Archivi tag: 2010

branobag del 18-8-2015: Azamane Tiliade/L’epoca delle ragazze giovani/The Era of Young Girls

Domenica sera sono andato a vedere un concerto non a caso: Goumar Almoctar, noto “Bombino”. Avevo sentito girare il nome di questo artista e, sapendolo a mezz’ora di viaggio da casa, compreso il parcheggio, ed essendoci un biglietto giusto (12 Euro), pareva brutto non cogliere l’opportunità.

2015-08-16-bombino

Vi risparmio tutto il prologo sulla spiegazione del nome e la storia geopolitica del personaggio, che trovate ampiamente documentata dove vi pare, ed entro nel vivo della performance.

Il concerto viene preceduto da una sorta di proclama: viene letto un testo comprendente alcuni punti e virgola, in cui si scandisce tutto il festival di cui fa parte la serata e in cui si da un’introduzione dell’artista. Il testo viene letto in modo estremamente professionale, ma con una verve pari a quella di un portavoce del PCUS degli anni Settanta del secolo scorso.
Almeno trentacinque persone del pubblico mostrano segni progressivi di ipnosi. Qualcuno sbadiglia.

Con cinque minuti (pochi, per cui: brava la regìa!) di ritardo rispetto all’orario di cartellone compaiono sul palco gli artisti. Uno è nero, uno è beige, due sono bianchi. Tutti sono vestiti con dei caftani colorati che sui bianchi fanno un effetto strano. Non si capisce se li abbiano dovuti indossare per contratto. Comunque: the show must go on.

Il set si apre con una parte acustica: il nero al basso, il beige (Bombino) alla chitarra, il bianco WASP alla darbuka e il bianco mediterraneo alla zucca vuota, non nel senso che si percuote la testa: suona effettivamente una grossa zucca o una cosa che ci assomiglia parecchio.

Con quattro pezzi acustici il pubblico in catalessi passa dalle trentacinque alle cinquanta unità.

Di quelli che rimangono svegli, qualcuno comincia a guardare l’orologio (del vicino, per rubarlo), qualcuno fa uno sforzo visibile per sintonizzarsi.

Finisce la parte acustica. Il bianco WASP passa alla batteria, e il bianco mediterraneo alla chitarra, una semiacustica. Viene presentato il gruppo: Bombino si sa di dove è (Niger), il bassista pare nubiano, il batterista pare sia di Boston e il chitarrista mediterraneo viene presentato come “Adriano from Italy”. Il volto di Adriano mi è familiare, l’ho già visto da qualche parte. Ma indossa un caftano e suona in un gruppo di “world music”, per cui immagino sia un qualche cervello in fuga.

Bombino imbraccia l’elettrica pure lui, e parte la sarabanda di desert-rock-blues.

Il pubblico rimane freddo. Qualcuno è ormai in fase REM. Il bassista dopo il secondo pezzo elettrico prova a incoraggiare con un “You can dance, it’s free”. Il coinvolgimento del pubblico non è aiutato dal fatto che ci siano le sedie, anche se, ai lati tre-quattro persone sono in piedi e ballicchiano.

Nella progressione della serata, come una partita iniziata in modo svogliato e poi accesasi, tutto cambia. Sarà la maggìa del Teatro delle Rocce, sarà la maggìa del desert rock, que sera, sera…fatto sta che la seconda metà del concerto vede un numero progressivo di partecipanti accalcarsi sotto il palco e iniziare a bballare. Chi non balla, ondeggia, chi non ondeggia, ascolta rapito.

Io stavo meditando di andare via prima (dati i livelli di stanchezza fuori scala), ma decido di rimanere in piedi, al lato del palco, per vedere meglio i musicisti senza l’assillo di dover rimbalzare tra la ggènte (dati i livelli di stanchezza fuori tutto), e continuo a seguire con attenzione tutti. Stando di lato noto che il bassista suona coi guanti, che Bombino porta un paio di mocassini da 10 euro (o almeno sembrano) e continuo a domandarmi dove ho già visto “Adriano from Italy”, che tiene la ritmica in modo metronomico.

A un certo punto c’è un giro di assoli. Assolo di basso, assolo di batteria, e poi assolo di Adriano from Italy. In 15 secondi su 45 in cui dalla ritmica passa a solista si chiarisce l’enigma: Adriano from Italy è Adriano Vitterbini, er chitara dei Bud Spencer Blues Explosion!

Pur avendolo guardato per un’ora, l’ho riconosciuto solo dal sound (molto riconoscibile per un uso particolare di note stoppate, sincopi e altre cose di cui non conosco i nomi chitarristici).

Si scopre alla fine, parlando con gli organizzatori, che Bombino avrebbe un altro chitarrista, che però si era scordato il visto per l’area Schengen è quindi è stato respinto alla frontiera. Dovendo cercare un sostituto di emergenza, chitarristicamente poteva andargli molto peggio!

Torniamo un momento al groove della serata: non conosco benissimo il filone della contaminazione rock-jazz-afro ecc, per cui magari quello che per me è nuovo sarà ovvio ai cultori di Fela Kuti.
La cosa più interessante è mettere in mano a un popolo degli strumenti che non gli appartengono, e vedere l’effetto che fa.
Avendo visto Bombino alla chitarra, sarei curioso di vedere dei musicisti metal norvegesi a suonare con gli strumenti tradizionali di una tribù tuareg.

Morale: Bombino è come un film di Troisi…se hai la pazienza di aspettare e sintonizzarti, poi sarà un’esperienza emozionante! Con la variante di Adriano from Italy, poi, è stato ancora più intrigante dal punto di vista musicale.

Até a proxima!

(testo e traduzione inglese dal sito ufficiale dell’artista)

3. Azamane Tiliade (The Era of Young Girls)

Awene azamane | questa epoca
Azamane n tilyaden | l’epoca delle ragazze giovani
Tarha nasnate | il loro modo di amare
Tiglate isgabayyine | è differente

Yallawate ayitma | raga, mi raccomando
Yoffa anulu gabba | meglio stare all’occhio
Fel tilyaden nanagh | per le nostre ragazze
Tin n anada n azamane | quelle di questa epoca

This era
The era of young girls
Their way of loving
Works in a different way

Prayers to you, my brothers
Better to be attentive
For our girls
Those of this era

ecspobag del 29-5-2015 – by night: babbo girava come la punta d’un trapano/Vagabundo

[Essendo Come Savonesi Pericolosi Oltremodo]
[da un branobag di settembre 2012]

…non è uguale, ma se il pezzo che vi propongo oggi non è ispirato a “Papa was a Rolling Stone” dei Temptations, mi mangio il cappello, come direbbe Tex Willer a Kit Carson.

Direttamente da Savona, definita dal mio amico Andrea la città d’Italia con le donne vestite peggio (ma non ha mai detto con le peggiori donne!) Bobby Soul accompagnato da Alessio Caorsi…..take it away!

2015-05-29soulsupertrampQuale che sia la versione che preferite….quella di uno dei quintetti base più longevi della storia del soul rosavestiti, o quella “roots” con video sgranato in postproduzione, pensate al concetto di rolling stone…Bobby Soul e Alessio Caorsi, o chi ha scritto la canzone Vagabundo, ha pensato a un vagabondo…io “rolling stone” sarei tentato di tradurlo come “mina vagante”…un vagabondo che scende da un monte, vaga. una pietra che rotola giù da un monte può anche fare qualche danno. Che ne dite ?

…nel 2015, il concetto di “rolling stone” mi si assimila tanto a quello del soggetto che, come dicono nella valle che non c’è “….e gira più della punta d’un trapano”.