR), aprile 2019

Dalle colline metallifere a Milano, e ritorno – 8° episodio – Ogni casa è illuminata

Da Wikipedia: Ogni cosa è illuminata (titolo originale: Everything Is Illuminated) è un film statunitense uscito nel 2005. Si tratta della trasposizione cinematografica dell’omonimo libro autobiografico di Jonathan Safran Foer, in cui racconta il suo viaggio (sia fisico che spirituale) sulle orme del nonno, costretto ad emigrare, dalla natia Ucraina, negli Stati Uniti.

Ve lo raccomandiamo! Perché ogni cosa è illuminata, e a volte ogni casa. Ad esempio, vedete questo raggio di sole, ripreso ieri nel suggestivo borgo di Santo Pietro Belvedere (PI), nel cuore della Valdera, teso a invitarci alla lettura della civetta de Il Tirreno.

I preparativi della geotournée vedo oggi parte della Jug Band Colline Metallifere convergere sul Golfo del Sole, mentre l’altra parte, tiene saldamente le posizioni collinari a est del fiume Era e della Bruna. Ma era bruna o era bionda. Scrivetecelo a micalosapevo@pibinko.org oppure whatsapp 3317539228.

Come momento musicale, una curiosa versione di You can’t always get what you want dei Rolling Stones, interpretata da Simone Sandrucci e Jack O’Malley con Mbira e shaker, dopo il concerto all’enoteca Le Volte di Roccatederighi. Era l’8-2-2020, serata finale del Festival di Sanremo (o serata di apertura del Festival di Saremo?). Nel sottofondo, Dario e Wolfgang stanno organizzando il prossimo colpo grosso, e alla fine qualcuno si mette ad aggiungere una percussione, o forse è Wolfgang che sta stampando una maglietta:

Nella foto di testa: raggi di sole riflessi dal muro nelle scale (e non visibili a occhio nudo) di un ufficio ad Ajaccio, Corsica, nel gennaio 2017. Vedi questo link per altre informazioni sulla tournée in cui fu scattata la foto

Dalle colline metallifere a Milano e ritorno – riassunto delle puntate precedenti (al 22-11)

Prima di passare alle storie della seconda settimana di preparativi per la missione a Milano, un breve ripasso delle puntate della settimana scorsa. La foto di testa è stata scattata ieri pomeriggio, domenica, nella basse della Palaiola Crew, in Valdera, dove potremmo suonare il 22 novembre 2022 nella serata finale del festival di Saremo (NdR è un festival che ancora non esiste, ma essendo centrato su cose futuribili, ne possiamo parlare tranquillamente). Nell’immagine vediamo Mauro Tirannosauro impegnato nella catalogazione di alcune new entry nella cosoteca della rete pibinko.org

Tornando lì per l’ottantesima volta dopo mesi, ci ha fatto piacere vedere un Ape di Tattistampa, anche se non è della Jug Band Colline Metallifere e non ha i nostri autografi. Prego la regia di mandare la foto di repertorio da La Palaiola Crew:

Per quanto riguarda i preparativi per la missione: sul lato maremmano, abbiamo trovato un punto stappa interessante in cui ci fermeremo nel pomeriggio del 4 dicembre, andando verso nord. Per ora non vogliamo dare troppi dettagli, ma possiamo dire che secondo Dante saremo sempre in Maremma, mentre secondo la geografia degli ultimi 100 anni no (…altro che “aiutino”).

Mauro Tirannosauro al lavoro nella revisione della sceneggiatura sul suo prossimo film, nello spazio dottorandi del DICA del Politecnico di Milano.

Sul lato milanese, Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro nella due giorni in città hanno avuto modo di passare diverso tempo al Politecnico, in particolare al DICA (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale), dove hanno conosciuto altri ricercatori e proposto un paio di brani del repertorio geomusicale della JBCM come anti-anti-pasto a un pubblico ristretto. Nel confronto con i presenti, è nata una piccola jam in cui si è spaziato dalla ballata del cellulare a Edith Piaf.

La storia, dall’8 novembre:

Il cast:

Prologo

Varie ed eventuali:

Se vi piace la storia, lasciate un contributo nel cappello digitale della Jug Band Colline Metallifere.

Per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org oppure Whatsapp 3317539228

Per chiudere, un po’ di musica da un bootleg girato da Davide Schianchi durante le prove della JBCM nell’estate 2020, con un brano che -dovendo affrontare il Politecnico di Milano a breve- è molto centrato: The Seeker degli Who (già condiviso varie volte da Jack O’Malley in ambiti di ricerca, vedi questo articolo del 2014).

Follonica (GR), 18 luglio 2020. Da sinistra a destra: Simone Sandrucci, mandolino, Alex Ritchie, Chitarra e voce, Jack O’Malley, batt (mezza batteria), Wolfgang Scheibe, basso monocorda, Dario Canal, armonica e seconda voce

I’ve looked under chairs | Ho cercato sotto le sedie
I’ve looked under tables | ho cercato sotto i tavoli
I’ve tried to find the key | ho provato a trovare la chiave
To fifty million fables | di cinquanta milioni di favole

They call me The Seeker | mi chiamano il cercatore
I’ve been searchin’ low and high | ho cercato su e giù
I won’t get to get what I’m after | non riuscirò a trovare ciò che cerco
Till the day I die | fino al giorno della mia morte

I asked Bobby Dylan | Ho chiesto a Robertino Dylan
I asked the Beatles | Ho chiesto ai Beatles
I asked Timothy Leary | Ho chiesto a Timothy Leary
But he couldn’t help me either | Ma nemmeno lui mi poteva dare una mano

They call me The Seeker
I’ve been searchin’ low and high
I won’t get to get what I’m after
Till the day I die

People tend to hate me | alla gente in genere non piaccio
Coz I never smile | perché non rido mai
As I ransack their homes | mentre saccheggio le loro case
They wanna’ shake my hand | mi vogliono stringere la manon

Focusing on nowhere | mi concentro sul nulla
Investigating miles | ricerando per miglia
I’m a seeker | sono un cercatore
I’m a really desperate man | un uomo davvero disperato

I wont get to get what I’m after
Till the day I die

I learned how to raise my voice in anger | ho imparato ad alzare la voce con rabbia
Yeah but look at my face ain’t this a smile | Già, ma guarda la mia espressione, se non è un sorriso

I’m happy when life’s good and when its bad I cry | sono contento quando la vita va bene e quando va male piango
I got values but I don’t know how or why | ho dei valori, ma non so come o perché

I’m lookin’ for me | io sto cercando me
You’re lookin’ for you | tu stai cercando te
Were lookin’ at each other and we don’t know what to do | ci guardiamo l’un l’altro e non sappiamo che fare

They call me The Seeker
I been searchin’ low and high
I wont get to get what I’m after
Till the day I die